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Lettera Radicale - 15 dicembre 1983
Bancarotta Made in Italy

SOMMARIO: La denuncia dell'indifferenza dei governi e delle forze politiche nei confronti della voragine del debito pubblico italiano che ha superato i 400 mila miliardi. La responsabilità di Craxi e del Pci. Senza un intervento immediato il debito aumenterà a livelli intollerabili con il rischio di bancarotta dello Stato.

(LETTERA RADICALE, dicembre 1983)

L'anno politico si chiude con l'approvazione della legge finanziaria e del bilancio 1984 dello Stato. Sono atti fondamentali del governo e del Parlamento, che in passato hanno rivelato le peggiori carenze, incapacità e degenerazioni del sistema dei partiti.

Cos'è cambiato quest'anno con il governo Craxi? Una novità c'è: il Parlamento, che in passato non riusciva mai ad approvare in tempo i 2 ddl e doveva quindi ricorrere all'esercizio provvisorio, quest'anno riuscirà a vararli entro il 31 dicembre.

Ma è un progresso puramente formale: per il resto, la manovra economica del governo è una finzione, che non incide sui problemi più gravi e non rispetta neanche i limitati obiettivi che si propone.

Le cifre della legge finanziaria sono in gran parte arbitrarie, fissate più per esigenze di immagine (il "rigore") che per ragioni obiettive. Gli stessi esponenti della maggioranza hanno dichiarato in Parlamento che non saranno rispettate. Il famoso "tetto" del disavanzo per il 1984, ad esempio, che il governo ha fissato in 95 mila miliardi, secondo il relatore di maggioranza in Senato, Carollo (Dc), sarà almeno di 105 mila miliardi.

Riguardo al problema principale -- l'enorme debito pubblico di 400 mila miliardi -- la legge finanziaria, invece di alleviarlo, lo aggrava. Sicché si operano tagli alle spese essenziali -- sociali e di investimenti --, non per attuare riforme o risanare la finanza pubblica, ma solo per mantenere una situazione in costante peggioramento.

Quest'anno gli interessi passivi sul debito superano i 57 mila miliardi, contro i 43 mila del 1983. Se aggiungiamo i rimborsi prestiti (più di 50 mila miliardi, contro i 19 mila dell'83), ricaviamo che ben 108 mila miliardi di lire sono ipotecati dal debito pubblico: un terzo della spesa totale dello Stato.

Questo punto rivela quanto sia fasullo il "rigore" dei repubblicani o dei liberali, che approvano ad occhi chiusi questa legge, o della stessa Confindustria, che oggi elogia la manovra del governo. Per forza: il governo gli assicura il taglio dei salari e delle pensioni. Gli assicura il sostegno agli investimenti tradizionali (a favore dell'industria militare, dell'industria elettromeccanica e nucleare, ecc.) e la difesa dei profitti parassitari che crescono sui guai del paese: l'inflazione, il debito pubblico, la crisi delle abitazioni, la crisi sanitaria... In compenso, il governo Craxi appare indisponibile ad ogni scelta politica nuova: per esso, come per i precedenti governi, le priorità tradizionali del bilancio non si toccano.

Ma su questo punto cade anche la pretesa del Pci di costituire un'alternativa all'attuale maggioranza. Ha condotto l'opposizione in Parlamento contro la legge finanziaria ignorando di fatto il problema del debito pubblico e limitandosi a una difesa (sempre più velleitaria) dello Stato assistenziale e dell'occupazione industriale. Alla fine, si è accontentato di qualche miliardo di più ai comuni (che, per inciso, continuano a spendere senza seri controlli e senza responsabilità).

Quel che sfugge a tutti i partiti è il rischio imminente della bancarotta dello Stato e la loro incapacità di evitarla. La nuova legge finanziaria conferma infatti che la macchina dello Stato non regge più neanche a livello economico, la spesa pubblica è incontrollata, quindi il governo non è in grado di governare.

Questa crisi totale della manovra economica si salda e si intreccia con la crisi generale delle istituzioni e dei partiti. Siamo dunque in una fase di grave pericolo per la democrazia.

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Quanto ci costa il debito pubblico

400 mila miliardi

Il debito pubblico ha superato quest'anno i 400 mila miliardi di lire. Lo ha riconosciuto il ministro Goria in Commissione Bilancio al Senato.

Il fabbisogno di cassa per il 1984 (il famoso "tetto") fissato nel programma di governo in 80 mila miliardi, passato a 90 mila nella relazione previsionale che accompagna la legge finanziaria, è già salito a 95 mila nel testo della finanziaria approvato dal Senato. Ma gli stessi ministri economici, esponenti della maggioranza e studiosi vari stimano che toccherà almeno i 105 mila miliardi di lire.

Il deficit complessivo di Iri, Eni ed Efim è di 56.800 miliardi .

INTERESSI PASSIVI

1978 9.149 miliardi

1979 11.232

1980 16.293

1981 21.241

1982 31.775

1983 43.073

1984 57.216

INTERESSI PASSIVI E RIMBORSO PRESTITI

1978 11.624 miliardi

1979 23.540

1980 29.500

1981 29.142

1982 58.126

1983 62.089

1984 108.165 (33,52% della spesa totale dello Stato)

 
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