I radicali si riuniscono a Verona dal 1· al 3 novembre e discuteranno ormai dell'attuazione del progetto antiregime dei referendum popolari abrogativi le cui richieste in corte di cassazione cominceranno ad essere depositate sin dalle due prossime settimane. Militanti ed esponenti di tutto l'arco di forze aderenti alla iniziativa, parlamentari, esponenti del »comitato per una repubblica autenticamente costituzionale , gruppi extraparlamentari, democratici dovranno approntare le ultime misure per l'inizio della campagna.SOMMARIO: Analisi dettagliata della situazione del partito radicale mentre si appresta al suo XIII Congresso: un congresso decisivo per la sorte dei referendum (circa 10) che si vuole lanciare per confrontarsi con il "regime". Se tutto andrà bene, a metà novembre i referendum verranno depositati in Cassazione. Parteciperanno al Congresso rappresentanti di un arco di forze, movimenti, gruppi assai eterogenei, cosicché il congresso esprimerà uno "spaccato" o "prefigurazione" di quella "forza unitaria e rinnovata della sinistra" che il partito evoca nel suo statuto. Ma, se incertezze e sintomi di crisi non vi sono sui progetti politici, sono tuttavia presenti "nella capacità di mobilitazione" e negli "strumenti organizzativi". Di questa carenza si è fatto interprete anche il segretario Angiolo Bandinelli.
(LIBERAZIONE, 25 ottobre 1973)
Dal 1· al 3 novembre si terrà a Verona il XIII Congresso Nazionale del Partito Radicale. Il tema del Congresso sarà quello del progetto di referendum alternativi, abrogativi delle leggi definite autoritarie e non costituzionali. Il progetto è ormai in fase di attuazione. A meno di una diversa decisione del Congresso, al quale la Segreteria Nazionale uscente (Angiolo Bandinelli, Roberto Cicciomessere, Alberto Gardin) rimetterà ogni decisione definitiva, dalla metà di novembre delegazioni rappresentative dell'arco di forze aderenti si recheranno in Corte di Cassazione per depositare le formali richieste previste dalla legge.
I referendum sarebbero circa una decina poiché su ogni argomento sarà tecnicamente necessario intervenire con richieste specifiche: così sul concordato, saranno almeno due e forse quattro; due sui codici e tribunali militari; mentre sul codice penale, pur chiedendosi l'abrogazione di poco meno di cento articoli, sarà probabilmente sufficiente un solo referendum.
Al Congresso interverranno gruppi e associazioni federate del e al Partito Radicale, dai Partiti regionali, ai movimenti come la Lega degli obiettori di coscienza, il Movimento di Liberazione della Donna, la Lega Italiana per il Divorzio, la Lega per l'Abrogazione del Concordato, oltre ad Associazioni come l'AIED, l'ALRI, il Movimento nonviolento, il FUORI.
Parteciperanno alla manifestazione, sia perché lo statuto del PR lo prescrive, sia perché, sul piano politico, nell'ultimo anno, si sono accentuate le forme di collaborazione fra radicali e altri gruppi, militanti e rappresentanti di numerose altre forze politiche. Così, a parte il caso dell'on. Loris Fortuna, che è iscritto (al pari di circa duecento altri socialisti), di Franco De Cataldo (radicale iscritto come altri cento repubblicani), e di altre personalità democratiche, parteciperanno a pieno titolo la Sinistra repubblicana (Scattolin, Manfredi, Gangi ecc...) fino ad anarchici e compagni di »Lotta Continua , il »Manifesto , »Avanguardia Operaia , dei gruppi del »cristiani critici (si valutano a quasi il 30 per cento degli iscritti al PR dell'ultimo anno i credenti impegnati).
Con i suoi millecinquecento iscritti, ma con un numero inferiore di militanti, con una base che rappresenta uno spaccato della società inconsueto per i gruppi di estrema minoranza politica, dove la presenza dei giovani e giovanissimi è forte sul piano dell'impegno ma non è quantitativamente paragonabile a quella dei gruppi extraparlamentari; dove molti sono persone del piccolissimo ceto medio, venuti dalla LID come »fuori-legge del matrimonio , spesso quindi anziani e precedentemente disimpegnati sul piano politico; dove, accanto a radicali provenienti dalla vecchia formazione di Pannunzio e Villabruna, vi sono gli obiettori di coscienza, numerosi dei quali latitanti, militanti del FUORI, il movimento degli omosessuali impegnati, le femministe del MLD, l'omogeneità è minima e si forma solo nei momenti più caldi di lotta. In un certo senso, alla vigilia del suo Congresso, sociologicamente il PR appare come una »prefigurazione di quella forza unitaria e rinnovata della sinistra, cui da anni dichiara di tender
e, piuttosto che una organizzazione militante, omogenea e univocamente disponibile per ogni lotta che il partito ingaggia.
Anche in questo congresso il Partito giunge, se si guarda alle singole lotte ed anche alle strutture organizzative e alle potenzialità militanti che intorno alle lotte si sono create, con un bilancio che può essere considerato positivo. Anche se in maniera discontinua, nell'attuazione dei singoli punti previsti dalla mozione congressuale dello scorso anno, il Partito ha potuto contare di volta in volta sui compagni e sui movimenti che sono particolarmente impegnati su determinati obiettivi: così è accaduto nella battaglia per l'aborto (dalla presentazione del progetto Fortuna alla recente autodenuncia collettiva di donne e uomini, promossa dal MLD), per l'antimilitarismo e l'obiezione di coscienza (si è costituita la LOC), per la campagna contro la droga di Stato (ricordiamo il convegno organizzato insieme a »Stampa Alternativa ), e su molti altri problemi.
Il Partito registra invece delle incertezze e forse dei sintomi di crisi proprio nel momento unificante di queste singole lotte e iniziative. L'analisi della situazione politica generale del paese, sviluppata dalla parte generale del paese, sviluppata dalla parte generale della mozione dello scorso anno, aveva individuato infatti nel progetto dei referendum il punto di confluenza unitaria per tutto il partito e le sue lotte e lo strumento alternativo da contrapporre agli equilibri politici del regime. Incertezze e sintomi di crisi non riguardano tanto la scelta politica, quanto la capacità di mobilitazione e gli strumenti organizzativi. Su questo non si è verificata una adeguata crescita sia politica sia organizzativa del Partito e delle organizzazioni che nel Partito si riconoscono.
In concreto, il Congresso dovrà affrontare proprio il problema delle strutture e degli strumenti e di una soluzione organizzativa adeguata alla conduzione della battaglia dei referendum abrogativi per il prossimo anno. L'assenza di dibattito è sintomatica: mancando una motivazione ideologica comune, che viene anzi respinta come negativa, i radicali aderiscono al Partito sugli obiettivi generali stabiliti dal Congresso con una maggioranza di 2/3 e quindi, oggi, sulla motivazione e sull'obiettivo del progetto antiregime. Su questo tema politico di fondo, quindi, è ovvio che non vi sia la tensione di confronti e di divisioni, o anche un dibattito animato.
Il segretario nazionale Angiolo Bandinelli ha espresso, a questo proposito, una netta preoccupazione. Se il Congresso del Partito, infatti, a causa della mancanza della tradizionale ragione di interesse data da contrapposizioni interne e da scelte alternative, o dallo stimolo di problemi di potere interno, dovesse non mobilitare, per la presenza e per il dibattito, il massimo numero di radicali a Verona, ed anche di militanti interessati ai referendum ed alle lotte alternative, paradossalmente potrebbe proprio in questo momento determinarsi una constatazione di crisi del PR tale da determinare il pericolo di una sua rinuncia di responsabilità, e anche, di un abbandono della lotta.