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Notizie Radicali - 20 settembre 1978
Un anno di lotte (6): la sospensione dell'attività politica nazionale

SOMMARIO: "Quando norme fondamentali della Costituzione - dichiaravano Adelaide Aglietta e Paolo Vigevano nel comunicato del 17 gennaio '78 che annunciavano la sospensione delle attività nazionali del Partito - e, come è avvenuto in questi giorni, regole elementari della stessa procedura parlamentare sono calpestate, distorte, eluse e comunque piegate alle esigenze della ragione di stato e di potere, quando la correttezza e l'imparzialità dell'informazione sono negate con protervia dal silenzio pubblico della Rai-Tv e dai partiti che ne controllano gli organi parlamentari di indirizzo e di vigilanza, mantenere in funzione e attività politiche del partito radicale, sarebbe per noi una illusione, per l'opinione pubblica una finzione e un inganno, per il regime e per i partiti del compromesso anticostituzionale un alibi. Non esiste democrazia lì dove manca il rispetto del patto costituzionale, l'onestà e la correttezza del dibattito e del confronto democratico, il diritto dei cittadini di "conoscere per deliber

are".

(NOTIZIE RADICALI N. 121, 20 settembre 1978)

La coraggiosa e dolorosa decisione della segretaria nazionale Adelaide Aglietta, di far cessare l'attività politica nazionale del partito radicale, appare oramai oggi sempre più chiara ed esplicitata in tutti gli elementi politici che l'avevano determinata.

"Quando norme fondamentali della Costituzione - dichiaravano Adelaide Aglietta e Paolo Vigevano nel comunicato di chiusura del 17 gennaio '78 - e, come è avvenuto in questi giorni, regole elementari della stessa procedura parlamentare sono calpestate, distorte, eluse e comunque piegate alle esigenze della ragione di stato e di potere, quando la correttezza e l'imparzialità dell'informazione sono negate con protervia dal silenzio pubblico della Rai-Tv e dai partiti che ne controllano gli organi parlamentari di indirizzo e di vigilanza, mantenere in funzione e attività politiche del partito radicale, sarebbe per noi una illusione, per l'opinione pubblica una finzione e un inganno, per il regime e per i partiti del compromesso anticostituzionale un alibi. Non esiste democrazia lì dove manca il rispetto del patto costituzionale, l'onestà e la correttezza del dibattito e del confronto democratico, il diritto dei cittadini di "conoscere per deliberare".

Quanto è accaduto negli ultimi mesi ha confermato queste valutazioni e queste analisi. La sentenza della Corte Costituzionale di considerare intoccabili e quindi non sottoponibili a referendum le leggi più importanti (Concordato, Codice Rocco, Tribunali Militari e Codice penale militare di pace), che attengono alla natura dello stato e ai suoi indirizzi politici fondamentali, e significativamente coincidono con le leggi fasciste, è stata un attacco durissimo all'agibilità democratica dell'istituto referendario e un sottrarre alla sovranità popolare un suo diritto fondamentale. E ancora le decisioni della commissione di vigilanza radiotelevisiva in merito alla campagna elettorale televisiva per i referendum (riequilibrate solo in parte dallo sciopero della fame e della sete di Gianfranco Spadaccia e di altri compagni) di ridurre i tempi di propaganda radio-televisiva, quando il paese era assolutamente disinformato dei referendum sui quali doveva poi votare hanno confermato lo scandaloso utilizzo che il regime

fa della Rai-Tv.

"E' impossibile oggi - rilevava il documento del consiglio federativo del 21-22 gennaio - esercitare le funzioni di una opposizione democratica di fronte a una gestione della cosa pubblica che viola le regole elementari del gioco democratico e dello stesso patto costituzionale e di fronte a una gestione degli organi di comunicazione di massa che, attraverso una ferrea lottizzazione, è di fatto rigidamente controllata dai partiti che detengono il potere e che negano ai cittadini il diritto ad una corretta informazione; che non si è forza politica se non si ha il diritto e la possibilità di comunicare ai cittadini le proprie proposte e iniziative in ordine ai più importanti problemi, istituzionali e sociali del paese".

Il quadro politico italiano si mostra oggi più che mai oscuro e pericoloso. L'opera quotidiana di stritolamento di ogni forma di legalità, ha inesorabilmente ridotto tutti i margini di democrazia sostanziale. La violenza del potere, manifestatasi in primo luogo come opera di menzogna e di falsificazione della verità si è rivelata in termini sociali e politici la causa più profonda e tragica di disgregazione, creando, le condizioni naturali affinché i metodi violenti e terroristici assurgessero a unici interlocutori della violenza delle istituzioni. La orribile conseguenza di ciò è sotto i nostri occhi: il barbaro assassinio di Aldo Moro nella scorsa primavera ad opera delle criminali brigate rosse.

"La verità delle nostre analisi e delle nostre proposte - scriveva Marco Pannella in merito alla decisione della chiusura della attività politica nazionale - è ora fortemente cresciuta storicamente, è socializzata, è affidata non più solamente a noi ed a coloro che abbiamo un tempo avuto accanto. "La Costituzione assassinata, la strage di legalità, la costruzione di una Costituzione materiale, vivente alternativa a quella repubblicana, l'unità di tutti, dal PCI al MSI, dal PRI alla DC, attorno al pensiero ed alla realtà dello Stato Etico e corporativista, di Bottai, Rocco, Federzoni, Gentile", del patto sociale fra Capitale, Lavoro e Stato, mediato dal "Partito", non è più intuizione o fantasma, incubo o follia di qualcuno, del Partito radicale".

 
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