Il partito radicale da Pannunzio a Pannella.di Fabio Morabito
Indice
Prefazione
1. Il radicalismo
2. Da Rosselli al partito d'azione
3. Pannunzio e »Il Mondo
4. Ernesto Rossi
5. La crisi liberale
6. Il partito radicale
7. I convegni de »Il Mondo
8. Primi passi
9. Ceti medi e forze operaie
10. Primo congresso radicale
11. La funzione del PCI e l'unità delle sinistre
12. Per il centrosinistra
13. La crisi liberale
14. L'antimilitarismo; il rinnovamento della scuola
15. Un voto alla sinistra
16. Il divorzio
17. Chiude »Il Mondo
18. Il terzo e il quarto congresso
19. Contro l'occupazione russa in Cecoslovacchia
20. Per il riconoscimento dell'obiezione di coscienza
21. Il Movimento di liberazione della donna
22. La lega per l'abrogazione del Concordato; l'aborto
23. Astensione per le politiche del 1972
24. Gli otto referendum
25. Per depenalizzare il reato d'aborto
26. Elezioni anticipate
27. Quattro radicali in parlamento
Bibliografia
SOMMARIO: Il Partito radicale è oggi al centro di accese polemiche. Non è la prima volta che questo accade, ma è certo la prima volta che queste polemiche dividono nettamente i partiti dell'"arco costituzionale": da un lato la DC, i comunisti e la grande stampa d'informazione; dall'altra, i radicali. Tutto questo in un momento in cui la vita del Paese è caratterizzata da una fase di acuta crisi economica e di conflitti sociali, mentre una frangia dei movimenti giovanili esalta la pratica della violenza contro il "sistema" (è la tesi degli autonomi) e il terrorismo delle Brigate Rosse non risparmia nessuno dell'establishment.
Il libro di Fabio Morabito ricostruisce, con grande scrupolo, attraverso lo studio dei documenti e delle tappe del movimento, la storia della formazione e dello sviluppo, nelle sue alterne fasi, del Partito radicale: da Ernesto Rossi, alla lotta per il divorzio, alle posizioni antimilitariste, alla protesta contro l'occupazione russa in Cecoslovacchia, all'obiezione di coscienza, alla nascita del Movimento di Liberazione della Donna, alla lotta contro il Concordato, fino all'impegno degli otto referendum.
Proprio perché analizza il movimento radicale in tutte le fasi della sua storia, questo libro consente di vedere in che cosa si differenziavano, fin già dall'origine, il gruppo della sinistra radicale e il gruppo del "Mondo", e di comprendere, proprio a partire dalla loro matrice comune, lo sviluppo divaricante delle due anime radicali.
("LA SFIDA RADICALE" - Il partito radicale da Pannunzio a Pannella - Fabio Morabito - SugarCo Edizioni - Milano, settembre 1977)
27. Quattro radicali in parlamento
I risultati delle elezioni del 20 e 21 giugno si possono già conoscere, parzialmente, la sera del 21; questa possibilità induce i radicali a organizzare, in piazza Navona, a Roma, una manifestazione musicale per attendere insieme i risultati che di volta in volta verranno comunicati ai presenti.
Pannella, intervistato dalla televisione a piazza Navona, mentre vengono annunciati i primi risultati, dice che le speranze del partito di raggiungere il "quorum" sono del 50%. Il "quorum" è il numero di voti dato dalla divisione dei votanti di una circoscrizione per il numero dei seggi di tale circoscrizione, più due. Per la circoscrizione che comprende Roma, il "quorum" è dell'1,8%, per quella che comprende Milano, dell'1,6%. Se non viene raggiunto tale "quorum" (se cioè non viene eletto almeno un deputato in almeno una circoscrizione), il partito non può partecipate all'assegnazione dei seggi distribuiti in base ai »resti , cioè al complessivo dei voti ottenuti in tutto il territorio nazionale.
Solo la mattina del 22 i radicali hanno la certezza di essere entrati in Parlamento: il "quorum" è stato raggiunto a Roma.
Complessivamente i radicali ottengono alla Camera l'1,1% dei voti complessivi (394.623) e 4 seggi, che sono attribuiti a Marco Pannella, Adele Faccio, Emma Bonino, Mauro Mellini. Al Senato, i radicali ottengono lo 0,8% dei suffragi (265.420) ma nessun seggio. Da tener presente che i radicali non si sono presentati, per il Senato, in Trentino-Alto Adige, Molise, Basilicata e Sardegna. Nella Camera non si sono presentati, come già detto, nella circoscrizione di Udine-Belluno-Gorizia-Pordenone.
Le elezioni, nel loro complesso, segnano un recupero della DC nei confronti dei risultati delle amministrative del 15 giugno, e una ulteriore avanzata del PCI; i due partiti ottengono insieme più del 73% dei voti, provocando una flessione più o meno grave degli altri partiti; solo i repubblicani riescono a riconfermare le loro posizioni. Grave la flessione del PLI e quella del PSDI, perdite anche per il MSI. Per i socialisti, invece, le perdite riguardano le regionali: ma rappresentano comunque uno smacco per le speranze del PSI, che era stato il promotore della crisi.
Le percentuali e i seggi alla Camera sono: DC 38,7% (262 seggi, ne perde 5); PCI 34,4% (228, li aumenta di 49); PSI 9,6% (57 seggi, ne perde 4); PSDI 3,4% (15 seggi, ne perde 14); PRI 3,1% (14 seggi, uno in meno); PLI 1,3% (solo 5 seggi, ne aveva 20); MSI-DN 6,1% (35 seggi, ne perde 21); PPST 0,5% (mantiene i tre seggi che aveva); Democrazia Proletaria 1,5% (6 seggi, non era rappresentata alla Camera). Degli altri 5 seggi assegnati uno è di una coalizione di sinistra, gli altri 4, come abbiamo visto, dei radicali. Come si vede, le elezioni si sono rivelate una grande vittoria del partito comunista, che ottiene risultati molto positivi anche al Senato, con l'aumento di 22 seggi. La DC mantiene quelli che aveva in precedenza. Si registrano perdite per i socialisti, per il MSI-DN, per i socialdemocratici, per il PLI. I repubblicani migliorano di un seggio, e il PPST conserva i due che aveva. Anche qui la radicalizzazione dei voti su due blocchi DC e PCI è evidente.
Durante la notte d'attesa i radicali ebbero momenti di speranza e di sfiducia. Durante la notte, presi da momentaneo sconforto per il timore di non ottenere neanche un posto al Parlamento, i dirigenti radicali avevano deciso di effettuare un congresso straordinario del partito per il suo scioglimento. Alle sette e mezzo però la radio radicale, che aveva allestito degli impianti di amplificazione nella piazza, annunciava l'elezione di quattro deputati, la presenza di »un peperoncino rosso nel cuore della sinistra . Il "quorum" era stato raggiunto nella circoscrizione di Roma-Viterbo-Latina-Frosinone con 57.935 voti: solo circa trecentocinquanta più del necessario. La percentuale nella circoscrizione fu dell'1,8%. E' da notare che a Roma città i radicali ottennero per la Camera il 2,5% con 47.952 suffragi, mentre per il comune e per la provincia, per le quali si era votato contemporaneamente, le percentuali furono rispettivamente dell'1,9% e del 2,3% (37.456 e 43.197 voti). Questo indica che probabilmente molt
i elettori votarono radicale solo per aiutarli a raggiungere il quoziente, e non perché effettivamente radicali. Si tratta di un dato che si può interpretare positivamente e negativamente. Negativamente, perché fa supporre che i radicali fossero meno di quanti sarebbero risultati essere il 20 giugno; positivamente, perché può essere interpretato come un'attestazione di simpatia e consenso al di là delle specifiche convinzioni politiche. Gianfranco Spadaccia, segretario del partito, in una dichiarazione pubblicata sul »Corriere della Sera affermava:
»In soli tre mesi ci siamo conquistati la fi ucia di un elettorato che non ci conosceva. Dobbiamo questi risultati soprattutto alla nostra credibilità. Siamo l'unica forza politica che ha fatto sempre quello che aveva promesso di fare, il che è raro, in un paese dove i governi non governano e le opposizioni non fanno l'opposizione. E poi la gente ha capito che quello che La Malfa chiama il nostro utopismo, si lega a esigenze profonde e sentite di cambiare la qualità della vita. La Malfa è ridicolo, quando pensa di cambiare i consumi dei cittadini senza cambiare i valori, le aspirazioni, i rapporti collettivi e individuali sui quali è fondata la nostra convivenza .
In un comunicato emesso in seguito al risultato elettorale, il PR commentava così la propria affermazione:
»Il partito radicale si era proposto di portare in Parlamento una testa di ponte del movimento per i diritti civili che si era affermato nel paese. Questo obiettivo, che da tutte le parti era stato considerato assurdo e folle, è stato conseguito nonostante l'indegno comportamento di censura della quasi totalità della stampa italiana nei confronti delle liste radicali .
Un altro comunicato veniva divulgato dal Movimento di liberazione della donna:
»La presenza delle candidate radicali nella campagna elettorale è stata l'unica garanzia e l'unica alternativa offerta alle donne (...) le donne vogliono cambiare: non è la volontà che manca, ma un preciso discorso politico da parte della sinistra .
Il FUORI!, in un comunicato emesso dopo le elezioni, definì la vittoria radicale »un momento storico per il movimento di liberazione omosessuale in Italia (...) tutte le battaglie, socialiste laiche e libertarie, da sempre combattute per le strade e sui marciapiedi esploderanno anche in Parlamento .
L'»Osservatore romano commentò che la presenza in Parlamento dei radicali, come di Democrazia proletaria, »non potranno non condizionare in maniera negativa la vita politica del Parlamento italiano .
Emma Bonino, in un'intervista pubblicata su »Repubblica , avvertiva che il movimento femminile avrebbe dovuto assolvere una funzione autonoma nel Parlamento: »Non ci sentiamo, neppure all'interno del partito radicale, di delegare qualcuno, Spadaccia, Pannella, sui nostri problemi. Il femminismo lo facciamo noi, guai se ci appoggiassimo al partito .
Ma dove e da chi il PR aveva attinto i propri voti? Così Pannella a un giornalista de »il Giornale nuovo :
»Più del sessanta per cento del nostro elettorato è nel Nord. Se vogliamo fare il discorso da destra, gobettiano, dice il vecchio liberale, è nella ``struttura industriale'' che troviamo il sentire e il pensare radicale. La borghesia non c'entra: la borghesia radicale sta col ``Manifesto'', gli intellettuali di sinistra stanno col PCI e coi demoproletari, gli altri stanno con la liberaldemocrazia (...). A Roma abbiamo intervistato. centinaia di nostri elettori: il 60% proviene dal PCI, il 20% dai socialisti e dai laici, il rimanente 20% dal MSI e dalla DC .
Nella stessa intervista, Pannella sosteneva essere un errore contestare ai radicali di muoversi nell'area della sinistra: »Il liberalismo è sempre ``terzo stato''. Oggi il terzo stato è il proletariato. Dobbiamo lottare nel proletariato per toglierlo all'egemonia comunista. I comunisti sono i giacobini, noi non lo siamo .
La sera del 23 giugno la televisione manda in onda, nell'ambito della rubrica »Tribuna politica , una trasmissione di commento ai risultati delle elezioni, alla quale partecipa, in rappresentanza del partito radicale, lo stesso Pannella. La domanda-tema della trasmissione è che cosa i partiti pensano che si possa fare per dare al più presto un governo al paese, nella nuova situazione parlamentare. Pannella risponde:
»Per quello che ci riguarda riteniamo che questo Parlamento sia molto brutto. E' in realtà il Parlamento del colpo di coda e del canto del cigno della vecchia classe dirigente. Sono riusciti, in fondo, a far sì che il Parlamento del 1976 rappresenti né più né meno che l'Italia degli ultimi trent'anni: il monopolio dell'apparente governo alla DC, il monopolio dell'apparente opposizione al partito comunista. (...) Noi non siamo molto ottimisti, ma sappiamo anche che i governi non governano in Italia. Governano le baronie economiche, governa il SID, governa il sindacato, governa il partito comunista. Ma dei veri governi, quelli capaci di riforme, di dare un volto e una struttura nuova al paese, certo non nasceranno da questo Parlamento. Ma da questo Parlamento dobbiamo cercare di tirar fuori il meglio possibile. (...) Cosa faremo? Noi abbiamo gettato una testa di ponte in questo Parlamento, per il grande movimento dei diritti civili che rappresentiamo. O una testa d'ariete. Useremo i referendum, statene tranqui
lli. Useremo il Paese, perché siamo il Paese, siamo la gente. E lo useremo per battaglie della libertà. Cominceremo con l'aborto, dove c'è una maggioranza abortista e vedremo se si ricominceranno a sinistra le vecchie storie. Continueremo con l'applicazione della Costituzione: dopo trent'anni, colloqui su questo argomento non se ne faranno. E se si faranno colloqui, arriveremo ben presto, poi, fra due anni, fra due primavere, a dei referendum come quello del 13 maggio; il colloquio coi clericali, il colloquio con un certo tipo di capitalismo, non si faranno. L'unica linea possibile in Italia è quella dell'alternativa laica, libertaria e socialista e anche liberale. E questa passa attraverso una maggioranza che ancora non è possibile in Parlamento, ma passa attraverso le grandi lotte di massa, passa attraverso quell'anticipazione di volto della sinistra che noi dobbiamo ai quattrocentomila elettori che hanno avuto il coraggio e la chiarezza di darci il loro voto in queste condizioni .
Pannella, che tra i radicali è risultato il più votato, e che per la Camera, nella circoscrizione comprendente Roma, ha ottenuto 21.679 preferenze - precedendo largamente la Bonino (12.531) - rende noto nei giorni immediatamente successivi all'esito elettorale, il proposito che i quattro radicali eletti lascino a metà legislatura il loro posto ad altri radicali.
Per quanto riguarda il finanziamento pubblico dei partiti, il PR decide di rinunciarci, e di accettare soltanto il sovvenzionamento stabilito dalla legge per la campagna elettorale.
In un intervento pubblicato dal »Corriere della Sera , il segretario del PR Spadaccia chiarisce quali saranno le prime iniziative parlamentari dei radicali eletti. »Chiederemo subito l'approvazione della legge sull'aborto - dice Spadaccia. - E subito dovremo affrontare il problema del finanziamento pubblico dei partiti. Il finanziamento elettorale ci sembra giusto e lo accetteremo. Dobbiamo pagare novanta milioni di debiti, fra l'altro. Ma contro il finanziamento dei partiti continueremo a batterci. E prenderemo una serie di iniziative sui diritti civili: sindacato di polizia, diritti dei militari, emendamenti alla legge sulla droga. Ci batteremo a fondo perché il Parlamento incominci a funzionare .
I quattro radicali eletti si dimettono formalmente dal partito; gli eletti nelle liste radicali, come previsto dallo statuto, »non sono vincolati da mandati né da alcuna disciplina .
Per decidere le nuove presidenze delle Camere, viene effettuata una riunione collegiale di DC, PCI, PSI, PSDI, PRI e PLI. In questa riunione vengono prescelti il comunista Pietro Ingrao per la Camera dei deputati, e il democristiano Amintore Fanfani per il Senato. Il 5 luglio si svolge la votazione, che rispecchia le decisioni rese. Alla Camera, dove i radicali si sono seduti negli ultimi banchi in alto nel primo settore, Pannella, prima della votazione che avrebbe eletto Ingrao, chiede la parola a Nilde Jotti, che sta presiedendo l'assemblea; non gli viene concessa. Nilde Jotti avverte il deputato radicale che il regolamento non ammette un dibattito, perché i deputati sono riuniti in seggio elettorale. I quattro deputati del PR escono dalla Camera, e, di fronte a Montecitorio inscenano, con altri radicali, una manifestazione di protesta. Per i radicali l'accordo scaturito dalla riunione collegiale fra i sei partiti rappresenta un'offesa al Parlamento.
Per il 16, 17 e 18 luglio viene convocato a Roma un congresso straordinario del partito radicale, per iniziativa della segreteria nazionale, che lo ritiene necessario »per consentire al partito un momento di riflessione e di deliberazione collettiva sui problemi politici e organizzativi posti dalla campagna elettorale e dalla rappresentanza radicale in Parlamento . Il tema è: »Dall'antagonista radicale al protagonista socialista .
Al congresso Pannella propone di »disorganizzarsi al massimo per non cadere nel burocratismo . Giulio Ercolessi obbietta in proposito che però: »La disorganizzazione voluta da Pannella è l'organizzazione dei vertici che estromettono la base . Il segretario Spadaccia si esprime in termini positivi sulla nomina a segretario del PSI di Bettino Craxi, che sostituisce De Martino, considerato da Spadaccia colpevole di »settarismo .
Il sociologo Roberto Guiducci, costretto ad un'assenza forzata dal congresso, interviene tramite una relazione scritta che viene letta all'assemblea. Guiducci osserva come l'effettiva pratica del referendum »ha dimostrato, con il suo successo, quanto grande sia il bisogno della società civile oppressa italiana di potersi esprimere in prima persona in una democrazia diretta, dopo essere stata o soffocata o malissimo rappresentata per tanti anni . Per Roberto Guiducci dal movimento socialista e radicale deve essere riproposto »un disegno generale di programmazione democratica che abbia le radici profonde nel paese. (...) Del resto anche un grande disegno, che comprenda i problemi economici di fondo e i problemi urbanistici di fondo, è un disegno basato sui diritti civili. Non è un diritto civile quello alla casa? E quello ai trasporti pubblici? E quello ai servizi sociali? E quello, sancito all'inizio della Costituzione, che ciascuno abbia un lavoro? E quello di salvaguardare e gestire bene città e campagna e
natura, che sono il territorio dell'uomo e di ogni cittadino? .
La mozione conclusiva del congresso, che conferma il rifiuto del finanziamento ordinario pubblico dei partiti, prende atto di come il PSI sia impegnato in »un difficile dibattito e travaglio interno . I radicali si augurano »di ritrovare al più presto un PSI profondamente rinnovato all'appuntamento dell'ormai necessario e urgente processo di rifondazione della componente socialista libertaria della sinistra italiana . Inoltre, si legge nel documento, il congresso »si augura che sia possibile realizzare un confronto teorico e politico fra PSI e PR libero da pregiudiziali . Viene inoltre auspicato che il primo contributo dei radicali a questo processo »sia quello di rafforzare l'organizzazione socialista e libertaria del PR, del MLD, del Movimento per i diritti civili, cioè della diversità socialista che con il 20 giugno ha incominciato a trovare la sua prima espressione anche elettorale, come polo di aggregazione di nuove forze socialiste di fronte al fenomeno di distruzione e di dispersione dell'area sociali
sta e il progressivo e crescente inglobamento nelle strutture e nell'area di influenza del PCI .
Nel frattempo, il panorama politico nazionale è dominato dalle discussioni sulle possibili future soluzioni governative. Giulio Andreotti è incaricato di formare il nuovo governo, tenendo presente le proporzioni elevate della presenza comunista nel Parlamento e la contemporanea diminuita rappresentanza dei partiti tradizionalmente alleati alla DC. Verrà formato un monocolore democristiano, che beneficierà dell'astensione dei comunisti, oltre quella dei partiti dal PSI al PLI. I radicali votano contro il nuovo governo: sono per l'alternativa di sinistra.
Nell'estate si svolge la »prima marcia internazionale europea degli antimilitaristi nonviolenti , che il PR promuove con la »War resisters'international .
Per quanto concerne l'attività parlamentare dei quattro eletti nelle liste radicali, i primi progetti di legge riguardano l'aborto, dove si prevede la libera possibilità di abortire per tutte le donne, anche minorenni, nei primi novanta giorni. E' ammessa l'obiezione di coscienza dei ginecologi; un elenco dei ginecologi abortisti deve però essere affisso nei luoghi dove si effettuano aborti.
Immunità parlamentare: se ne chiede l'abolizione come istituto che entra in vigore automaticamente. Il deputato può comunque chiedere l'immunità parlamentare, dimostrando però di avere seri motivi per esigerla.
Un altro progetto di legge è per l'abrogazione del capo V del titolo II del codice di procedura penale, sulla remissione dei procedimenti per legittima suspicione.
Ancora: un disegno per provvedimenti per l'aborto in caso di intossicazione dovuto alla nube di Seveso, dove nell'estate del 1976 si è verificato un grave caso di inquinamento.
In un altro disegno di legge, si propone l'istituzione di una commissione parlamentare di inchiesta sugli interventi del SID nel caso di crisi di governo e di nomine ad incarichi pubblici.
Diritti dei militari: viene depositato un progetto tramite il quale si intende garantire più ampie libertà ai militari, e che prevede fra l'altro che i tribunali militari siano composti da civili con una rappresentanza di soldati e ufficiali di carriera.
Tra le interpellanze parlamentari del gruppo radicale, ne figura una in difesa del capitano di pubblica sicurezza Salvatore Margherito, arrestato il 24 agosto e rinchiuso nel carcere di Peschiera perché imputato di attività sediziosa, imputazione alla quale si aggiungeranno poi le incriminazioni per violata consegna e diffamazione aggravata alle istituzioni militari. L'ufficiale, che verrà condannato a un anno e quattro mesi di reclusione con la condizionale, da parte sua accusa il 2· Reparto celere di Padova (nel quale era entrato in servizio nell'ottobre del '75), tra l'altro, di corruzione, violenze e connivenze con ambienti dell'estrema destra.
I radicali manifestano in difesa di Margherito, chiedendone la scarcerazione e auspicando la »smilitarizzazione e sindacalizzazione della polizia .
Pannella è protagonista di un discusso intervento in occasione di un'udienza del processo Margherito, durante la quale chiede la lettura di una sua dichiarazione che si esprime in termini molto duri nei confronti dei giudici del processo Margherito (»Se chi viola la legge delinque, i giudici del Tribunale militare di Padova sono, qui ed oggi, dei delinquenti di cui è necessario interrompere la flagranza del delitto ). Il presidente del tribunale chiede l'allontanamento del radicale, il quale sosterrà di essere stato arrestato. Il ministro dell'Interno, Francesco Cossiga, dichiarerà invece che il radicale »è stato solamente fermato, accompagnato in questura per l'identificazione e poi rilasciato . Il senso della polemica è connesso alla condizione di deputato di Pannella, che gli garantisce l'immunità parlamentare; si discute se egli sia stato o meno trattenuto in seguito alla sua identificazione.
Qualche giorno dopo, i quattro deputati radicali vengono espulsi dall'aula durante una seduta che richiedeva la votazione su alcuni decreti legge. La votazione si sarebbe svolta col sistema elettronico, e i radicali, che reclamavano alcuni posti, ritenendo rispecchiassero la loro collocazione politica (a sinistra del PCI), si rifiutarono di lasciarli nonostante essi fossero stati assegnati a quattro deputati comunisti. Il presidente della Camera, Ingrao, li espulse.
Dal 31 ottobre al 4 novembre si tiene a Napoli il XVII congresso del PR. Nella sua relazione il segretario Spadaccia parla della prospettiva di un confronto con il PCI, ritenuto necessario perché non si devono disperdere »le grandi speranze di rinnovamento e di alternativa che si sono espresse dal 13 maggio '74 in poi nell'aumento di consenso elettorale comunista . Spadaccia insiste inoltre sull'impostazione di una nuova campagna per una serie di referendum, auspicando così una conferma di quella che è stata la politica caratterizzante del partito negli ultimi anni. Da una minoranza dissenziente vengono alcune critiche alla linea ufficiale del partito. Viene proposto un ampliamento del campo d'azione politica del PR, anche a problemi prettamente economici, mentre la maggioranza intende insistere sulla linea attuale. Massimo Teodori osserva come »la struttura dirigenziale del partito sia estremamente centralizzata . »La gestione è inadeguata, mentre il partito è cresciuto . Ercolessi, da parte sua, osserva ch
e la base non viene fatta partecipare alle decisioni politiche del partito.
Antonio Landolfi, che porta al congresso il saluto del PSI, ritiene che, le lotte civili e quelle sociali siano intimamente collegate. Marco Pannella interviene il 3 novembre »a nome del gruppo radicale per obbedire a un invito preciso del congresso , sostenendo che trent'anni di vita politica »hanno ridotto in condizioni catastrofiche la Costituzione, la Repubblica, l'economia, le istituzioni . Pannella inoltre dichiara di ritenersi indispensabile per il partito fino a quando questo non sarà veramente cresciuto.
La mozione conclusiva, che viene approvata con 421 voti favorevoli (su 471 votanti), 31 contrari e 19 astenuti, »riscontra e denuncia nei fatti degli ultimi anni la conferma che la causa peculiare della gravissima crisi economica e sociale che il paese attraversa è nella crisi dello stato assistenziale, corporativo e fascista che la DC continua a difendere oggi anche con l'avallo dei partiti della sinistra storica . Vengono criticati i provvedimenti economici con i quali il governo intende far fronte alla crisi, che nel 1976 aveva visto abbassarsi fortemente il valore della lira. »Non si può ipotizzare un nuovo modo di governare senza un governo alternativo della sinistra che assuma direttamente la responsabilità del paese. Qualsiasi altra ipotesi transitoria, in ogni caso, non potrebbe non fondarsi sull'unità e la forza di tutta la sinistra. E neppure può darsi una soluzione della crisi senza la distruzione dell'enorme apparato di strutture corporative improduttive, parassitarie che costituiscono il tessuto
del regime e che rappresentano un cappio al collo non solo per l'economia italiana ma per la stessa democrazia repubblicana . La sinistra si troverebbe attualmente a un bivio: o »cambiare totalmente la società o farsi partecipe e corresponsabile della restaurazione di uno stato corporativo diverso nella forma esterna ma identico nella sostanza . In questo contesto si ritiene che »le lotte per la trasformazione dello stato e l'affermazione delle libertà civili restino centrali per aprire la prospettiva di una società più giusta e più umana . Compito del partito deve essere completare l'opera già iniziata »contro le strutture e le leggi fasciste per la piena attuazione della Costituzione .
Nella mozione viene manifestata la preoccupazione che per l'aborto si giunga a una legge non rispondente a quelle che sono le istanze radicali. Viene poi osservato come il PR debba »contribuire in prima persona al processo di rinascita e di affermazione di una grande forza socialista libertaria , considerando anche come la lentezza del processo di rinnovamento del PSI e la sua mancata o insufficiente risposta alle proposte del PR non siano consoni alle aspettative radicali. Per il 1977, il congresso »ritiene che tenendo conto degli impegni prioritari delle lotte radicali, non debbano essere presentate nel corso del 1977 liste elettorali del partito alle elezioni universitarie, circoscrizionali, comunali e provinciali parziali, che si svolgono nel corso dell'anno e rivolge in questo senso un appello ai partiti regionali e alle associazioni locali, non escludendo un contributo originario del partito, nel contesto delle specifiche situazioni locali .
Viene infine ricordato »a tutti i compagni che la disobbedienza civile è metodo costitutivo dell'azione radicale .
Segretario del partito viene eletta (Spadaccia non ripresenta la sua candidatura) Adelaide Aglietta in Rocca.
Per quanto riguarda i referendum che il PR intende proporre nel prossimo anno, viene deciso a favore di quelli contro la legge Reale sull'ordine pubblico, contro le norme classificate come anticostituzionali e fasciste nel codice penale, contro l'ordinamento giudiziario militare, contro il Concordato e contro il finanziamento pubblico dei partiti.
Al congresso si discute delle associazioni legate al PR, numerose già da prima del 1976: la LOC, la LID, il FUORI!, il CISA, l'ALRI (Associazione per la libertà religiosa), la Lega XIII Maggio, l'MLD, l'AIED, l'»Associazione liberazione , che si occupa prevalentemente dell'organizzazione di concerti "pop" gratuiti, i »collettivi studenteschi , il »Movimento liberaldemocratico , nato dall'iniziativa di liberali fuoriusciti dal PLI, la »Lega socialista nonviolenta dei detenuti ed ex-detenuti nelle carceri italiane , costituitasi nel marzo 1975, in risposta a un'esigenza precisa della politica radicale in tema di riforma carceraria, e che si prefigge anche di facilitare il reinserimento degli ex-carcerati nella società.
Nel 1976 si sono poi collegati al PR numerosi altri nuovi movimenti, tra i quali il CLEC, già citato, che si batte contro la censura, il CARM (Comitato abolizione regolamenti manicomiali e manicomi criminali), il FRI (Fronte radicale invalidi), il BRAVA (Battaglia radicale contro la violenza sugli animali), l'MLB (Movimento liberazione dei bambini) che si prefigge di difendere i diritti dei bambini, il CUR (Collettivi universitari radicali).
Nella propria piattaforma programmatica il CARM, si autodefinisce »un movimento d'opinione collegato al PR che si propone un'opera di sensibilizzazione delle masse riguardo il problema psichiatrico ed in particolare di lotta alle assurde ed antiquate disposizioni legislative ancora vigenti sui manicomi, attraverso le quali si esprime l'impostazione repressiva non solo della psichiatria istituzionale ma della società tutta, attraverso i suoi strumenti di potere .
Il Fronte radicale invalidi, si prefigge invece di »provocare movimenti d'opinione contro il concetto di ``assistenza'', contro il concetto di ``inabilità al lavoro'' (sono le strutture sociali che rendono inabili), contro ogni forma di emarginazione degli handicappati in questa società che è costruita a misura di sani anziché ``d'essere umano'' ; nonché di obbligare »il potere politico ad attuare concretamente la parità di diritti sancita dalla Costituzione. La nostra forza è la Costituzione e la presa di coscienza di ciascuno di noi .