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Notizie Radicali - 17 gennaio 1970
SIAMO MATURI PER ABOLIRE IL CONCORDATO
11 FEBBRAIO: UNA FESTA DA RIFIUTARE

SOMMARIO: Probabilmente editoriale del periodico "Notizie radicali" in cui, nell'occasione del quarantesimo anniversario della stipula del Concordato, si sollecitano le forze migliori del paese, in particolare quelle attive nella scuola (con particolare riguardo agli studenti) a "rifiutare già, con atto simbolico ma non per questo inessenziale, la festività civile dell'11 febbraio ed a significare, con iniziative collettive o singole, questo loro rifiuto all'opinione pubblica, alla stampa, ecc.", cosicché l'11 febbraio cominci a diventare, in tutta Italia, un momento dell'impegno di rinnovamento..."

(NOTIZIE RADICALI, 17 gennaio 1970)

L'11 FEBBRAIO è la festività civile istituita per dare risonanza e valore popolare alla stipula del Concordato tra Chiesa e Stato, avvenuta nel 1929. A quaranta anni dal trattato, è giusto cominciare a domandarci se l'opinione pubblica debba ancora continuare a riconoscere come ricorrenza nazionale un avvenimento che ha segnato, con i condizionamenti che ne sono scaturiti, un vero e proprio arresto nello sviluppo della società civile italiana. Sempre più, e proprio in questi anni, il Concordato si viene dimostrando infatti lo strumento giuridico eretto a garanzia esclusiva degli interessi clericali, e quindi lesivo di quelli della società civile. Se la battaglia divorzista ha dimostrato chiaramente quanto questa società sia ormai matura per darsi un nuovo, più responsabile ordinamento familiare, non è possibile dimenticare che la Democrazia Cristiana e le gerarchie della Chiesa hanno più volte minacciato di voler far ricorso al più presto, una volta approvata dal Parlamento la legge istitutiva del divorzio,

ad un referendum abrogativo e alla stessa Corte Costituzionale per annullare questa conquista civile, vanificando così le attese e le giuste aspirazioni di milioni di »fuorilegge del matrimonio e irridendo alla coscienza popolare che ne ha sostenuto e approvato la dura, difficile lotta: ma se il mondo clericale può impunemente esprimere e sostenere queste intenzioni, è perché esso può invocare - a torto o no, non importa - il Concordato del 1929, facendosi forza di una interpretazione che potrebbe trovare accoglienza presso la parte più pavida, meno rigorosa, delle forze politiche laiche.

Il rifiuto del Concordato, la lotta per la sua abrogazione non interessa solo i »fuorilegge del matrimonio e i divorzisti. In settori essenziali della vita e delle istituzioni civili il peso del Concordato rappresenta una continua minaccia, un intollerabile ricatto.

L'ipoteca clericale che in Italia soffoca la coscienza civile, lacera il tessuto sociale, snatura e soggioga le istituzioni pubbliche, mortifica e insidia ogni autentica tensione religiosa non è infatti - come troppi ancora mostrano di credere - solo testimonianza degli ultimi sussulti di un passato che possa morire per la forza stessa delle cose, ma è l'anello necessario di congiunzione tra le più tradizionali forme oppressive e i progetti di sviluppo autoritario e illiberale della nuova società in formazione. Essa resta in Italia, nelle sue due espressioni primarie, l'ecclesiastica e la partitica, uno specifico ostacolo alla affermazione dei diritti civili e un blocco storico opposto ad ogni rinnovamento delle strutture produttive, sociali ed economiche che risulti volto alla liberazione dell'uomo dalle più moderne ed insidiose forme di oppressione, di sfruttamento, di servitù.

Abrogare il Concordato è quindi un obiettivo estremamente importante per il nostro paese, nei prossimi anni. La battaglia sarà lunga e difficile, ed è necessario iniziarla subito. Per questo, i sottoscrittori di questo appello invitano i cittadini italiani a rifiutare già, con un atto simbolico ma non per questo inessenziale, la festività civile dell'11 febbraio ed a significare, con iniziative collettive o singole, questo loro rifiuto all'opinione pubblica, alla stampa, alle forze politiche e parlamentari laiche, come forma di civile e democratica pressione, di concreto appello, di presenza popolare.

... in primo luogo nella scuola

Agli studenti, agli insegnanti, ai lavoratori della scuola si rivolge, in primo luogo, questo appello.

Nella scuola italiana, attraverso il Concordato, si attua infatti il più pesante ed inaccettabile degli autoritarismi, nella pretesa di controllare la coscienza dello studente come dell'insegnante, di indirizzarne lo sviluppo e la ricerca culturale, di condizionarne scelte essenziali. Non è soltanto nell'ora di religione - un indottrinamento che le stesse coscienze dei credenti cattolici rifiutano - che si manifestano le conseguenze gravi degli accordi concordatari; ma in ogni momento, in ogni grado, della vita scolastica.

»Il Parlamento italiano - ricorda l'Associazione per la Libertà Religiosa in Italia - ha destinato nelle scuole materne (asili) gestite dalle suore una cifra di oltre 60 miliardi tra stanziamenti e contributi, contro un importo di 28 miliardi e 150 milioni per la istituenda scuola materna statale: questa potrà ospitare soltanto 50-100.000 bambini, quella gestita dalle suore 1 milione e 300.000 bambini (legge 24 luglio 1962, e legge 9 marzo 1968) . Con ciò si è vanificato il precetto costituzionale per una scuola che fosse pubblica e gratuita fin dall'inizio. Nella scuola elementare e successivamente nei vari gradi delle medie e nella stessa università, ogni passo dello sviluppo civile e culturale è sottoposto ad un vaglio controriformistico pesante, assolutista, rigorosissimo. »Il governo italiano - ricorda l'ALRI - impone a tutti gli alunni delle scuole elementari e delle scuole materne (D.P.R. 14 giugno 1955 n. 503 e D.P.R. 11 giugno 1958 n. 584) il »fondamento confessionale della dottrina cattolica attra

verso l'insegnamento di "qualsiasi materia" e in "qualsiasi" occasione della vita scolastica, rendendo così inefficace anche l'esonero della lezione di religione ed educando gli alunni a non vedere la sistematica coartazione che la scuola fa della loro nascente libertà di coscienza e di pensiero .

Mentre le scuole magistrali sono nella loro grandissima parte sotto la diretta gestione di enti confessionali, nella stessa Università il conservatorismo dei »baroni della cattedra viene puntellato attraverso scelte di indirizzi culturali e una corrispondente assenza di libera ricerca che trovano nel clericalismo un punto di riferimento politico essenziale. In certi settori, come ad esempio nella ricerca psicologica, il condizionamento è così massiccio da aver cancellato la stessa possibilità di rinnovamento scientifico e culturale. Se l'Università Cattolica del S. Cuore, pur sovvenzionata da contributi dello Stato, richiede ancora a studenti e docenti il giuramento antimodernista e il matrimonio religioso, l'insegnamento della psicologia è, in Italia, un quasi assoluto monopolio di tale Università o è comunque soggetto a gravi limitazioni di provenienza confessionale.

L'impegno antiautoritario degli studenti, manifestatosi in questi anni, per un rinnovamento profondo delle strutture stesse della scuola, non può esimersi di fare i conti con questa realtà, così peculiare al nostro paese. L'anno scorso, a Milano ed a Roma, l'iniziativa anticoncordataria in occasione dell'11 febbraio venne promossa in primo luogo a partire dalle scuole, con assemblee studentesche dedicate a dibattiti anticoncordatari e con manifestazioni pubbliche cui la stampa non mancò di dare rilievo. Nel corso di queste manifestazioni si riscoperse, come valore fondamentale della lotta antiautoritaria nella scuola, la pregnanza di quell'anticlericalismo che troppi »politici - nella continua ricerca di un fallimentare »dialogo con la gerarchia confessionale - hanno cercato e cercano ancora oggi di far passare come residuo del passato. Si avvertì, certamente, nel corso di quelle iniziative autonomamente prese da studenti, che l'anticlericalismo, come rivendicazione dell'autonomia delle grandi battaglie id

eali delle sinistre, rivoluzionarie come riformiste, è invece strumento moderno ed attuale di interpretazione e di lotta nella realtà specifica del paese.

L'»azione diretta promossa dagli studenti l'anno scorso si è dimostrata efficace. La stampa vi diede rilievo, certo di più che alle ancora insufficienti indicazioni fornite dagli universitari cattolici della FUCI per l'abolizione del Concordato, o che ai timidi e solitari comunicati del sindacato scuola CGIL di Treviso, unico apprezzabile accenno di impegno del mondo sindacale democratico.

Agli studenti perciò, che infine non possono più consentire che sia delegata ad altri e sia pure alla famiglia, la facoltà di determinare, scegliere per loro, indirizzi ideali e fedi religiose, scelte culturali e modelli di comportamento; agli insegnanti, affinché sappiano iniziare un difficile e certo faticoso processo di ripensamento della propria funzione liberatrice nel dialogo e nel confronto con le nuove ansie di libertà, chiediamo un contributo attivo, già da quest'anno, perché l'11 febbraio cominci a diventare, in tutta Italia, un momento dell'impegno di rinnovamento, di affermazione ideale di autonomia, nel rifiuto di una delle più essenziali strutture autoritarie del regime.

credenti e non credenti per i diritti civili

Credenti e non credenti sono ugualmente impegnati a questa lotta contro il Concordato, e immediatamente a questo gesto di rifiuto della festività civile che ne simboleggia il concreto, quotidiano manifestarsi e l'oppressiva forza autoritaria.

Per credenti e non credenti, in quanto cittadini, il permanere della mentalità costantiniana, che lega Stato e Chiesa in un reciproco condizionamento, è ormai un peso intollerabile, una concreta minaccia contro valori e tensioni ideali. Il Concordato non è infatti un anacronistico residuo da dimenticare perché venga liquidato da pacifiche, indolori, automatiche trasformazioni della società. Ormai è obiettivo del mondo conservatore e clericale, di una classe politica inerte di fronte a problemi che investano le più profonde strutture istituzionali, una revisione del Concordato che sia una revisione di comodo; tale cioè da lasciare sostanzialmente inalterati i dati fondamentali del vecchio strumento fascista.

Una simile "revisione" finirebbe col legittimare, nelle istituzioni repubblicane, di fronte alla coscienza civile, la sostanza del Concordato; ma questo accordo di comodo lo si vuole per mettere a tacere, da una parte, la spinta di rinnovamento ecclesiale che coinvolge ogni giorno di più le coscienze dei credenti, dall'altra parte per impedire che, nell'estendersi e nel maturare di un ampio fronte di diritti civili, credenti e non credenti avvertano quale necessità comune la lotta intransigente contro l'ipoteca, I'ingerenza clericale.

In questo fronte dei diritti civili si salderebbero vecchie (ma non ancora terminate) e nuove battaglie: da quella per una corretta educazione sessuale ed una migliore igiene demografica a quella delle minoranze religiose, finalmente avvertite del loro diritto a conquistare una completa parità di libertà e ad eliminare i privilegi morali, culturali, giuridici accordati alla »chiesa di Stato ; da quelle di giuristi, magistrati ed avvocati. o semplici cittadini »utenti della giustizia, per la revisione di codici dalla mentalità e dai riflessi assolutisti a quella dei lavoratori della scuola rivendicanti autonomia e libertà di ricerca e di sperimentazione; da quella di migliaia di famiglie che impongano alla collettività di assumersi chiare, precise responsabilità nel settore dell'assistenza all'infanzia a quella dei cittadini che esigano una vera riforma dell'assistenza ospedaliera che liquidi gli immensi privilegi assicurati alle strutture privatistiche, come ai centri di ....

 
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