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Spadaccia Gianfranco - 30 novembre 1974
IL 1975 UN ANNO DI LOTTE RADICALI, SOCIALISTE, UNITARIE PER COSTRUIRE L'ALTERNATIVA AL REGIME DEMOCRISTIANO
di Gianfranco Spadaccia

SOMMARIO: Gli obiettivi del Partito radicale per il 1985.

(NOTIZIE RADICALI n. 334, 30 novembre 1974)

Il Congresso non ha consentito al Partito pause di riflessione. Mentre scriviamo è ancora in corso di preparazione la manifestazione nazionale del 30 novembre al Palazzo dello Sport per il voto ai 18enni, e dopo questa manifestazione altre iniziative si renderanno certamente necessarie per strappare questa riforma in tempo per la prossima scadenza elettorale. Stiamo lavorando, insieme alle compagne del Movimento di liberazione della donna, per la conferenza nazionale sullo aborto, prevista a Roma per il 24, 25, 26 novembre. Sarà la nostra risposta allo scandaloso documento pontificio e ci auguriamo che possa diventare la premessa del dibattito che dovrà essere affrontato dalle commissioni competenti della Camera. Vi inviteremo partiti e gruppi parlamentari laici, organizzazioni e personalità di altri paesi, movimenti extraparlamentari e in particolare i loro collettivi femministi, gruppi del movimento femminista. E' in preparazione il congresso della LOC che dovrà affrontare un dibattito impegnativo e diffic

ile sia sul problema di un'efficace campagna di promozione della obiezione di coscienza sia sui problemi di organizzazione e di autogestione del servizio civile sostitutivo. I compagni della tesoreria stanno curando la campagna di tesseramento del Partito per il 1975. Entro gennaio si dovranno svolgere sei convegni regionali ed interregionali del Partito, di cui tre sono già stati convocati a Firenze, Milano e a Trieste per il 15 di dicembre. Un gruppo di compagni si è impegnato ad organizzare, in adempimento del mandato congressuale, un primo convegno di radicali impegnati nel sindacato; altri stanno occupandosi delle possibili iniziative da prendere nelle università.

Sono solo alcuni degli impegni più immediati che ci derivano dalla mozione congressuale, ma già a dicembre dovremo prepararci alla raccolta delle firme per i referendum abrogativi e dovremo studiare e predisporre tutte le iniziative necessarie per preparare le liste in vista di una eventuale partecipazione alle prossime elezioni.

Il congresso di Milano ha segnato un momento di crescita del partito, che oggi comincia ad essere presente, attivo ed organizzato non più come in passato solo a Roma, ma anche a Milano, a Torino, a Firenze, a Napoli e in molte altre città.

La mozione conclusiva del Congresso ci propone un compito assai impegnativo, sproporzionato alle nostre forze attuali: quello di confrontarci direttamente con i problemi della costruzione dell'alternativa del rinnovamento e dell'unità delle sinistre, del rafforzamento della componente socialista-libertaria.

Il piccolo test elettorale parziale di due domeniche fa conferma gli effetti indotti che la presa di coscienza del referendum ha anche sugli equilibri politici ed elettorali del paese: ma probabilmente, in assenza di proposte e strategie alternative, quel test è soltanto indicativo di un fenomeno assai più profondo e serio, di una disponibilità di settori assai più ampi dell'elettorato democristiano e di destra a votare in modo radicalmente diverso rispetto alle proprie abitudini e tradizioni. La rivolta contro il regime e la sua corruzione, l'avanzare di processi sociali di declassamento e di proletarizzazione di interi ceti, lo sfaldamento del blocco sociale fino a ieri omogeneo su cui la D.C. fonda il suo potere esigono una risposta politica nuova e diversa, esigono che ci si ponga ad esempio, e subito il problema di esprimere e rappresentare politicamente i milioni di "cattolici del no" e anche di "fascisti del no" prima che il regime e la classe dirigente democristiana abbia trovato nuove risposte corpo

rative. Il solo Terracini a sinistra aveva intuito e dichiarato che la politica dei diritti civili poteva essere l'alternativa.

Anche il successo socialista rivelato da queste elezioni parziali indica un fenomeno elettorale che si muove in direzione di quel riequilibrio della sinistra, di quel rafforzamento complessivi dell'intera componente socialista-libertaria di cui parla la nostra mozione. Ma se questo, come eventuali futuri successi elettorali del PSI, saranno utilizzati soltanto per rafforzarne la attuale politica all'interno degli attuali asfittici equilibri politici, tutto sarà stato inutile e correrà presto il rischio di essere vanificato. Occorre quindi moltiplicare e rafforzare le forze autonome e innovatrici, al di fuori dei partiti tradizionali, per rendere possibili domani profondi processi di rifondazione e di rinnovamento.

Per far fronte a questo impegno che abbiamo assunto, non faremo fughe in avanti. Approfondiremo la prospettiva politica generale, sviluppando i vecchi e nuovi fronti di lotta, le vecchie e nuove iniziative politiche per i diritti civili, per la reintegrazione della legalità repubblicana, per la moralizzazione pubblica nei quali siamo già impegnati.

Ma è comunque necessario che nell'arco di pochi mesi le nostre forze e le nostre possibilità almeno raddoppino. Non riusciremo nel nostro compito se almeno altri duemila compagni non ci raggiungeranno nel partito, se altre sedi e gruppi radicali non si costituiranno in zone e città dove finora siamo stati assenti, se non disporremo di strumenti adeguati, anche se modesti, di informazione e di divulgazione, se non riusciremo a risolvere, con il contributo di tutti coloro che condividono le nostre preoccupazioni per la crisi democratica, i nostri problemi di autofinanziamento.

Il successo e l'insuccesso di questo ulteriore impegno politico dipende perciò anche dalla risposta che avremo dai compagni, dai simpatizzanti, dai cittadini democratici.

 
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