Trenta professionisti udinesi si ribellano al presidente dell’Ordine dei medici per rilanciare il diritto all’obiezione di coscienza sulla prescrizione della pillola del giorno dopo e il caso balza in Parlamento. Con tanto di interrogazione scritta e richiesta di provvedimenti disciplinari nei confronti dei camici bianchi dimostratisi refrattari.
La polemica, dopo il botta e risposta di un paio di settimane fa all’interno alla categoria, è tornata a divampare ieri, a Roma, in commissione Affari sociali. E a rispolverarla, anche dietro sollecitazione dell’esponente udinese dei Radicali, Gianfranco Leonarduzzi, è stata l’onorevole Donatella Poretti, deputata radicale della Rosa nel Pugno e segretario della stessa commissione. Era stata proprio lei, mesi fa, a depositare un’interpellanza con la quale chiedeva al ministro alla Salute l’abolizione dell’obbligo di ricetta per la prescrizione della cosiddetta pillola del giorno dopo.
«Con un appello ai colleghi – ha affermato Poretti nel suo intervento romano –, il presidente dell’Ordine dei medici di Udine ha ricordato che la legge consente l’obiezione di coscienza solo nel caso dell’interruzione volontaria di gravidanza, mentre non è prevista per la pillola del giorno dopo. Quindi – ha aggiunto –, il medico obiettore che si rifiuta di prescriverla deve anche impegnarsi, dopo, a reperire un secondo medico non obiettore che svolga il suo dovere. Non è così per una trentina di medici, molti dei quali appartenenti a Comunione e Liberazione, che hanno risposto indignati al presidente, citando pronunciamenti del Comitato nazionale di bioetica e codici di deontologia medica che non hanno valore di legge».
Nella loro replica a Conte, i medici obiettori avevano evidenziato che «il Levonorgestrel, oltre a un effetto anticoncezionale, può ostacolare concretamente l’annidamento dell’embrione dentro l’utero e comportarsi a tutti gli effetti come abortivo». Una posizione contestata prima dal Consiglio direttivo dell’Ordine, che si era schierato «a totale sostegno» di Conte, e ora anche dalla parlamentare. «Il comportamento di questi medici – ha detto – ha veramente poco di coscienzioso. In Italia, peraltro, non esiste praticamente pubblicità sulla possibilità di utilizzo della pillola del giorno dopo come farmaco anticoncezionale d’emergenza e il suo acquisto è molto difficoltoso, poichè può avvenire solo in farmacia e dietro presentazione di ricetta medica. Inoltre – ha aggiunto – la Finanziaria 2007 ha stabilito il pagamento del ticket sanitario di 23 euro». Oltre a chiedere «una corretta esecuzione della legge, permettendo a chiunque ne abbia bisogno di ricorrere alla pillola del giorno dopo, senza incorrere in comportamenti ostracisti», l’esponente radicale ha proposto «un’ispezione ministeriale per garantire il funzionamento delle strutture sanitarie in ottemperanza alle leggi e ai diritti degli assistiti» e l’adozione di «provvedimenti disciplinari verso chi disattende la legge». Sembra definitivamente sfumata, invece, per mancanza di elementi, l’ipotesi inizialmente annunciata da Leonarduzzi di un esposto alla Procura della Repubblica contro gli stessi medici.