di Marco PannellaSOMMARIO: L'appello, attraverso le colonne de L'Espresso, a firmare le richieste di referendum abrogativo del concordato, delle norme autoritarie e fasciste del codice penale, dei codici penali militari e sulla libertà di stampa e di antenna, promosse dal Partito radicale
(L'ESPRESSO, 27 aprile 1975)
La licenza d'uccidere per salvare il disordine costituito, compresa nell'aggravamento delle norme fasciste del codice penale, chiesto dal governo Moro-La Malfa, diventa dunque legge prima ancora del voto parlamentare.
Accanto ai frate-mitra del generale dei carabinieri Dalla Chiesa, bel nome profetico e sintomatico, ai provocatori che infestano e spesso danno vita alle bande d'assassini, imbottite d'eroina dei servizi di sicurezza in mancanza d'eroi, ricompaiono ora anche frenetici ``manifestanti'' con tessera e armi di polizia in tasca, vecchia manovra prediletta dal caro e quasi-socialista capo dell'antiterrorismo questore Santillo.
Con gli assassini, tornano i martiri, i funerali, le vendette, la disperazione e la rabbia; l'esaltazione dello scontro violento, visto spesso come un moderna incarnazione del medievale ``giudizio di Dio''. La sinistra extraparlamentare di scatena, per difendersi, nella caccia al demonio paleofascista, l'unico che il regime gli mette a dubbia portata, lo insegue fino nell'inferno poco attendibile delle sue sedi di rappresentanza, per darle alle fiamme. Cortei immensi si formano, esaltati e esaltanti, dove gli slogan gridati correggono verbalmente la prassi zoppicante: ``Fuori legge il Msi, a morte la Dc''.
Ancora pingui di voti e di potere, i corvi del regime che vivono sfruttando dalla culla alla bara le donne e gli uomini del paese, con i monopoli dell'assistenza alla maternità e all'infanzia, alla famiglia ed alla malattia, con il peculato e la violenza della corruzione, della menzogna, delle trame nere e bianco-gialle, possono, così guardare con qualche minore pena e paura alla scadenza del 15 giugno.
Ed a quella, ben più definitiva e consistente, dei referendum abrogativi che stiamo cercando di far convocare entro la prossima primavera, per tentare una nuova giornata di festa e vittoria democratica, repubblicana e popolare quale avemmo il 13 maggio 1974.
La Dc può forse tornare ad essere tranquilla; il paese torna a vivere momenti di violenza, di malattia, di morte. E' forse possibile che Fanfani, in qualche misura, se non vince su tutta la linea, perda. Che importa? Su questo stesso giornale, la settimana scorsa, il leader comunista Bufalini ci avvisava ufficialmente che i dorotei, oggi, sono una forza gradita, oltre che popolare, democratica, progressista e repubblicana.
Possiamo dunque essere tranquilli. La ``ricostruzione dello Stato'' riprenderà, come con De Gasperi, con Pella, con Fanfani (tanto amato ieri): l'unità nazionale non è spezzata. Tonino Bisaglia oltre che Eugenio Cefis ci penseranno. Se si toglie qualche socialista, i radicali, i compagni del ``Manifesto'' (il quotidiano) e di Avanguardia operaia, l'accordo su questa prospettiva sta diventando unanime. Perfino il fiume di compagni trasportati a Roma a inneggiare alla rivoluzione portoghese sarà convogliato a sostenere elettoralmente questo disegno. Nelle sue contraddizioni e per ``farle esplodere'', come s'usa dire, naturalmente.
In questa mia pagina, gli amici dell'``Espresso'' s'attendono naturalmente ch'io svolga un tema settimanale sull'aborto, sui diritti civili.
Sto quasi per dire: "a che pro?", e rendergliela, questa pagina.
Sono un nonviolento, socialista, laico, libertario e, per questo, radicale. Se proprio non posso fare altro, dinanzi agli assassini di regime, gli assassini di leggi, di Costituzione, di civiltà e di verità, preferisco mettere in causa la mia morte, o la mia vita, per evitare che vincano, per sconfiggerli. Ma finché sarà possibile - pur in giorni come questi - strappare alla morte, concretamente, qualche decina o centinaia di donne, per esempio, assicurando loro, con i compagni del Cisa, del Mld, del Pr, un aborto clinico e non pericoloso, tendo a dirmi che queste forme di disobbedienza civile e non violenta sono forse armi migliori di quelle che gli altri esaltano, e che la DC è riuscita a mettere al centro dello scontro politico. Anche se fra un'ora, o un mese, so benissimo di poter essere arrestato. E son contento che i miei compagni, in questi giorni, non vadano tanto a farsi ammazzare dalla violenza dello Stato ed a cercare d'ammazzare-il-fascista, ma siano giorno e notte impegnati a cercare di far ``pa
ssare'' la richiesta di referendum. Non solo quello contro l'aborto di Stato, ma anche quelli contro i codici penali e militari, contro il Concordato e il Trattato lateranense: referendum che, se si facessero, taglierebbero le unghie al regime corporativo ed al sistema capitalistico in Italia.
Ma non è la dimostrazione di potere e di violenza che la maggioranza sta dando, è quella di debolezza e di incapacità che l'opposizione fornisce, a scorarmi. Che la difesa rabbiosa dei diritti dello zigote e dello sperma non sia altro, nei nostri potenti, che un modo per meglio far passare la licenza di uccidere e di compiere stragi di Stato, non l'imparo certo solamente oggi.
Ma che, per pigrizia, per sfiducia in sé, per disattenzione, i trecentomila e passa amici che ci avevano scritto la loro solidarietà e il loro impegno a sostenere la richiesta di referendum, disertassero e facessero scadere le loro convinzioni ad una momentanea e futile espressione di consenso, rifiutando in questa settimana di scomodarsi per recarsi in una sede comunale o di tribunale della loro città per apporre almeno la loro firma, questo non lo avrei creduto. Abbiamo spiegato e ripetuto, fino alla nausea, perché andava, perché va fatto subito. Nemmeno un decimo di loro, di voi, s'è ancora mosso.
Per quanto mi riguarda, e riguarda la Lega 13 maggio, è questo l'ultimo appello che rivolgo loro. Se anche la gente, cui credo e che amo, della quale con tanta fierezza e così convinta scelta faccio parte, s'è ormai corrotta e non è capace di cogliere le sempre più rare occasioni per cercare di vivere e di far vivere un po' più liberi e felici, non mi interessa nemmeno cercare di vincere in altro modo, quasi da solo con i soliti ignoti radicali, e pochi altri.