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Mauro Ezio, Mieli Paolo - 9 dicembre 1986
L'ultima capriola radicale
La parola d'ordine è: per avere più iscritti non fermarsi di fronte a nulla.

La Aglietta "converte" il suo parrucchiere, Rutelli conquista 11 deputati socialisti e un sardista, ma anche il suo abituale vicino alla stadio - Un "ricatto di massa" ad amici e simpatizzanti nel quale numero fa premio su tutto.

di Ezio Mauro e Paolo Mieli

SOMMARIO: La cronaca delle iniziative non convenzionali dei radicali per raggiungere l'obiettivo dei diecimila iscritti posto come condizione per evitare lo scioglimento del Pr.

(LA STAMPA, 9 dicembre 1986)

ROMA - "A che punto siamo?" A qualunque ora del giorno e della notte, Marco Pannella tasta attraverso il telefono il polso del partito radicale, suggerendo, approvando, sgridando, inventando. Poi scompare, fino alla prossima telefonata. Ieri, all'una del pomeriggio, la centralinista del partito, che tiene davanti a sè il prospetto aggiornato all'ultimo iscritto, gli ha detto che i nuovi radicali erano 57, per un totale di 7826. L'ultima iscrizione, è andata a prenderla in Via Valli, direttamente a casa di un simpatizzante che non aveva voglia di muoversi, il Radical pony: uno di quei dieci militanti in motorino che rispondono al telefono rosso di pronto intervento per i radicali più pigri.

Dietro ognuna di queste tessere (ne mancano ancora 2174, di qui alla fine dell'anno, per evitare l'ultimatum dello scioglimento che il partito si è fissato) c'è un percorso politico, spettacolare, simbolico assolutamente inedito per la scena italiana. Inseguimenti, appostamenti, intromissioni sfacciate, suppliche e preghiere; ma anche tecniche da porta-a-porta, uso scientifico di indirizzari computerizzati, visite a domicilio da commessi viaggiatori della politica, ripescaggio metodico dei radicali in sonno, che avevano firmato un giorno per un referendum e oggi sono bombardati di telefonate, nel più massiccio tesseramento telefonico che si sia mai visto.

Insomma, l'ultima gigantesca capriola radicale, un partito disposto a mettere in scena la sua stessa morte, pur di richiamare attenzione alla sua politica: non c'è neanche il tempo di fermarsi a riflettere, per accorgersi che questa campagna di sopravvivenza sta cambiando i connotati del partito, la sua base sociale, il suo futuro.

La parola d'ordine è: non fermarsi di fronte a nulla, le risposte sgarbate, le situazioni ridicole, le brutte figure, gli inevitabili equivoci, i reclutamenti impossibili. Gianfranco Spadaccia ("Sono il più timido di tutti, questa impresa per me è difficile due volte") ha tesserato il suo sarto, il veterinario che per dieci anni gli ha curato il cane, il corrispondente di Esquire che era andato a intervistarlo. Adelaide Aglietta ha "convertito" il suo parrucchiere e il padrone del negozio in cui acquista le borse, più dieci avvocati torinesi, che hanno ceduto soltanto alla fine di una cena iniziata alle nove di sera e finita a notte fonda. Francesco Rutelli ha conquistato 11 deputati socialisti, un liberale, un sardista, tre intellettuali della "nuova destra" e persino il suo abituale vicino di destra sulle poltroncine dello stadio Olimpico, alle partite casalinghe della Lazio.

Emilio Vesce, dopo aver facilmente convinto 116 carcerati (tra cui Alberto Franceschini, Norma Adriani, Maurice Bignami, Mara Nanni) ha trovato un osso duro nella suocera, che alla fine ha accettato la tessera, invitandolo a considerarla il suo regalo di Natale.

La più stakanovista è Emma Bonino. Ha tempestato di telefonate ministri e personalità di tutto il mondo, conosciuti nella sua attività di eurodeputata, e una sera, dopo una non-stop telefonica attraverso tre Continenti, l'operatore del "170", esausto, le ha annunciato che si sarebbe iscritto anche lui. E' piombata a Bra, la città in cui è nata e dove la madre funziona come sua "filiale" privata, tesserando quelli che chiedono di lei, ha partecipato ad una cena del Rotary e ha portato via una ventina di tessere. Infine il colpaccio: a Premiatissima, dopo aver ballato una polka, un tango e un boogie-woogie (tassa indispensabile per tenere un fervorino radicale al pubblico di "Canale 5") ha iscritto i tre ballerini suoi patner, l'addetto stampa, il maestro di ballo, il fotografo di scena, il produttore della trasmissione con sua moglie. Non contenta, nel viaggio di ritorno a Roma, in aereo, ha agganciato e tesserato seduta stante due passeggeri.

Ma è nel campo dello spettacolo che la mietitura ha avuto più successo. Maria Teresa Cinti Nediani per due mesi non ha fatto altro che scovare numeri riservati di attori, cantanti, registi più o meno famosi per poi diventare più assidua, insistente e testarda di un ammiratore fanatico. Qualche volta, anche lei ha commesso un errore: i numeri telefonici di Vittorio Gassman e Giulio Bosetti che aveva in mano erano vecchi, ma a forza d'insistere ha convinto chi rispondeva - l'attore Andrea Occhipinti e un anziano pensionato - ad aderire almeno loro al partito. Si è beccata anche qualche no, più o meno secco: da Valentina Cortese, perchè il marito è cacciatore e lei non vuol fargli un dispetto, da Franco Califano, da Antonello Venditti (che però ha versato un contributo), da Ave Ninchi ("Io non mi occupo di politica") e da Bobby Solo, che dopo un lungo tira-e-molla ha deciso di versare un obolo, però sotto falso nome. In compenso, ha fatto miracoli con personaggi di ogni tipo: Eugene Ionesco, contattato attrave

rso il pittore Piero D'Orazio, Lindsay Kemp, conosciuto anni fa in una pizzeria davanti al Teatro Parioli, Michele Pantaleone, che ha addirittura aperto una sezione radicale a Villalba, Sandra Mondaini, che ha deciso anche per Raimondo Vianello, Ilona Staller, che già nel '75, quando non era ancora Cicciolina, aveva raccolto firme per l'aborto, Carlo Giuffrè, che ha anche regalato l'iscrizione a un amico.

Ugo Tognazzi si è visto in fotografia sui giornali, come neo-iscritto, a fianco di Piromalli e per una settimana i radicali non sono più riusciti a trovarlo: quando è riemerso dall'arrabbiatura, ha iscritto anche la moglie e il figlio.

Nomi grossi e nomi piccoli finiscono insieme nei due personal computer Ibm del partito, che ha schedato 60 mila indirizzi, con tutti coloro che almeno una volta nella loro vita si sono avvicinati al pr, magari soltanto con una firma. In cambio, il centro di calcolo sta incominciando a consegnare allo stato maggiore radicale la nuova fotografia del partito, ogni giorno più diversa da quella tradizionale. Oggi, la fascia di età più forte, tra i radicali, è quella dai 31 a 40 anni (28 per cento), seguita da quella tra i 21 e i 30 anni (24 per cento): ma il 10,5 per cento del nuovo partito ha più di sessant'anni.

Le categorie più rappresentate sono, nell'ordine, impiegati, studenti, insegnanti, pensionati e casalinghe. "Tra le nuove tessere ci sono 200 avvocati, quasi 50 giornalisti, più di 200 medici - dice Giovanni Negri, il segretario -. Tra la gente che ci ha spedito iscrizione e assegno ci sono rappresentanti del ceto medio, vecchio e nuovo, grafici, pubblicitari, uomini del terziario. La realtà è che il partito dei diecimila iscritti, se ci arriveremo, sarà per forza una cosa diversa dal vecchio partito di duemila persone. Anche il gruppo dirigente ne sarà influenzato e trasformato". Era già accaduto dieci anni fa. "Allora, subito dopo la vittoria del divorzio - ricorda Gianfranco Spadaccia, uno dei leader storici - passammo in un colpo solo da 170 a mille iscritti".

Allora, fu una battaglia civile a far fare il salto. Questa volta, il numero fa premio su tutto, in uno sforzo politico economico come il pr non aveva mai conosciuto, nel primo ricatto di massa giocato da un partito ai suoi elettori e simpatizzanti. Un miliardo di spesa (gli spot sulle reti di Berlusconi sono gratis in cambio dell'intervista esclusiva concessa da Tortora qualche mese fa) tra inserzioni sui giornali e stampe di volantini e volantoni, come le 700 mila copie spedite a tutti i firmatari del referendum sulla giustizia, le 15 mila copie della Domandina, la rivista per carcerati, i sei pacchi di coccarde, i 2 mila poster. In più, 10 mila manifesti con la rosa radicale a terra, e i petali sparsi: vanno bene anche in caso di sconfitta.

 
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