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Pannella Marco - 1 novembre 1980
NOI E I FASCISTI: (16) Radicali: Plebe non ci piace, ma...
("Resto del Carlino", "Nazione", 14.2.77, intervista a cura di Giovanni Serafini)

SOMMARIO: Una raccolta di scritti sull'antifascimo libertario dei radicali: riconoscere il fascismo vuol dire capire quello che è stato e soprattutto quello che può essere. Troppo spesso dietro l'antifascismo di facciata si copre la complicità con chi ha rappresentato la vera continuità con il fascismo, la riproposizione di leggi e di metodi propri di quel regime.

("NOI E I FASCISTI", L'antifascismo libertario dei radicali

a cura di Valter Vecellio, prefazione di Giuseppe Rippa - Edizioni di Quaderni Radicali/1, novembre 1980)

I radicali accoglieranno il senatore Plebe, transfuga da "Democrazia Nazionale"? A giudicare dalle conclusioni cui è giunto l'altro giorno il consiglio federativo del partito, la questione sta suscitando non pochi imbarazzi. Lo statuto dei radicali, com'è noto, afferma che le porte del partito sono aperte a tutti: se dunque l'"intrusione" del sen. Plebe riuscisse insopportabile alla base radicale, sarebbe necessario rivedere le norme statutarie. E infatti il consiglio federativo preannuncia l'apertura di un dibattito sullo statuto: ma è da ricordare che qualsiasi innovazione in tal senso potrebbe essere apportata soltanto da un congresso straordinario.

La mozione approvata (una seconda mozione, molto più dura nei confronti di Plebe è stata respinta), afferma che "né all'interno né all'esterno del partito si possono utilizzare le capriole politiche e le stravaganze futuristico-culturali del sen. Plebe, che ha accettato di militare per cinque anni nelle file del fascismo e dei sicari dell'on. Almirante, dopo essere stato per 15 anni uno dei maggiori esponenti della cultura frontista". Il sen. Plebe - continua la mozione - non potrà "inquinare o stravolgere l'immagine del partito radicale". Il significato ultimo di queste affermazioni non è del tutto chiaro: si tratta di un "Non" all'ingresso di Plebe? Parliamone con Marco Pannella.

Domanda: "Allora, avete deciso di chiudere il portone? Questo Plebe proprio non lo volete?"

Risposta: "E dove sta scritto? Rispondere con un ``No'' a Plebe è impossibile. Per due motivi. Il primo è che Plebe non ha ancora fatto domanda d'iscrizione; né sappiamo se mai la farà. Il secondo è che nessun organo del partito può, a norma di statuto, rifiutare una nuova iscrizione".

D.: "Che significato ha, dunque, la mozione approvata dal consiglio federativo?".

R.: " Si tratta di un giudizio politico fortemente sfavorevole a Plebe. Non si tratta, comunque di un ``No'': così, almeno, come la intendo io".

D.: "Se plebe farà regolarmente domanda d'iscrizione, che cosa succederà?"

R.: "Gli dovranno dare la tessera. Il nostro statuto non prevede volutamente, né consigli dei probiviri (nessuno può essere espulso per nessun motivo) né organismi addetti all'accettazione delle domande. E' una caratteristica del nostro partito".

D.: "Come mai, allora, una mozione di questo tipo, che non si può certamente dire entusiasta nei confronti di Plebe?"

R.: "Mi sembra evidente che uno statuto libertario come il nostro crei degli imbarazzi anche all'attuale dirigenza radicale del consiglio federativo. Tutta questa storia, comunque è una tempesta in un bicchier d'acqua. Essere e fare i radicali non è solo una questione di volontà, e nemmeno galloni statutari: è un problema di capacità. Staremo a vedere nel partito - oltre che nell'azione del sen. Plebe - quale contributo di crescita verrà a tutti noi dal dibattito in corso".

D.: "Di che tipo sono gli imbarazzi di cui parla?"

R.: "Il nostro è un partito che è cresciuto molto negli ultimissimi tempi. I vecchi militanti erano perfettamente consapevoli dei vantaggi e dei pericoli che comportava un simile statuto; i nuovi hanno una sorta di comprensibile timore. Essere costretti per statuto a dare la tessera anche a Saccucci o ad un Pelosi non è cosa da niente. Alcuni sono imbarazzati: magari sono coloro che si lasciano impressionare solo da questo episodio, e poi non si occupano del digiuno che Spadaccia e la Aglietta stanno portando avanti contro la censura e la menzogna del regime".

D.: "Lei prima ha parlato di "un contributo di crescita". In che senso consiste?"

R.: "Volevo dire che "l'incidente" Plebe può essere occasione di crescita fra noi, un mezzo di riflessione sulle differenze esistenti fra il nostro statuto libertario e quello ottocentesco, degli altri partiti. Certo, abbiamo uno statuto un po' folle: se domani in un nostro congresso Berlinguer, Almirante e Moro mandassero un numero di loro rappresentanti superiore al numero dei nostri delegati, potrebbero impadronirsi del partito: perché da noi ci si può addirittura iscrivere in congresso. Eppure, nonostante i pericoli, nonostante le sue totali aperture, l'unico partito extraparlamentare italiano che non abbia inquinamenti né infiltrazioni è proprio il nostro. Su queste cose bisogna meditare."

D.: "Concludendo, se Plebe ve lo chiederà, lo accetterete fra di voi?"

R.: "Certo. Questo non impedirà che si dia una valutazione politica su di lui: come ha fatto nella sua mozione il consiglio federativo".

("Resto del Carlino", "Nazione", 14.2.77, intervista a cura di Giovanni Sarafini)

 
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