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Menabene Alberto - 15 novembre 1990
ESPERANTO, UNA LINGUA PER L'EUROPA
di Alberto Menabene.

SOMMARIO: Rielaborando un'affermazione di Antonio Gramsci, l'autore sostiene che non possa esistere un "popolo europeo" finché non sia adottata una lingua ufficiale comune, neutrale e sovranazionale: l'esperanto.

(Dalla rivista "Verdi", supplemento a "Raggi" n.5 1990, mensile di informazione a cura della Federazione Liste Verdi)

Nel quadro della ricerca di una cultura verde, auspicata da Laura Donizetti nel n. 17/1989 di questo giornale, mi sembra opportuna una riflessione sul documento "Idee verdi per l'Europa", illustrato per linee generali nel n. 2/89 in occasione delle ultime elezioni europee. In tale pubblicazione vengono esposti concetti senza dubbio ineccepibili: difesa dell'Europa; rispetto delle autonomie e delle culture di minoranza; ecopacifismo, etc. Quanto detto trova il massimo di tutela nel principio politico del federalismo, la cui accettazione viene data per scontata. Ma viene pero' evidenziato il "paradosso Europa" che vede l'attuale autorita' europea priva di investitura democratica, ed il Parlamento europeo privo di effettivo potere. Da cui la proposta di attribuirgli poteri costituenti. Tutti i concetti anzidetti meritano di essere approfonditi singolarmente, ma con questo primo articolo mi preme anzitutto mettere in evidenza che tutti i Verdi sembrano d'accordo sull'esigenza che le istituzioni europee siano dem

ocratizzate, operando in modo che il popolo europeo diventi il protagonista del proprio divenire, nelle attuali strutture, o nella futura struttura politica sperabilmente federata. Ma a questo punto una domanda si impone: esiste un popolo "europeo"? Per rispondere a questo interrogativo mi varro' dell'opinione abbastanza autorevole di Antonio Gramsci, secondo il quale non puo' esistere uno Stato nazionale basato su ampio consenso popolare in mancanza di una lingua nazionale di unione per le masse popolari. Tale opinione mi sembra trovi ancor oggi riscontro nel Belgio nel quale si constata che - dopo 150 anni dalla raggiunta unita' politica - ancora non esiste un popolo "belga" a causa dell'assenza di una lingua ufficiale di unione; vi esistono tuttora due comunita' che nel fatto linguistico trovano il principale motivo di divisione e di attrito. Aggiornando il pensiero gramsciano si puo' pertanto affermare che non potra' mai esistere un popolo "europeo" finche' non sara' adottata una lingua ufficiale (second

a lingua comune ad ogni popolo) che, per analogia, non potra' che essere neutrale e soprannanzionale. Cioe', l'esperanto.

Contro l'esperanto si constata sovente una opposizione di principio basata sulla convinzione che esso, essendo nato come lingua artificiale, non potra' mai diventare lingua viva, naturale. Una simile convinzione, frutto esclusivo di mancata informazione, si smonta facilmente se appena si considera che una delle due lingue ufficiali della Norvegia (il Nynorsk) e' una lingua artificiale creata a tavolino nel 1848 dal filologo Aasen.Ufficializzata dal Parlamento norvegese nel 1892, e' oggi usata dal 20% della popolazione di quello Stato, e vanta una propria letteratura, ovviamente inesistente al momento della nascita. Beninteso l'esperanto, ormai giunto ai 100 anni di vita, trovasi qualche passo piu' avanti del Nynorsk originario, giacche' annovera una copiosissima letteratura originale e di traduzione. Il suo insegnamento e' ufficializzato in Ungheria, ove viene studiato nelle scuole medie come lingua opzionale. Gli insegnanti hanno ivi titolo di studio riconosciuto dallo Stato, conseguito presso l'Universita'

di Budapest. Di particolare interesse appare oggi il suo impiego come lingua ponte per traduzioni fra elaboratori elettronici, secondo il progetto ormai in fase di completamento della societa' BSO (progetto finanziato dalla Comunita' europea e dal Governo olandese). Quanto precede acquista ora particolare importanza ed attualita' poiche' al recentissimo congresso di Marsiglia del partito dei Verdi francesi e' stata approvata una mozione che lo impegna a proporre l'uso dell'esperanto nelle relazioni con i partiti fratelli di cui non si conosce la lingua. Sembrerebbe percio' opportuno che un apposito Forum affrontasse al piu' presto il problema di una lingua dei Verdi, onde arrivare al prossimo congresso internazionale in Svizzera (maggio 1991), con le idee chiare su questo argomento che e' certamente essenziale per le masse popolari. Una deliberazione congressuale dei Verdi internazionali potrebbe infatti costituire il primo passo verso l'adozione di una lingua ufficiale europea, premessa obbligata per assic

urare la tutela delle culture e delle lingue di minoranza.

 
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