Una brillante lezione di federalismo economico di chiaro stampo liberista è stata introdotta recentemente dalla vicina Carinzia, che, dopo le condivisibili posizioni in materia di diritti civili, eutanasia, procreazione medicalmente assistita, affronta con coraggio la congiuntura economica abbattendo le imposte dal 34 al 25%, col risultato immediato di far crescere gli investimenti stranieri in Austria del 30%. Questo improvviso boom, non sembra aver scosso più di tanto il presidente Illy, il quale si sta ancora interrogando sul balletto delle nomine nella finanziaria regionale, la spartizione delle poltrone, i suoi consiglieri, infaticabili, discutono se l'identità friulana viene lacerata se condivisa con Trieste, oltre tremila dipendenti regionali sovradimensionati, aziende friulane al collasso, un consulente americano da 350 mila euro assunto dal presidente inutilmente; mentre si consacra l'inutile cerimoniosità della politica locale, la Carinzia ci offre un clamoroso esempio di emancipazione dalla politica dell'"affare". Riforme economiche, smantellamento del modello di mercato chiuso, provvedimenti fondati sulla concorrenza e sulla presenza competitiva. Questa giunta, per converso, rafforza invece il neocorporativismo tramite logiche di mercato anacronistiche, come quelle di gestione delle risorse pubbliche in cambio del consenso. Eppure, gli assessori gridano allo scandalo! E' davvero paradossale chiamare in causa la corte europea quando da quindici anni il nostro paese conserva il triste primato del massimo di condanne. Il presidente è ormai il frutto di un vecchio dirigismo attento più a non far saltare i delicati equilibri che a governare. Evidentemente siamo in presenza di una maggioranza regionale che ha una paura folle del cambiamento, di mettere in discussione i vecchi punti di riferimento, del coraggio di affrontare una riforma federalista americana rivendicando l'esigenza di poter gestire direttamente a livello locale l'evoluzione del mercato del lavoro e delle imprese al passo coi tempi. Invece di gridare allo scandalo austriaco, se ne vadano in piazza a Montecitorio a protestare, come ai tempi dell'ulivo quando i sindaci del centrosinistra andarono a protestare davanti a palazzo Chigi contro la finanziaria."
Gianfranco Leonarduzzi comitato nazionale Radicali Italiani