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Bandinelli Angiolo - 19 novembre 1969
LA LETTERA INVIATA DAL SEGRETARIO NAZIONALE ANGIOLO BANDINELLI A TUTTI GLI ISCRITTI AL PARTITO RADICALE
di Angiolo Bandinelli

SOMMARIO: All'indomani del congresso di Milano (1, 2, 3 novembre 1969), il segretario Angiolo Bandinelli traccia le linee dell'azione politica del Pr per il 1970. Le scadenze dell'approvazione del divorzio e del referendum abrogativo del Concordato. Le difficoltà del Pr difronte ai nuovi compiti.

(NOTIZIE RADICALI N. 80, 19 novembre 1969)

Cari Compagni, il Partito Radicale esce dal suo sesto congresso annuale, svoltosi a Milano l'1-2-3 novembre, avendo ulteriormente elaborato e precisato quella linea politica che già nei congressi precedenti (e specialmente quello di Firenze del 1967) aveva trovato indicazioni specifiche e qualificanti. Anticlericalismo o, antimilitarismo, antiautoritarismo costituiscono, ormai, sulla mozione approvata a Milano ad amplissima maggioranza, non più solo affermazioni di principio, ma concrete occasioni di quotidiano impegno e di lotta, che dovranno mobilitare per l'anno in corso tutto il partito.

Alcuni avvenimenti, successivi immediatamente al congresso, hanno dimostrato che queste scelte cadono in un momento politicamente maturo: da una parte abbiamo visto, sulla pressione dell'iniziativa presa dai compagni Pannella e Cicciomessere, di iniziare uno sciopero della fame ad oltranza fino alla votazione della legge Fortuna, i capigruppo parlamentari fissare, per il 27 novembre, la data per il voto sul divorzio; dall'altra l'on. Andreotti, a nome della D.C., ha chiesto ed ottenuto il passaggio alla discussione in aula della legge istitutiva dell'istituto del referendum popolare; infine, come si è appreso attraverso una intervista concessa il 14 novembre al "Corriere della Sera" da suo presidente on. Guido Gonella; la Commissione governativa per la revisione ha consegnato in questi giorni al Ministro della Giustizia un documento con il risultato dei suoi lavori.

Questi fatti sono molto importanti; il Partito dovrà fare sì che attorno ad essi si crei la più ampia mobilitazione, per evitare che, nel silenzio mantenuto dalla sinistra, il partito di regime, la D.C., possa imporre al paese le sue soluzioni. Per quanto riguarda il divorzio, il successo già conseguito con l'anticipazione della data del voto non può far dimenticare che lo stesso esito della votazione è legato alla forza di contestazione, di presenza, di iniziativa dei divorzisti, dei separati, dei radicali nei prossimi giorni, e specialmente in occasione della manifestazione nazionale indetta dalla LID per il 27 novembre.

Alla battaglia per il divorzio seguiranno immediatamente dopo quelle per il referendum popolare e per il concordato, che costituiscono ugualmente per i radicali scelte prioritarie. La promozione, l'organizzazione ad un più alto livello, del II Congresso nazionale antimilitarista, che terremo il giorno successivo al VII congresso nazionale, a Napoli, rappresenta per quest'anno l'indicazione di lavoro, non unica ma certo fondamentale sul tema dell'antimilitarismo.

Il congresso di Milano ha segnato per il partito altri dati positivi. Per la prima volta si è avuta, a fianco o su quella radicale, una coincidenza significativa di iniziative anticoncordatarie, anticlericali, da parte di associazioni come l'ALRI o di gruppi politici come la Sinistra liberale o la Federazione giovanile repubblicana. La raccolta delle firme per il referendum abrogativo del concordato, avviata in forma sperimentale dalla LID e da altri, anche in sedi nuove, come le fabbriche, ha già segnato importanti successi. La presenza ed il tono del saluto portato dai compagni ufficialmente inviati dal PCI e dal PSIUP ha consentito un confronto, in sede congressuale, del quale dobbiamo certamente, dopo un lungo periodo di deterioramento nei rapporti con i due partiti, prendere atto positivamente.

Sono questi dati significativi che hanno consentito al Partito di esprimere, nella mozione generale, una linea politica precisa, rigorosa. Il dibattito, il confronto, sia con le posizioni della sinistra, espresso attraverso il saluto dei rappresentanti del PCI e del PSIUP, sia intorno al congresso, hanno consentito che emergesse con maggiore chiarezza il valore di innovazione delle proposte politiche che il partito presenta al paese. In un momento in cui il "il dissenso cattolico" e il movimento studentesco mostrano di attraversare, per motivi differenti ma analoghi, un periodo di stasi e di indebolimento, non solo al livello di iniziativa ma anche di dibattito politico, il Partito Radicale può invece offrire indicazioni di lotta molto avanzate, sostenute da un consenso ormai non più indifferente, come dimostra il fatto che tutte le sue iniziative sono state e sono sempre, costantemente, rese possibili dall'autofinanziamento proveniente da contributi di cittadini e anche addirittura di militanti di altri par

titi.

Di fronte a questi elementi positivi ci sono, ed il congresso di Milano li ha messi in evidenza, elementi negativi. Il partito non è cresciuto in numero di militanti, si trova di fronte a compiti ormai complessi e difficili per affrontare i quali sarebbero necessari una organizzazione ed una struttura più larga, un impegno più pressante e continuo. Molti temi, molte iniziative, sono state accantonate o hanno segnato insuccessi. Non si sono formati, ad esempio, i gruppi di iniziativa che avevamo sperato di vedere organizzarsi attorno alle indicazioni che abbiamo fornito. In parte, queste difficoltà trovano la loro origine nella stessa novità dell'iniziativa radicale, nella durezza con la quale il partito ha sempre rifiutato di compromettere il rigore delle sue scelte, o anche nella situazione obiettivamente non facile in cui si trovano molti compagni, isolati nelle loro sedi e esposti ad un confronto pressante imposto da una "attualità", molto spesso artificiosa, di fronte alla quale la linea politica del par

tito presenta scadenze più lunghe e perciò spesso più difficili ad essere comprese nella loro reale portata innovatrice. In parte, anche certamente, il partito non è stato in grado di sopperire alle manchevolezze, alle deficienze che gravano sulle sue strutture nazionali.

Il quadro ha dunque luci ed ombre. Ma è possibile ritenere che già l'appuntamento congressuale del prossimo anno, a Napoli, possa segnare un suo netto miglioramento. In quest'anno, dovremo fare in modo che quella che è stata chiamata al "faccia nascosta" del partito, costituita dal consenso attivo dei suoi sostenitori, di un'opinione pubblica ormai non indifferente, divenga effettivamente, anche sul piano organizzativo, presenza attiva di militanti, di iscritti. Questo sarà l'obiettivo primario degli organi nazionali eletti al congresso di Milano, questo deve essere il compito di tutto il partito.

 
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