di Alberto Savinio(da "Nuova Enciclopedia", Adelphi, Milano)
SOMMARIO: Una raccolta di scritti sull'antifascimo libertario dei radicali: riconoscere il fascismo vuol dire capire quello che è stato e soprattutto quello che può essere. Troppo spesso dietro l'antifascismo di facciata si copre la complicità con chi ha rappresentato la vera continuità con il fascismo, la riproposizione di leggi e di metodi propri di quel regime.
("NOI E I FASCISTI", L'antifascismo libertario dei radicali
a cura di Valter Vecellio, prefazione di Giuseppe Rippa - Edizioni di Quaderni Radicali/1, novembre 1980)
Uomo moralmente, intellettualmente e quasi fisicamente negativo, la cui negatività si traduce in ostilità, in odio, in volontà di distruzione di tutto ciò che è positivo. Per queste sue qualità il fascista si avvicina al delinquente e finisce per costituirne col delinquente un solo e medesimo tipo umano. La differenza tra fascista e delinquente sta in questo, che mentre il delinquente è isolato e solitario - e questa solitudine è il suo dramma, il suo eroismo, la sua poesia - il fascista è un delinquente collettiva e "sociale". Il fascista isolato perde la sua qualità di fascista, la sua forza di delinquente "svapora" ed egli diventa apparentemente un uomo innocuo - un uomo qualunque. Bisognava scoprire il significato segreto del fascio come simbolo, ossia della unione necessaria perché la criminalità possa operare.