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Direzione Nazionale - 13 aprile 1969
RIUNIONE DI DIREZIONE DEL 12, 13 APRILE 1969

SOMMARIO: Il resoconto dei lavori della Direzione nazionale del Pr che si è svolta il 12 e 13 aprile 1969.

La direzione ha discusso i seguenti temi all'ordine del giorno:

1) tema specifico: ``Il Partito Radicale rispetto ai problemi del divorzio'';

2) temi di ordinaria amministrazione, in particolare:

relazione del segretario sull'iniziativa politica del referendum abrogativo del Concordato;

relazione del tesoriere sulla preparazione del bilancio preventivo e consuntivo:

3) marcia antimilitaristica Milano-Vicenza;

4) situazione politica con particolare riferimento ai fatti di Battipaglia e alla repressione.

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TEMA MONOGRAFICO: IL PARTITO RADICALE RISPETTO AI PROBLEMI DEL DIVORZIO

1.1. Relazione introduttiva di Marco Pannella

Il tema: il ``Partito radicale rispetto alla battaglia per il divorzio'' è stato proposto allorché è stato constatato che l'iniziativa del PR in questo settore fondamentale di lotta deve porsi ora non soltanto in forma mediata, ma anche in termini diretti. Fino ad oggi il PR si è mosso, metodologicamente, in modo esatto.

Quando 3 anni fa un gruppo di radicali prese l'iniziativa in questo campo, ritenne che lo strumento valido per concretare la linea di massa di questo specifico fosse quello di creare la lega per l'istituzione del divorzio. Questo modo di organizzarsi, pur tenendo presenti le differenze tra la teorizzazione del tipo di strumento e del metodo di lotta prefigurato e la sua incarnazione, su ciò che, a distanza di tre anni, oggi esiste, già allora anticipava il tipo di battaglie, di unità, che i radicali propongono alla classe, e portava avanti il discorso organizzativo, di politica organizzativa, che da molti anni costituiva il portato più originale del PR. Cioè: 1) la lega nega il momento dell'organizzazione per luoghi, (il luogo è un punto di lavoro fra gli altri, non un punto di riferimento organizzativo); 2) la lega è un organismo di democrazia diretta, perlomeno di democrazia molto più diretta di quanto normalmente non siano le altre organizzazioni politiche: ciò supera sia il fatto frontista della rapprese

ntanza per partito o per corrente, sia la soluzione piramidale, cioè dei direttivi zonali. Evidentemente la situazione della lega era particolarmente facilitata perché essa era caratterizzata dall'obiettivo unico, ma, comunque, pur nella sua anomalia rispetto alle lotte tradizionali, proponeva un nostro modo di concepire il momento dell'unità e il momento dell'iniziativa di massa, (obiettivo unico, organizzazione di militanti, congresso senza delegati ma di iscritti). E' questo tutt'oggi il modulo che noi pensiamo di utilizzare anche per altre iniziative. Infatti, le strutture e gli strumenti che proponiamo per uscire da delle situazioni di militantesimo chiuso, di partito, per concretare le linee di massa, sono quelli che vengono vissuti nella LID. Malgrado questo, il dato che deve essere tenuto presente è che molti nei nostri ambienti considerano questa battaglia, come arretrata sia per quello che concerne i contenuti, sia per quello che riguarda i modi di gestirla. A questi devono essere contrapposti in m

odo netto i dati di rinnovamento politico e culturale che la battaglia per il divorzio ha acquisito per larghi strati di cittadini delusi dalla politica ed imposto alle forze laiche del paese. L'azione divorzista è riuscita infatti a far coincidere in modo visivo la ``politica'' con la ``felicità'', a ricreare un rapporto più diretto, più accessibile nella coscienza di ciascuno, con il valore, il significato dello Stato, delle leggi (negativo o positivo) a verificare sia i contenuti cosiddetti privati o che si vogliono tenere nel privato sia quelli propriamente politici. E non bisogna ritenere che, nel momento in cui questo si ritiene acquisito, sia scontato politicamente. E' questo un tipico errore dei gruppetti d'avanguardia che devono bruciare continuamente le tappe man mano che le cose invecchiano o acquisiscano consistenza soggettiva. Un altro problema che deve essere risolto, è il dato di assuefazione che si è inserito fra i compagni che si occupano o si sono occupati del divorzio. Per questo è necessa

rio richiarire, riapprofondire, riacquistare i motivi costitutivi del successo di questa azione politica. Di questi motivi di successo, uno è sicuramente quello che fra tutte le battaglie che sono state fatte dai radicali, chiaramente questa è quella che è più legata a qualcosa che non è di per sé politico, ma coinvolge il cittadino in modo integrale ed altrettanto integralmente coinvolge la politica e le forze politiche. Il secondo motivo è quello di aver puntato su una forma di organizzazione che pretende, tende ad essere di massa. Può non esserlo quantitativamente ma lo è sicuramente qualitativamente, nelle sue caratteristiche sociologiche; se c'è un gruppo che è popolare, che è uno spaccato del popolo italiano, è la LID. Anche qui, se non ci assuefacciamo, non amministriamo il potere che con la lega abbiamo guadagnato, la battaglia divorzista, cioè, potrà essere anche quantitativamente un momento di massa, la LID un'organizzazione politica di massa di tipo libertario, di rottura, non integrabile. A noi s

tessi, ma anche al partito va la critica per aver rinunciato chiaramente a questa missione o obiettivo.

Che i metodi per cui la lega era divenuta ``simpatica'' al mondo dei giovani siano invecchiati, siano divenuti inadeguati, è vero solo per noi; sempre più, i metodi di azione diretta non violenta si rivelano come i meno organici alla integrazione nel sistema. Sempre più, invece, viene affermato che la battaglia per il divorzio è arretrata perché la lotta che si dovrebbe portare avanti è quella contro la famiglia. Ma la battaglia contro la famiglia deve poter essere battaglia e non fisima ed utopia, deve vivere nell'azione. Probabilmente nessuno, oggi, riesce a prefigurare quelle strutture antifamiliari, solo a partire dalle quali diventa credibile un'azione politica seria in questa direzione. Sappiamo di essere contro la famiglia, però non possiamo di certo dire che ci sia qualcosa come esperienza comune di lotta. Di certo, comunque, in nome della lotta contro la famiglia, che non si fa, non si possono vanificare quelle acquisizioni di libertà e di civiltà che il paese va conquistando con questa battaglia. M

a il problema fondamentale, che peraltro ha motivato questo tema di discussione per la direzione, è quello della configurazione di un rapporto corretto fra partito radicale e lega per il divorzio. Il non aver affiancato l'azione dei radicali nella lega con una iniziativa specifica del partito radicale in quanto tale rispetto alla lega ed alla battaglia divorzista, ha mostrato un pericoloso disimpegno dei quadri radicali nei confronti del metodo e del tipo di organizzazione che la LID si era dato. L'esistenza della lega e del partito come due realtà distinte, da una parte deve evitare l'obbligato passaggio di tutti i nostri discorsi divorzisti attraverso la lega, dall'altra non deve esimere il partito dal prendere una sua posizione e sue iniziative divorziste. Tutto ciò non deve essere inteso come motivo di antagonismo, o peggio di superiorità nei confronti della lega, ma deve essere ricondotto alla necessità di chiarificazione e precisa distinzione di ciò che è pertinente alla lega e di ciò che è pertinente

al partito. Per il referendum anticoncordato, per esempio, dobbiamo affermare che uno dei motivi per cui lo vogliamo è che con il concordato, la legge Fortuna, una volta passata alle Camere, rischia di essere invalidata dalla Corte costituzionale. E' questa precisa presa di posizione del PR nella battaglia per il divorzio che offre l'aggancio alla lega per far propria l'iniziativa per l'abrogazione del concordato. Diversamente sarebbe stato frontista e strumentale il pretendere che la lega prendesse delle iniziative anticoncordatarie solo perché noi siamo di questo parere. Nel momento in cui viene indicata la specifica necessità di recuperare al partito uno spazio nella lotta per il divorzio, devono essere indicati gli strumenti perché ciò avvenga. Il gruppo divorzista all'interno del PR, nelle attuali condizioni numeriche del partito, risulterebbe però una mistificazione delle strutture di lavoro che abbiamo prefigurato come necessarie alla formazione del partito federato. Probabilmente, oggi, e solo oggi,

incomincia a delinearsi la possibilità e la necessità di promuovere campagne di tesseramento, di proselitismo del PR. Le ragioni che sconsigliavano prima d'ora un generico proselitismo, cadono quando ciò emerge con specifica motivazione: ``senza la LID il divorzio non avanza - senza il PR la LID e il divorzio non avanzano''.

1.2. Dibattito

Il dibattito ha cercato di sviluppare i due piani di analisi e di proposte avanzate dal relatore. In particolare, quello del rapporto tra la lotta per il divorzio e movimento divorzista (la LID) e l'altro della specifica iniziativa radicale rispetto alla Lega e al problema del divorzio.

E' stato osservato, inizialmente, che nonostante tutto, la LID si è ancora mossa sostanzialmente a partire da modelli e dati culturali di tipo vecchio radicale, intessuti di una tematica essenzialmente laicista, oltreché sull'impegno militante di alcuni radicali. Questo spiegherebbe, secondo il compagno che ha sostenuto questa tesi, perché attraverso lo strumento LID non è stato possibile, ad esempio, affrontare direttamente il problema del referendum abrogativo del concordato. Se questo è vero e nella misura in cui è vero, spetta allora al PR porre il problema del divorzio nella sua giusta connessione con tutti i temi che i radicali, a partire da altri momenti di lotta, hanno individuato come inscindibili per arrivare alla sua introduzione.

Al centro di questa strategia divorzista, promossa e gestita dal PR, è stato detto, dovrà essere l'iniziativa del referendum abrogativo del Concordato da contrapporsi a quello antidivorzista, proposto da alcuni ambienti clericali e democristiani. In tal modo si estenderebbe notevolmente e vi sarebbero notevoli possibilità perché questo divenga un fronte di lotta nel paese.

Per quanto riguarda il rapporto PR e Lega è stato fatto rilevare come occorre soprattutto evitare l'errore di porre il problema come quello di strumentalizzazione della LID. I due ambiti di lotta, quello radicale e della LID sono e debbono restare distinti nelle reciproche competenze.

Il problema è un altro: è quello di far sì che dall'interno della Lega crescano delle forze disponibili per le lotte radicali (diritti civili, anticlericalismo ecc.), che non sono per ora peculiari alla LID.

Sulla possibilità di far emergere dal movimento divorzista quadri radicali si è sviluppata la discussione, con analisi e giudizi diversi ed anche contrastanti, che si possono così sintetizzare sommariamente. Alcuni compagni hanno rilevato che in realtà, sia pure attraverso canali pubblicistici non radicali, l'opinione pubblica e lo stesso movimento divorzista sono stati messi in grado di afferrare le implicazioni e i nessi tra la lotta per il divorzio e quelle più specificamente radicali. Non si può credere, ad esempio, che la classe dirigente ``laica'' del paese, certe connessioni non le abbia afferrate: la realtà è che essa non ha accettato l'indicazione radicale, perché ne avvertiva la pericolosità ed il carattere alternativo.

2) TEMI DI ORDINARIA AMMINISTRAZIONE DELLA VITA DEL PARTITO

2.1. Relazione del segretario nazionale sull'iniziativa del partito, in particolare per quanto riguarda il referendum per l'abrogazione del Concordato

a) "referendum". Il segretario nazionale Mellini ha riferito sui dati organizzativi dell'iniziativa, a partire dalla conferenza-stampa che avrebbe avuto luogo mercoledì 16 aprile nella sede del Partito, con la partecipazione di parlamentari delle forze laiche. Mellini ha insistito sulla necessità e sull'urgenza di questa lotta, intorno alla quale è possibile coordinare tutte le diverse iniziative e battaglie radicali di tipo anticlericale, a partire proprio da quella sul divorzio. E' possibile - ha aggiunto Mellini - che l'iniziativa del referendum abbia uno sviluppo positivo: questo lo si potrà rilevare e valutare con esattezza dopo la conferenza-stampa, dalle reazioni che ne seguiranno. La conferenza stampa sarà seguita dalla costituzione di un comitato di persone che accettino l'impostazione radicale per l'abrogazione. Sarà possibile prevedere anche un altro comitato, o un'altra iniziativa, più limitata come obiettivo, e cioè diretta a contrastare la ``riforma'' così come impostata dalla Commissione Gonel

la, capace di raccogliere adesioni più ampie. Per quanto riguarda la prima commissione, bisogna però ancora studiare quale potrebbe essere la formula di adesione per le associazioni. Una più ampia informazione sulla questione potrebbe trovare un'eco di adesioni assai favorevole tra i divorzisti.

E' stato a questo punto fatto presente che anche da altre parti si stanno concretando, in questo momento, iniziative anticoncordatarie. E' stata ricordata ad esempio quella avviata dall'ALRI, o si è auspicato che siano mantenuti più stretti contatti con il suo segretario, Rodelli, che si era dimostrato assai interessato al referendum proposto dai radicali. Ugualmente, è stata esaminata la posizione anticoncordataria manifestatasi in gruppi del dissenso cattolico di Roma. Come per i rapporti con Rodelli, alcuni compagni della direzione si sono presi l'incarico del proseguimento dei contatti. Il compagno Rendi A. ha poi fatto presente che tra i compagni radicali di Milano si sono manifestate perplessità sull'impostazione data alla conferenza stampa, teme possa risultare non sufficentemente chiaro ed esplicito che l'iniziativa è stata presa dal Partito Radicale e non genericamente ``a sinistra''. A questo proposito, il segretario nazionale ha dato le più ampie assicurazioni. E' stato comunque fatto notare che,

anche nel tema del referendum il partito dovrà tenere presenti le forze di nuova sinistra. E' seguito poi un breve, ma approfondito dibattito sulla legge per il referendum nella forma in cui è stata sottoposta al parlamento. Si è rilevato che la legge presenta seri inconvenienti per tutte quelle forze che intendano utilizzarla senza avere a propria disposizione le strutture tipiche dei grandi partiti e dell'Azione cattolica. Si è decisa perciò la necessità di avviare una forte opera di pressione sui partiti della sinistra e sui loro deputati perché rifiutino di farla passare senza importanti modifiche.

b) "rapporti della segreteria con il partito". Da alcuni compagni si è lamentato che la periferia, i soci, non ricevano sufficienti informazioni sull'attività del Partito. Per altro verso si è anche invitato il segretario nazionale a voler dare alle riunioni di direzione una informazione dettagliata delle iniziative prese per raccordare l'iniziative delle strutture nazionali con quelle dei gruppi, dei soci. E' emerso, in merito, che sarebbe assai utile mantenere contatti più stretti con la stampa locale, regionale, che potrebbe essere un utile tramite di diffusione di notizie radicali; si è fatto presente che non solo la segreteria nazionale, ma gli stessi soci, nelle diverse sedi, potrebbero utilmente mantenere questi contatti.

c) "direzione". A. Rendi ha poi portato in direzione una richiesta dei compagni milanesi di direzione assenti a questa riunione, perché venga tenuta al più presto una riunione della direzione, possibilmente allargata, dedicata a discutere la situazione del partito. La direzione ha ribadito che, a seguito di una scelta politica precisa, la direzione ha deciso per quest'anno di lavorare come collettivo di lotta e di lavoro e questa impostazione richiede da una parte la massima continuità nelle presenze dei compagni eletti, dall'altra che si eviti al massimo la possibilità di una frammentazione del dibattito nascente da presenze di volta in volta estranee almeno non al corrente, né immediatamente cointeressativi, delle iniziative che la direzione, con un discorso unitario e svolgentesi da promesse stabilite all'inizio del suo mandato, ha deciso di portare avanti nell'esplicazione del suo compito annuale. La direzione ha tuttavia stabilito che, di volta in volta, potrà essere opportuno e necessario invitare pers

one che si ritiene sia utile ascoltare e interessare su determinate iniziative. Il segretario nazionale Mellini è stato comunque invitato a prendere contatto con gli amici di Milano per un chiarimento sulla loro richiesta.

2.2. Relazione del tesoriere.

La direzione è passata quindi ad esaminare le questioni finanziarie, sulla relazione del tesoriere, Bandinelli. Questi ha presentato un primo schema di bilancio, comprendente il consuntivo per i mesi trascorsi ed una previsione di spese per il periodo fino al congresso. Fino ad oggi, egli ha detto, il suo lavoro si è potuto muovere solamente su due direzioni, l'individuazione delle voci di bilancio spettanti alle strutture nazionali, ed il reperimento dei fondi per le necessità correnti; non è stato invece possibili, ancora, avviare un lavoro di individuazione di nuove possibilità finanziarie e di promozione di iniziative specifiche.

Quanto al primo punto, si è stabilito, dall'analisi delle attività in corso e delle possibilità del partito, che spettano alla gestione nazionale, in questa fase, il funzionamento della sede nazionale e le spese per il congresso annuale, con esclusione di iniziative locali e settoriali. Per quanto riguarda il punto numero 2), tesoriere ha confermato le difficoltà esistenti nel fare rispettare da tutti gli iscritti l'obbligo statutario del versamento della quota mensile di iscrizione e nell'ottenere, dagli amici che si sono tassati su base volontaria, il versamento dei contributi. Il tesoriere ha comunicato che la giunta nazionale, per suo conto, ha stimato di poter fissare un bilancio proprio (non ancora autonomo), ma gravante sul partito nel suo complesso, costituito dalle spese per la pubblicazione regolare (quattro numeri al mese) di ``Notizie Radicali'' e quelle per alcune strutture fisse, sia pur limitate, di lavoro: una segretaria part-time, lo schedario nazionale, ecc.

Nella discussione sono state avanzate alcune proposte settoriali, che si è raccomandato al tesoriere di vagliare ed approfondire per riferirne alla prossima direzione, quando potrà essere presentato un bilancio meno schematico e più dettagliato. Da alcune parti, si è suggerito di comprimere alcune spese correnti (telefoni, ecc.) e di operare perché certi introiti, che oggi non vengono sufficientemente sollecitati, siano invece acquisiti su una base regolare: ad esempio, si è chiesto che il bollettino venga inviato dietro abbonamento; che venga distribuito agli iscritti un blocchetto per il versamento delle quote mensili; che venga ripresa e attuata l'idea, avanzata nel corso di una precedente direzione, di legare ancora più la sede nazionale ad attività, promosse anche da altri gruppi della sinistra, le quali possano produrre un gettito di entrate. Una proposta, per l'avvio di iniziative editoriali, è stata avanzata senza, però, indicazioni operative.

La direzione ha peraltro messo in luce due prospettive di lavoro più generali, sulle quali, si è detto, il tesoriere dovrebbe riuscire a muoversi al più presto:

a) il partito può forse, fin da adesso, avviare una politica di ampliamento della propria base, rivolgendosi al pubblico di potenziali radicali con iniziative specifiche, tali da divenire fonte di finanziamento nel momento stesso in cui esse fanno crescere il partito;

b) è opportuno esaminare la possibilità di rivolgersi a ceti e settori imprenditoriali, per mezzo di un dépliant-manifesto, a carattere pubblico. Più in generale, questo tipo di appello può essere ripreso anche nei confronti di altri ambienti sociali, presso i quali l'iniziativa politica radicale è suscettibile di destare interesse. La discussione ha altresì raccomandato al tesoriere di mettersi in condizione di giungere al più presto ad una effettiva separazione delle competenze della sede nazionale da quelle romane. A questo proposito il compagno Bartoletti ha offerto la sua collaborazione per l'impianto, sia pure a titolo sperimentale, di una contabilità separata delle iniziative ``romane''. Dal dibattito non è emersa però, ancora, una indicazione precisa sulle reciproche competenze dei due settori, in quanto si è constatato che i radicali romani, non sono a tutt'oggi in grado di fare fronte alle necessità del lavoro a carattere locale.

Infine, si è invitato il tesoriere a voler ripresentare al più presto alla direzione un bilancio contenente le indicazioni operative per quanto riguarda il raggiungimento del pareggio tra entrate e spese fisse.

2.3. Marcia antimilitarista.

Sulla marcia antimilitarista Milano-Vicenza, la direzione ha rammaricato che, in assenza dei compagni di Milano, non fosse possibile avere già adesso una relazione sullo stato di preparazione della edizione del 1969. Ritenendo di dover scartare l'indicazione, avanzata dal compagno Strik-Lievers e riferita da A. Rendi, di non realizzare, quest'anno, l'iniziativa, in quanto da considerarsi superata e scarsamente efficace, la direzione ha espresso l'opinione che fosse anzi opportuno costituire subito un gruppo di lavoro anche a Roma, che collabori alla riuscita della marcia. Il gruppo è stato quindi costituito nelle persone dei compagni A. Rendi, E. Pesci, R. Cicciomessere, Liliana Ingargiola e H. Ergas.

Ad avviso di Pannella, la marcia di quest'anno dovrebbe avere dei requisiti, individuabili sulla scorta dei risultati e delle esperienze degli anni passati, che ne garantiscano l'efficacia, ne potenzino le strutture, ne assicurino il successo. La marcia di quest'anno dovrà ad esempio, sia nei temi dibattuti che nella formula organizzativa, accentuare il carattere di iniziativa radicale, anche se aperta ai contributi e all'appoggio di altre forze, individuate tra quante condividono l'impostazione del partito.

La direzione ha pregato il comitato di voler immediatamente prendere tutte le misure necessarie per stabilire al più presto la data della marcia, il suo percorso (a proposito del quale si è suggerito un dirottamento a Valdagno), e le modalità del suo svolgimento e delle manifestazioni connesse.

2.4. Dibattito generale

Sia pure in modo non approfondito, è stato quindi affrontata la situazione politica generale, con riferimento particolare agli avvenimenti di Battipaglia e alla successiva repressione. Nel dibattito, si è avuta una ampia convergenza, ed anzi l'unanimità, sulla pericolosità di due tendenze emerse nel paese subito dopo i tragici avvenimenti: da una parte la tendenza, presente in un ampio settore di ``nuova sinistra'', a scegliere la violenza quale metodi di contestazione; dall'altra, la tentazione, anche essa manifestata ampiamente, ad identificare, in modo indiscriminato, la posizione, o se si vuole la tendenza, del centro-sinistra con quelle dei passati governi di destra e centro-destra, a non voler cioè riconoscere che, sia pure in maniera insufficiente, il centro-sinistra, ha rappresentato un certo miglioramento nell'evoluzione dei rapporti dello Stato con il cittadino.

[...] di contestazione ha portato obiettivamente, secondo i compagni della direzione, a rafforzare le latenti spinte repressive e a fare rifluire l'opinione pubblica su posizioni più reazionarie, assai pericolose.

Sul problema del disarmo delle forze di polizia, si è sostenuto che il partito dovrà intransigentemente chiedere il disarmo completo, non limitato, secondo le richieste della sinistra parlamentare, al servizio d'ordine durante le manifestazioni sindacali o politiche: una tesi questa che tra l'altro può essere insufficiente ad evitare i fatti di Battipaglia (dove colpi di arma da fuoco sono partiti dall'interno del commissariato).

 
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