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Lavori Comitato, Leonarduzzi: si ricorre alla teoria del capro espiatorio

2 luglio 2007

In fin dei conti, il comitato di Radicali Italiani, quello convocato per stabilire la gradazione carismatica nella contesa con il trentaquattrenne Capezzone, si è rivelato molto istruttivo. Si sono scorte apprezzabili affinità fra il capo di via di Torre Argentina e quello del partito-stato sovietico. Stalin esercitava un enorme potere personale attraverso la reinterpretazione di concetti chiave cari al dominio stalinista.

Durante tutti lavori del comitato, Pannella è riuscito a imporre ai corifei una specie di linguaggio totalitario che Koestler definiva "dzugashvilese". Questo linguaggio, gremito di ripetizioni (la tecnica propria del catechismo...), contiene tutti gli ingredienti essenziali a produrre un effetto ipnotico e sfibrante che si è tradotto in un documento basato sull'eliminazione di ogni opposizione politica e ideologica alla attuale radicalità classista. Appare evidente che Capezzone, suo malgrado, viene trasformato in paravento utile per nascondere il fallimento di "questa" direzione di Radicali Italiani, del fallimento della RNP, del fallimento del governo su tutti fronti, del fallimento della campagna "o lo scegli o lo sciogli". Chi ha sempre combattuto i fasci e le corporazioni, oggi ricorre alla teoria del capro espiatorio, quella di individuare il nemico, demonizzarlo, per galvanizzare al massimo le truppe.


Gianfranco Leonarduzzi, membro del Comitato Nazionale di Radicali Italiani



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