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Pannella Marco - 1 marzo 1978
REFERENDUM ORDINE PUBBLICO COSTITUZIONE: (2) Introduzione
di Marco Pannella

SOMMARIO: Due questioni vengono essenzialmente affrontati nel corso del convegno, quella dell'istituto del referendum che progetti di legge comunisti, socialdemocratici, democristiani sottopongono a revisioni più o meno decise e il disegno di legge governativo in tema di ordine pubblico. Questi due temi vengono affrontati in relazione ai principi stabiliti dalla Carta Costituzionale.

("REFERENDUM ORDINE PUBBLICO COSTITUZIONE", Rispondono i giuristi. Atti del convegno giuridico organizzato dal gruppo parlamentare radicale - A cura di Ernesto Bettinelli e Luca Boneschi - Tascabili Bompiani, marzo 1978)

"Questo volume raccoglie gli atti del primo convegno giuridico promosso dal Gruppo parlamentare radicale, tenuto al Palazzo dei congressi di Firenze l'8 e il 9 ottobre 1977.

Due temi fondamentali del convegno, apparentemente slegati e in realtà intimamente connessi: l'istituto del referendum, che progetti di legge comunisti, socialdemocratici, democristiani sottopongono a revisioni più o meno decise; e il disegno di legge governativo in tema di ordine pubblico: entrambi in relazione alla Costituzione repubblicana.

L'idea era nata al Gruppo parlamentare da una constatazione, tanto drammatica all'apparenza quanto vera nella realtà, come la cronaca dei mesi successivi dimostra: avevamo pochissimo tempo, forse soltanto cento giorni per difendere la Costituzione dall'attentato, il secondo - dopo la forzata inattuazione da parte dei governi democristiani - il più grave e forse definitivo che si stava perpetrando non più solo dalla Democrazia Cristiana, ma ora anche dalle forze di sinistra. Tanto che abbiamo parlato e scritto nel libro bianco presentato al Convegno, di ``Assassinio della Costituzione'', con un punto interrogativo che oggi purtroppo va tolto.

Cento giorni per difendere la Costituzione dal tentativo di modificare l'istituto del referendum (che caratterizza la nostra Repubblica in modo unico in Europa fornendo la concreta possibilità alle minoranze di fare ricorso a strumenti di democrazia diretta) in modo da renderlo praticamente ancora più difficile da attuare di quanto oggi non sia, e in modo da fornire ai partiti di governo possibilità di farlo slittare meno traumatiche di quelle fin qui usate: lo scioglimento delle Camere. Condottieri di questa manovra, volta a modificare la base stessa della nostra democrazia, i parlamentari comunisti.

Cento giorni per difendere la Costituzione anche dal tentativo di sovvertire la natura rigorosamente garantista che hanno le libertà individuali, delle persone e delle comunicazioni, nel nostro sistema: sotto il falso ricatto del terrorismo, della delinquenza, della criminalità, gli accordi di luglio dell'esarchia prima, il disegno di legge che li attua poi, portano colpi definitivi agli articoli della Costituzione che sono presidio di queste libertà.

Una connessione profonda tra i due temi, dunque, che è il rispetto di istituti tipici della nostra democrazia parlamentare. Abbiamo così chiesto a giuristi, di ogni tendenza, in particolare ai giuristi comunisti, di dirci se i nostri timori erano infondati, se le proposte di modificare l'istituto referendario avevano un senso diverso da quello che a noi appariva, di spiegarci se e come le nuove norme sull'ordine pubblico si conciliavano con quanto avevamo imparato all'università. Abbiamo appreso, da tutti, con pochissime eccezioni di tipo problematico e non certo negativo, che avevamo ragione. Abbiamo cercato, sollecitando l'intervento dei detentori del ``sapere'', di rendere un servizio alle collettività difendendo la nostra Costituzione.

Le nuove norme sull'ordine pubblico non sono ancora state approvate: lo saranno, forse, quando questo volume sarà in libreria. Ma docenti universitari, esponenti politici, militanti, sanno che cosa questo significherebbe sul piano del rispetto rigoroso dello stato di diritto e delle garanzie costituzionali, e quali conseguenze avrebbe nel Paese l'apertura di smagliature in un tessuto garantista che non ammette deroghe.

Per i referendum, si è scelta per ora una via diversa: bloccato dal Convegno il tentativo di renderlo un istituto impraticabile con il progetto comunista, si è lasciato alla Corte costituzionale il difficile compito di inventare interpretazione dell'articolo 75 della Costituzione tali da consentire di dichiarare, intanto, inammissibili quattro - i più difficili per i partiti dell'esarchia - degli otto referendum, e di aprire, così, la strada a modifiche - di fatto o di diritto non ha importanza - dell'istituto che, se rimarrà immutato nella forma, non lo è già più nella sostanza nel momento in cui la chiarezza del dettato costituzionale viene piegata alle necessità politiche delle forze di governo. Avevamo previsto anche questo, e il secondo convegno giuridico del gruppo parlamentare radicale tenuto a Roma all'inizio di gennaio ha avuto proprio questo oggetto.

Gli atti del convegno di Firenze, qui raccolti, sono dunque, oltre che un contributo scientifico di primaria importanza su argomenti che non a caso le università italiane tendono a ignorare, l'invito costante a non cedere mai a tentazioni autoritarie, a non credere alle scorciatoie per la democrazia, a percorrere fino in fondo la strada difficile del rispetto dello stato di diritto, delle garanzie per tutti i cittadini, degli istituti di democrazia diretta e dei diritti delle minoranze - quali che siano - che devono essere, proprio per questo, meglio e più tutelati.

 
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