VIAGGIO NEL MONDO RADICALE / 10 – Il ginecologo auspica un accordo con la Cdl malgrado i contrasti sui diritti civili
Una storia politica (quasi) tutta a sinistra quella del ginecologo torinese Silvio Viale, in questi giorni alla ribalta per essere finalmente riuscito a ottenere l’autorizzazione ministeriale alla sperimentazione della pillola abortiva RU486. Movimentista vicino a Lotta Continua negli anni Settanta, quindi membro del consiglio di Facoltà per la lista di sinistra "Il clistere", infine per dieci anni capogruppo comunale dei Verdi nella maggioranza che sosteneva il sindaco Valentino Castellani. A quel punto la svolta: lascia polemicamente il partito ecologista, si iscrive ai Radicali e viene candidato a sindaco per la Lista Pannella nelle elezioni del 2001. Rintracciato telefonicamente appena prima di iniziare le visite pomeridiane ai pazienti, sostiene che "la proposta di Diaconale e Giacalone, così come il dibattito che ne è derivato, è molto interessante e riesce forse a rompere l’immobilismo dell’attuale duopolio Ulivo-Casa delle Libertà . Entrambe le coalizioni sono infatti molto imbarazzate nell’affrontare i temi propri del laicismo e non possiamo certo accontentarci dei decibel emessi dagli sbraiti degli ex popolari piuttosto che degli esponenti di Alleanza Nazionale".
E’ il momento di tirar fuori il classico "però" radicale…
Guardi, il fatto è che questa proposta si riaffaccia periodicamente nell’agenda politica italiana e ogni volta senza produrre risultati apprezzabili. Più che un fiume carsico mi sembra piuttosto la classica ruota di scorta da tirar fuori nei momenti di difficoltà . Viene da chiedersi se alcuni dei suoi proponenti manifesterebbero lo stesso interesse alla riuscita dell’operazione qualora disponessero di percentuali elettorali ben più consistenti. Mah… Sarebbe già qualcosa se alla fine il tutto si rivelasse come un escamotage tecnico utile a superare i diversi sbarramenti elettorali. L’impressione che spesso si ricava dall’esterno è invece quella che molti personaggi sposino l’ipotesi della Casa Laica allo scopo di protrarre sotto altre forme, e in attesa di tempi migliori, la sopravvivenza politica propria personale e del loro partito (non di rado le due cose coincidono).
Si tratta insomma di un dibattito che non vi riguarda?
Affatto. Sono anzi persuaso che i Radicali debbano affrontare e risolvere un problema di realismo politico. Se vogliamo vedere il bicchiere mezzo pieno, senza illuderci di essere gli unici detentori della bottiglia, possiamo constatare come ormai rappresentiamo fisiologicamente tra il 2 e il 3 per cento dell’elettorato italiano. E questo nonostante si faccia di tutto per dare l’impressione che siamo fuori dai giochi politici: un grave handicap nell’attuale regime bipolare. Ecco perché sono favorevole a ricercare possibili alleanze e nonostante la mia storia personale (se venissi sottoposto al siero della verità confesserei di essere di sinistra al 99 per cento) credo nella possibilità di stipulare un contratto politico con i partiti del centrodestra.
Nonostante la loro dichiarata avversione alle vostre posizioni su fecondazione medicalmente assistita, aborto farmacologico, eutanasia, pillola del giorno dopo e antiproibizionismo?
Sì, nonostante tutto. La verità è che non sono ancora maturi i tempi per vincolare a queste battaglie un’alleanza politica: il centrodestra è ancora prigioniero della propria ipocrisia autocontemplativa mentre il centrosinistra non può permettersi di annullare le convinzioni di margheritini e conservatori di ogni risma. D’altra parte in questo Paese non è mai successo, neppure negli anni Settanta, che una coalizione di governo si sia formata a partire dai diritti civili. Trovo quindi normale che un nostro eventuale accordo - che ovviamente non prevede mediazioni alla Clemente Mastella - contempli innanzitutto questioni istituzionali, economiche, sulla giustizia e di politica estera.
Nessun dialogo a sinistra?
E’ così, purtroppo. Nel senso che dall’Ulivo registriamo una chiusura totale e incomprensibile sulle nostre battaglie. Eppure il nostro eventuale ingresso nella coalizione non allargherebbe di molto l’ampiezza delle posizioni già presenti mentre aumenterebbe senz’altro l’entropia di tutto quanto lo schieramento. E’ di questo che hanno paura?