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Ercolessi Giulio - 1 novembre 1980
NOI E I FASCISTI: (7) MSI fuorilegge: risposta ai compagni di A.O.
di Giulio Ercolessi

("Notizie Radicali" 10 aprile 1975)

SOMMARIO: Una raccolta di scritti sull'antifascimo libertario dei radicali: riconoscere il fascismo vuol dire capire quello che è stato e soprattutto quello che può essere. Troppo spesso dietro l'antifascismo di facciata si copre la complicità con chi ha rappresentato la vera continuità con il fascismo, la riproposizione di leggi e di metodi propri di quel regime.

("NOI E I FASCISTI", L'antifascismo libertario dei radicali

a cura di Valter Vecellio, prefazione di Giuseppe Rippa - Edizioni di Quaderni Radicali/1, novembre 1980)

La considerazione che, sciogliendo il MSI non si sciolgono gli elettori non ha nulla a che vedere - a differenza di quanto scrive Tartari - con l'interpretazione da dare alla XII disposizione transitoria della Costituzione, di cui avevo ricordato il significato storico, non quello giuridico, affermando che era bensì giusto nel '47 impedire la ricostituzione del PNF, ma che non lo è a nostro avviso, pensare oggi, di "sciogliere" l'8,7% del corpo elettorale. Quando poi i compagni di A.O. affermano che la loro proposta non ha nulla a che vedere con la XII disposizione, costituendo "semplicemente una nuova legge con cui il Parlamento mette fuori legge il MSI in quanto partito fascista" si danno da soli la risposta all'argomento successivo. "La nostra proposta obbliga il Parlamento ad esprimersi, ad approvare o a respingere la legge"; e più oltre: "Costringere la DC a pronunciarsi significa costringerla a smascherarsi", dice Tartari. Ora, proprio perché a differenza di A.O. noi non rinneghiamo le istituzioni parl

amentari e le conosciamo meglio di loro, siamo molto più pessimisti nei confronti di queste. A differenza di una richiesta di referendum che è ineludibile, perché in sua presenza o si va al referendum, o si modifica sostanzialmente la legge in Parlamento, la proposta di legge di iniziativa popolare, per quanto sostenuta da centinaia di migliaia di elettori ha ottime probabilità di non essere neppure discussa da un Parlamento in cui nessun partito l'appoggia. Tutt'al più questa proposta è destinata ad arenarsi o ad essere bocciata, non senza più che fondati motivi, in commissione affari costituzionali senza che questo comporti lo smascheramento di nessuno.

A meno che la DC non senta il bisogno di recuperare la sua tradizione "antifascista" e concorra all'approvazione della proposta, con il bel risultato di bloccare con i voti paleofascisti la propria frana elettorale e di creare le premesse, una volta mutato il quadro dello scontro di classe nel paese, per mettere fuori legge qualche organizzazione della sinistra extraparlamentare. Se anche non si arriverà a tanto, è comunque evidente che proporre l'introduzione di pene a 12 anni per reati di opinione non costituisce un contributo alla lotta per l'abolizione dei reati di opinione attualmente vigenti.

I compagni di A.O. dimostrano ancora una volta di non saper distinguere tra libertà di opinione e "libertà di azione", cioè di azionare trame nere.

Dobbiamo ripetere, che per impedire una tale "libertà" le leggi vigenti sono più che sufficienti. Ciò che unicamente manca è la volontà di larga parte della magistratura di applicarle o di applicarle in modo non discriminatorio.

Quando poi affermo che la proposta sul MSI si muove oggettivamente nel solco dell'antifascismo di regime, quello che identifica cioè il corrispondente odierno del regime fascista nel MSI, anziché nella DC, è inutile rispondermi prima che ciò è falso e poi scrivere che l'obiettivo è "lo smascheramento del suo preteso antifascismo", che quindi si assume come dato di partenza. "MSI fuorilegge, a morte la DC che lo protegge", è uno degli slogans di questa campagna: ciò che noi diciamo è che la DC non protegge un bel niente, perché è la sola continuatrice del fascismo istituzionale di ieri sia pure evoluto nelle forme imposte dalla Liberazione, dalla forza della sinistra italiana.

Tartari si scandalizza quando mi chiedo chi possa oggi affermare che le stragi di Brescia e dell'Italicus giovino al MSI e domanda se mai abbiamo sentito parlare dei strategia della tensione. Il fatto è che la strategia della tensione fino ad un anno fa giovava anche al MSI: oggi, avendo il MSI perso ogni credibilità, essa serve solo alla DC il cui regime sempre ne è stato al centro molto più del MSI, e marginalmente, semmai, giova al PSDI. Perché allora chiedere anzitutto lo scioglimento del MSI, anziché per esempio del SID? Così la DC può oggi dopo 30 anni di peculati, 10 anni di trame e 5 di stragi, rapine e sequestri, tentare di presentarsi garante dell'ordine pubblico, proprio perché a sinistra c'è chi oggettivamente avvalora la tesi degli opposti estremismi.

"Uccidere i fascisti non è un reato!", è una delle idiozie più abominevoli che siano risuonate nelle piazze italiane negli ultimi trent'anni.

Grazie a questa idiozia Marini ha potuto essere condannato così pesantemente.

Se usiamo termini certo gravi non lo facciamo per troppa disinvoltura ma perché ci dobbiamo reciprocamente questa chiarezza estrema. Non siamo leninisti né "comunisti". Le libertà e le idealità delle grandi rivoluzioni borghesi e liberali non sono per noi trincee dietro alle quali organizzare la distribuzione in previsione di un nuovo ordine, ma principi insuperati e inviolabili, le cui garanzie istituzionali e le applicazioni vanno ampliate e difese, giorno per giorno dall'assalto del regime. L'unica direzione in cui difenderle e ampliarle è quella della costruzione di una alternativa socialista irrealizzabile al di fuori di essa. Se questo significa difendere dalla DC lo stato di diritto noi ne vogliamo essere i difensori.

Se essere antifascisti significa mettere in galera chi la pensa diversamente da noi, noi non lo siamo.

"Giulio Ercolessi"

 
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