Oggi pomeriggio una delegazione radicale ha visitato la Casa Circondariale di Udine. Il Deputato della Rosa nel Pugno Bruno Mellano, accompagnato da Lorenzo Lorenzon, presidente dell'Associazione Radicali Friulani, Gianfranco Leonarduzzi e Alessandro Rosasco, membri del Comitato Nazionale di Radicali Italiani, Valter Beltramini, militante storico radicale di Udine.
La delegazione è stata accolta dal direttore, Francesco Macrì, dall'ispettore capo degli agenti di polizia penitenziaria, Russo, dal responsabile dell'area educativa e trattamentale, Frattiti.
I detenuti odierni presso il carcere di via Spalato sono 95, esattamente la metà dei 190 reclusi presenti all'inizio di agosto 2005, prima dell'effetto della legge di indulto; 39 sono italiani e 54 extracomunitari; la sezione femminile è chiusa da alcuni anni; i semiliberi, ammessi al lavoro esterno, oggi erano 2 mentre prima dell'indulto erano ben 22; lavoranti interni 17. La popolazione detenuta, in gran parte in attesa di giudizio, è comunque con condanne inferiori ai 5 anni.
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Al termine della visita Bruno Mellano ha dichiarato:
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"Con i compagni radicali friulani, che da sempre seguono attivamente la situazione del circuito penale delle 5 carceri friulane (Gorizia, Pordenone, Tolmezzo, Trieste, Udine), ho visitato una struttura profondamente rinnovata e riaperta nel 2005 dopo significativi lavori di adeguamento funzionale. Le celle, doppie o quadruple, hanno ora la doccia interna e l'angolo cottura: un dato significativo, previsto da tempo dall'ordinamento penitenziario, ma raramente realizzato nelle carceri italiane. La casa circondariale del 1925 ha ora acquisito standard elevati, anche se le celle sono comunque piccole. Il personale penitenziario, 130 agenti circa, è sottodimensionato rispetto all'organico previsto. Il direttore ci ha confermato che anche qui sono pochi i casi di rietro in carcere delle persone che hanno beneficiato dell'indulto. Due aspetti ancora da sottolineare: il metadone e la cassa delle ammende.
L'istituto dichiara di avere un buon rapporto con il SERT locale e questo è dimostrato dall'utilizzo del metadone come strumento importante diinterbvento e recupero delle tossicodipendenze: 8 o 9 i detenuti in terapia metadonaica attualmete in corso.
Ho inine chiesto all'ufficio trattamentale sulla presentazione di progetti specifici ed autonomi per il finanziamento della cassa delle ammende: ho avuto conferma che occorre potenziare l'informazione, anche verso il pianeta carcerario, per far finalmente decollare l'utilizzo normale dei fondi che la legge prevede esplicitamente destinati al reinserimento lavorativo e sociale dei detenuti, ex-detenuti e loro familiari."
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