Martedì 20 giugno, alle ore 20.00, a quattro mesi dalla scomparsa di Luca Coscioni verranno disperse le sue ceneri in mare, a largo di Porto Santo Stefano partendo dal molo Domiziano, così come da sua volontà . Saranno presenti Maria Antonietta Farina Coscioni, moglie di Luca, i genitori e la sorella di Luca, i dirigenti dell’Associazione Coscioni, Giulia Simi, Rocco Berardo, Mirella Parachini e il sindaco di Porto Santo Stefano, Nazzareno Alocci.Â
Dichiarazione di Maria Antonietta Farina Coscioni, moglie di Luca e Presidente dell’Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica
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La volontà di Luca di disperdere le sue ceneri è legata ad un suo stretto legame con il mare, il vento e la sabbia in particolare di Porto Santo Stefano.
Luca è stato in vita ricerca di libertà , dando corpo, con  il suo corpo debole, alla nonviolenza.
In questo particolare momento di “Satyagraha per la  legalità ”,  portato avanti da Marco Pannella insieme  a migliaia di cittadini italiani, mi viene in mente in parallelo Gandhi, la sua nonviolenza, il suo corpo le cui ceneri, anche, furono disperse nelle acque del fiume Gange.
Luca è stato fino alla fine dei suoi giorni autenticamente nonviolento, perché più la sofferenza lo attanagliava, lo soffocava, più cresceva in lui l’anelito alla libertà .
Le  parole di Luca che oggi voglio ricordare sono l’espressione delle “regole libere” sulle quali riponeva le sue speranze di uomo: Â
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“Non mi sento libero. Non sono libero. Non posso camminare con le mie gambe, non posso parlare con la mia voce, non posso mangiare con la mia bocca, non posso veleggiare con il mio catamarano giallo verso l’Isola del Giglio. Ho perduto il bene più prezioso: la libertà personale. Ecco, è proprio il vento a mancarmi. Del resto, la mia mente era già vela verso l’altra gente. La malattia mi ha sottratto il vento e la corrente magica, che scorre tra Punta Lividonia e Giglio Porto”*.
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*Luca Coscioni 9 ottobre 2004, intervento Sessione costitutiva Congresso Mondiale per la libertà di ricerca scientifica
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