Radicali.it - sito ufficiale di Radicali Italiani
Notizie Radicali, il giornale telematico di Radicali Italiani
cerca [dal 1999]


i testi dal 1955 al 1998

  RSS
ven 22 nov. 2024
[ cerca in archivio ] ARCHIVIO STORICO RADICALE
Archivio Partito radicale
Spadaccia Gianfranco - 1 gennaio 1964
Partito Radicale
Scheda a cura di g.s.

SOMMARIO: Cronaca puntuale delle posizioni ed iniziative assunte dal Partito Radicale nel 1964, inserita nella sezione dedicata alle attività dei partiti dell'Annuario. Solo siglata, ha come autore Gianfranco Spadaccia. Riferisce sinteticamente della svolta attuata dalla nuova dirigenza del partito - che ha ora come leader Marco Pannella - rispetto alle posizioni radicali tradizionali. Fornisce uno stralcio del documento approvato nel Consiglio nazionale del 9-10 marzo, nel quale emergono per la prima volta i caratteri distintivi della nuova linea radicale: denuncia ribadita degli aspetti antidemocratici che caratterizzano le strutture dello Stato, a partire dal Concordato e dall'accentramento del potere e degli interessi nella D.C.; ampia analisi dei temi di politica estera e dei rischi di involuzione presenti in Europa; apertura verso tutte le sinistre europee e campagna decisa per "la progressiva trasformazione delle strutture militari in strutture di pace" anche promuovendo organismi unitari per la real

izzazione di iniziative in tale direzione; attenzione verso i problemi della scuola con partecipazione attiva alla vita dell'ADESSPI (Associazione per la Difesa e Sviluppo della Scuola Pubblica); impegno per l'avvio della Agenzia Radicale, quale organo di diffusione dei temi "radicali", non di solo partito; sospensione delle attività centrali del partito, ormai inadeguate e da rinnovare profondamente.

(ANNUARIO POLITICO ITALIANO 1964 - CENTRO ITALIANO RICERCHE E DOCUMENTAZIONI - EDIZIONI DI COMUNITA', 1964)

Sede: Roma, Via XXIV Maggio 7; tel. 68.29.97.

"Direzione nazionale"

"Segretario nazionali": dott. Luca Boneschi, dott. Vincenzo Luppi, dott. Marco Pannella.

"Membri": avv. Leonida Balestreri (Genova), ing. Luigi Ponci (Como), dotto. Giuliano Rendi (Roma), avv. Franco Sorrentino (Bari), dott. Gianfranco Spadaccia (Roma), dott. Domenico Baroncelli (Ravenna), Massimo Teodori (Roma), prof. Licinio Valseriati (Brescia), oltre ai tre segretari nazionali.

"Presidenza Consiglio nazionale": avv. Elio Vittorini.

Incarichi

"Incaricato stampa e "Agenzia Radicale"": dott. Franco Sircana.

"Incaricato scuola": prof. Angiolo Bandinelli.

"Incaricato rapporti internazionali": prof. Aloisio Rendi.

"Incaricato problemi universitari": Stefano Silvestri.

Attività

Dopo l'uscita dal partito dei gruppi che facevano capo rispettivamente al settimanale "Il Mondo" e alle personalità che poi dettero vita, insieme a Ferruccio Parri e ad altri, al "Movimento Salvemini" e al quindicinale "Astrolabio", la corrente della "sinistra radicale" unitamente ad altri gruppi presenti in seno al partito ne ha assunto la direzione e ha continuato l'azione politica.

La nuova Direzione differenziava assai nettamente la linea politica del partito, fin qui caratterizzata dalla pretesa di fornire ad altre forze politiche la piattaforma programmatica di centro-sinistra, e si assumeva il compito di promuovere invece, nelle grandi linee, uno schieramento di alternativa alla Democrazia cristiana.

Ne è derivata una politica assai articolata; che si è rivolta contemporaneamente a tutti e quattro partiti della sinistra italiana, dal PRI al PCI, così come a entrambe le correnti del PSI. Volta a volta, su specifici problemi e particolari iniziative il Partito Radicale incontrava l'uno e l'altro dei partiti della sinistra italiana, mantenendo vivo con tutti e quattro un confronto dialettico, non vincolato a schemi o ad alleanze precostituite. Per meglio articolare questa politica la Direzione decideva, in vista del successivo congresso nazionale, di ricercare in via sperimentale quale nuovo modello organizzativo - ampiamente affidato alle autonomie dei gruppi locali - si adattasse al partito.

"Il Consiglio nazionale del 9-10 marzo"

Le linee di tale politica sono state approvate nel Consiglio nazionale del 9-10 marzo allargato ai rappresentanti delle sezioni, dopo alcuni mesi di riorganizzazione interna.

La mozione approvata indicava tutti gli aspetti antidemocratici che, per i radicali, continuano a caratterizzare le strutture dello Stato, nonostante il centro-sinistra, "dal vigente concordato fra Stato e Chiesa, al comportamento della polizia ed alle persistenti direttive anti-democratiche di azione cui si conforma; dall'organizzazione dei rapporti fra pubblica amministrazione e cittadini all'asservimento delle istituzioni statuali a gruppi confessionali, corporativi ed economici"; dalla crisi sempre più grave in cui versa la scuola pubblica, praticamente integrata "alla scuola privata in un unico sistema organico alle esigenze della classe dirigente", fino alla non attuazione delle istituzioni regionali.

"Queste realtà - proseguiva la mozione - passano attraverso centri di potere, ceti sociali, interessi costituiti che fanno tutti capo, direttamente o indirettamente, alla Democrazia cristiana" e subordinano "lo sviluppo del Paese ed i modi e tempi stessi della recente rivoluzione sociale e tecnologica", alle esigenze "di classe".

Sulla politica estera, la mozione affermava che "il pericolo autoritario in Europa avvertito nel 1958, al momento del colpo di Stato gollista, trova oggi nelle stesse ragioni del veto all'ingresso della Gran Bretagna nel Mercato comune, nell'asse Parigi-Bonn, negli accordi e nella collaborazione politica e militare di Francia, Germania, Spagna e Portogallo fascisti le sue manifestazioni più allarmanti e il suo schieramento internazionale". Non casualmente il tema della politica estera assumeva, in questo documento, un inconsueto peso e valore; si può dire che tutta l'attività del PR ha trovato sue specifiche linee di differenziazione e di individuazione nella politica estera, nell'attenzione - anche operativa - portata ai problemi internazionali, specialmente europei.

"La "sinistra europea""

In questa cornice si sviluppava quindi l'accento alla "sinistra europea", come l'interlocutore fondamentale in una fase di profondo travaglio ideologico e di rinnovamento che in tutta Europa invase - ad avviso del PR - le due componenti storiche della sinistra: quella comunista e quella socialdemocratica. Fra queste due componenti il PR individuava il proprio naturale punto di riferimento in tutto quel vasto schieramento di forze politiche - pacifiste, radicali e socialiste unitarie - che si sono differenziate ugualmente dalla socialdemocrazia e dal comunismo: dal PSU al Partito socialista popolare olandese e quello socialista pacifista danese, al Comitato dei 100 ecc.

L'unità della sinistra veniva riproposta in forza della stessa analisi della situazione europea: "di fronte a tale schieramento autoritario che esercita già il suo ricatto nei confronti del mondo occidentale, ponendo in periodo il processo di distensione e la totale liquidazione della guerra fredda, la sinistra ha il dovere di promuovere alternative che siano non solo nazionali e periferiche rispetto a questo schieramento, ma capaci di affrontarlo e sconfiggerlo a livello europeo". In questo quadro acquistava un particolare valore il fattore pacifista e antimilitarista: "a quelli tradizionali, si aggiungono nuovi motivi di allarme. Lo stretto collegamento delle forze militari italiane con quelle francesi, tedesche e spagnole rappresenta un pericolo per il nostro Paese non meno che per l'Europa democratica". E questa posizione era destinata a mantenere vivo lo stesso dibattito ideologico con il Partito comunista, poiché investiva problemi validi allo stesso tempo per la società occidentale e per quella soviet

ica: il tema stesso della costruzione della società socialista come "società senza eserciti". Il Partito Radicale evitava con ciò una posizione "neutralista" che, nella sua mancanza di prospettive, veniva giudicata puramente di comodo; affermava infatti che "solo affrontando il compito della progressiva trasformazione delle strutture militaristiche, che rappresentano una costante indiscussa degli Stati comunisti non meno che degli altri a diverso regime, in strutture di pace e di servizio civile" si può oggi contribuire a risolvere istituzionalmente ed in termini democratici il problema della convivenza e della pace.

"Settori di azione"

Questa posizione politica si traduceva in un singolare invito all'elettorato, sollecitato dal PR "a sostenere con il proprio voto i partiti della sinistra (PRI, PSI, PSDI, PCI). "Questa scelta - chiarivano i radicali - vuole essere anche una indicazione di prospettiva dell'unica alternativa di progresso e di libertà che si offre nel nostro Paese e all'Europa".

Vennero successivamente individuati alcuni settori specifici e caratteristici di azione; questa si è concretata anche attraverso strutture autonome, tra le quali il "Comitato per il disarmo atomico e convenzionale dell'area europea" che aderiva alla Consulta italiana per la pace e faceva svolgere a Roma una "Marcia della Pace" che, per l'impostazione, voleva servire come l'indicazione di metodo. La marcia, organizzata senza l'adesione del comunista Movimento della Pace, vedeva l'adesione di numerosi gruppi e movimenti politici, religiosi e culturali. Il Comitato partecipava attivamente anche, attraverso la "Consulta Italiana della Pace", al dibattito costitutivo - svoltosi ad Oxford nel gennaio - della "International Federation for Disarmament and Peace", che raccoglieva l'adesione soprattutto di quelle forze di "nuova sinistra" europea (da Claude Bourdet a Bertrand Russell, al Comitato dei 100 inglesi ecc.) alle quali faceva riferimento la mozione di Bologna. Il Partito Radicale aderiva poi anche a successi

ve manifestazioni pacifiste in Italia e a Roma, per portarvi indicazioni di fini e metodi che hanno sovente portato ad approfonditi dibattiti interni alla Consulta. Di fatto, a Roma, nel corso della preparazione della "marcia" in occasione della Pasqua, il Comitato, insieme ad altri gruppi partecipanti, veniva ad un aperto confronto di fini e di metodi con il Movimento della Pace; confronto che, iniziato sul problema delle armi atomiche cinesi, si è poi sviluppato fino ad investire le linee della politica di tutto il movimento per la pace in Italia.

Altro settore in cui si è venuta intensificando l'attività del PR è stato quello della scuola. Le strutture scolastiche sono state identificate come quelle su cui meglio si può caratterizzare una "nuova sinistra" che voglia affrontare globalmente - in un forte impegno polemico ed ideale - il problema della "alternativa".

Attraverso l'ADESSPI, nelle organizzazioni studentesche universitarie e, successivamente, nel "Comitato promotore del sindacato nazionale della scuola pubblica", al quale partecipano insieme a indipendenti ed appartenenti ad altri partiti di sinistra, i radicali hanno sostenuto la necessità di una più intensa battaglia per la democratizzazione e l'autonomia dell'insegnamento. Essi hanno ribadito l'affermazione della priorità assoluta che il movimento dell'educazione e della formazione dei cittadini deve avere nello Stato, l'urgenza dell'integrazione del movimento culturale-ideologico in quello sindacale, la necessità anzi di fornire al mondo della scuola strutture sindacali unitarie e "verticali" che, superando sia gli schemi dei compromessi di vertice con i cattolici sia le chiusure corporative esistenti, comprendano gli studenti universitari, i maestri, gli insegnanti medi ed universitari ed abbiano come punto di riferimento la CGIL.

Aveva poi inizio a Roma l'attività di una "Agenzia Radicale" che - pur non essendo emanazione diretta degli organi di partito - servisse come organo di diffusione di temi "radicali" e di collegamento tra le attività locali al cui potenziamento si è indirizzata sempre più l'attività del partito, in quella riorganizzazione strutturale, a carattere "federativo" che, già implicita nella mozione di Bologna, doveva successivamente trovare più chiara affermazione dopo il Consiglio nazionale dell'8-9 giugno.

A seguito di questo Consiglio nazionale ci si avvia verso la "sospensione di attività" degli organi centrali, nell'invito alle sezioni e nuclei locali per un potenziamento ed uno sviluppo di attività.

L'"Agenzia Radicale" era il primo strumento per iniziare quell'attività che ha poi caratterizzato più specificamente il PR rispetto al passato; e cioè un'analisi di alcuni specifici aspetti del mondo del lavoro in Italia.

L'"Agenzia Radicale" serviva anche come mezzo di collegamento con i gruppi riconosciuti affini in Europa; una larga parte del materiale pubblicato dall'"Agenzia" proveniva infatti da questi gruppi corrispondenti. [g. s.]

 
Argomenti correlati:
storia
direzione nazionale
vittorini elio
luppi vincenzo
balestrieri leonida
rendi giuliano
bandinelli angiolo
sircana franco
dc
sinistra
adesspi
stampa questo documento invia questa pagina per mail