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Stanzani Sergio - 12 febbraio 1988
Relazione del Segretario del Pr al Consiglio Federale di Bruxelles

SOMMARIO: Le ragioni interne e i motivi esterni che hanno portato alla scelta transnazionale; il progetto e il programma del partito transnazionale; l'obiettivo finanziario dei quattro miliardi di autofinanziamento; la campagna per gli Stati Generali dei popoli d'Europa; i diritti umani e il partito dei refuznik; lo scontro con i totalitarismi dell'Europa dell'Est; la lotta allo sterminio per fame; il diritto e l'ecologia.

Care e cari compagni, amici carissimi, anzitutto un saluto e un benvenuti!

Il primo segretario del partito - al quale spetta il compito di convocare la prima riunione del Consiglio Federale - può oggi dare legittimamente, a pieno titolo, qui a Bruxelles, come ospite, il benvenuto a tutti voi - io, italiano, anche a voi compagni belgi - come legittimamente e a pieno titolo avrebbe potuto darlo a Roma o in qualsiasi altra città o paese.

E' questa una considerazione che ho fatto al momento di accingermi a prendere la parola per dare inizio ai vostri, ai nostri lavori e che ritengo esprima sinteticamente, ma efficacemente, la nuova condizione nella quale ci troviamo dopo il Congresso di Bologna.

La mozione approvata, anche se non ha conseguito l'assenso dei tre quarti dei votanti e non è quindi vincolante per gli iscritti, ha già prodotto in me un profondo mutamento, più significativo di quanto potessi ritenere quando, in Congresso, presi la parola per accettare la candidatura. E' istintivo, come primo segretario di questo partito, sentirmi parte di una realtà trasnazionale, sentirmi qui, in un paese che non conosco, tra voi, che siete per più della metà nati e cresciuti in paesi diversi dal mio, come se fossi in Italia, a Roma o a Bologna.

Mi auguro che il sentire in me questa mutata dimensione politica nella quale devo e dobbiamo operare, mi sia, ci sia di aiuto, per superare le difficoltà che si interpongono al conseguimento degli obiettivi fissati dalla mozione: costituire e dare consistenza e credibilità ad un partito che, per primo, ha deciso di essere trasnazionale.

Un conto è avvertire la dimensione in cui sentiamo di dover agire, un altro è quello di riuscire a conquistare con i fatti, giorno dopo giorno, questa nuova e diversa realtà, riuscendo anche a conoscerla, interpretarla, governarla.

LA SCELTA E' DEFINITIVA, SENZA RITORNO

La scelta che abbiamo fatto al Congresso è una scelta a mio parere definitiva, senza ritorno. E' una scelta sofferta da parte del gruppo dirigente e di molti compagni, una scelta che, pur avendo la sua origine in analisi e valutazioni svolte ed effettuate dal partito e che si sono protratte nel tempo, non è stata tuttavia - forse - ancora avvertita e compresa in tutta la sua importanza.

Io capisco le perplessità e le esitazioni di quei compagni che da anni lottano in Italia, spesso con impegno, dedizione e risultati positivi incredibili, e per i quali affidare l'esistenza del partito alla dimensione transnazionale, appare come il dover riporre il futuro del partito e il proprio di iscritti nelle mani di "altri", quasi che il trasnazionale impedisse loro la prosecuzione della lotta e dell'impegno politico.

Sono onestamente e sinceramente convinto che così non sia.

LE RAGIONI INTERNE

La scelta, la dimensione trasnazionale è una necessità per il partito e nel partito proprio per quei compagni, che sono tra i più vicini, tra i più "legati" alla nostra storia, ai nostri valori. E' la sola strada che può assicurare la "continuità", la possibilità di proseguire anche in Italia la lotta politica senza essere "sconvolti" o "annullati" dalle condizioni, dai limiti, dai vincoli che ci vengono imposti dalla partitocrazia, da un regime che trova nel Partito Radicale il solo ostacolo con capacità di lotta e di iniziative autonome e che quindi, proprio per questo "deve" essere eliminato, sfigurato nei propri connotati, stravolto nella propria identità.

Mi sorregge un'altra convinzione.

MOTIVI ESTERNI

La situazione del mio paese non è la conseguenza di una specificità isolata, ma è - a sua volta - anche il prodotto di fattori ed elementi che oggi, nel nostro tempo, sono all'origine dell'impossibilità di risolvere nodi essenziali entro "confini nazionali".

Se di questo non fossi convinto, non avrei mai accettato di candidarmi e di essere oggi il segretario del partito.

LA SFIDA AGLI "ALTRI"

Devo però subito aggiungere che in questa convinzione di fondo, di ordine generale, noi - e qui consentitemi di dire, tra virgolette, "italiani" - abbiamo ancora una volta lanciato una sfida e accettato una scommessa, il cui esito è, ancora una volta, come quando ci siamo posti in Italia l'obiettivo assoluto dei diecimila iscritti per la prosecuzione dell'attività del partito, affidato in gran parte ad "altri". Non possiamo infatti non avere sempre presente che la mozione sancisce, come essenziale, per l'esistenza del partito, l'iscrizione di almeno tremila cittadini non italiani entro il 1988. Quindi, cari compagni francesi, belgi, spagnoli, portoghesi, jugoslavi, greci, turchi ed israeliani, che oggi fate parte - e ripeto, siete in maggioranza - di questo Consiglio federale, non potete - a vostra volta - non avvertire la grande responsabilità che tutto questo comporta e che non può non coinvolgervi direttamente.

Le difficoltà sono enormi, lo sappiamo: abbiamo però tutti accettato l'impegno, lanciato la sfida, giuocato una scommessa; non dobbiamo, non possiamo che farvi fronte con convinzione e determinazione e con la ragionevole speranza di essere, alla fine, ancora una volta, vincenti.

Io ritengo che la maggioranza di noi sia consapevole del fatto che la scelta transnazionale è una scelta definitiva, senza ritorno.

LA PORTATA ED IL RISCONTRO ESTERNO DELLA SCELTA.

La sua portata è stata invece volutamente o stupidamente sottovalutata dagli osservatori italiani. Questo però non è avvenuto per una significativa parte della stampa internazionale, dalla Spagna alla Turchia, dalla Jugoslavia al Portogallo, oltre che, in Europa, per numerosi ed importanti ambienti politici e culturali.

IL PROGETTO ED IL PROGRAMMA

A chi - e sono tanti - mi chiede quale sia il progetto del partito, rispondo, ripetendomi con convinta testardaggine: il partito trasnazionale.

Non riesco a comprendere come sia possibile esprimere in modo più chiaro ed incisivo il significato progettuale della nostra decisione.

Cosa vi può essere - mi chiedo e vi chiedo - di più e di diverso che esprima la forza e la portata, il valore, la dimensione della nostra scelta, del nostro "progetto" politico, se non fare quanto sia necessario per assicurare, anzitutto in Europa, un partito che intenda operare con lo stesso simbolo, con gli stessi valori, con obiettivi comuni, con sintonia di interessi, in più paesi. Si potrà obiettare che questo "progetto" è utopico, di realizzazione improbabile, ma non credo che vi sia chi si senta di affermare che non sia un "progetto", che sia cioè impossibile.

Io sostengo, al contrario, che noi abbiamo il progetto, ma che dobbiamo definire il programma per la sua realizzazione, e non ritengo che questo sia un giuoco di parole.

Dedichiamoci quindi al più difficile, al cosa fare, a quello che ancora non abbiamo, nella consapevolezza però di quanto già abbiamo: per fortuna nostra, il progetto.

LA MOZIONE E LA CONCRETEZZA DEI SUOI OBIETTIVI.

Abbiamo anche la mozione. Una mozione, che da parte certamente autorevole, è stata definita "solo una dichiarazione d'intenti". Non sono stato in Congresso di quell'avviso e non lo sono neppure oggi.

L'OBIETTIVO FINANZIARIO.

Quattro miliardi di autofinanziamento e almeno temila iscritti fuori d'Italia, nonché la costituzione di primi, significativi nuclei associativi almeno in alcuni paesi europei, sono indicazioni a mio avviso estremamente precise. Credo sia a tutti evidente che non potremo mai raccogliere quattro miliardi di autofinanziamento, se non riusciremo a far sì che molte migliaia di italiani, anzitutto, si iscrivano al partito. Volendo, possiamo facilmente tradurre l'obiettivo finanziario fissato nella mozione in numero di iscritti, per giungere alla conclusione che se per il prossimo Congresso non saremo riusciti ad avere, nel complesso, almeno quindicimila iscritti, noi avremo certamente sancito il nostro fallimento: dodicimila iscritti in Italia vogliono dire meno di due miliardi. Aggiungendo a quest'importo quanto potremo assicurare al partito con tremila iscritti non italiani e con il contributo dei Gruppi parlamentari italiani ed europeo, si possono acquisire altri settecento milioni. Da questo semplice e r

apido calcolo mancano ancora millecinquecento milioni al conseguimento dell'obiettivo; li possiamo reperire o aumentando il numero degli iscritti o mediante altre iniziative.

APPELLO PUBBLICO AGLI IMPRENDITORI

Quali altre iniziative? Credo che in relazione alla possibilità di reperire il denaro necessario alla nostra attività, ci dobbiamo subito porre con chiarezza un problema: il ricevere, l'avere denaro da altri che non siano gli iscritti.

Io ritengo che il progetto del primo partito trasnazionale possa interessare gli ambienti economici e finanziari. E' questo un argomento delicato, ma che io intendo porre subito a voi e affrontare successivamente apertamente.

Penso che noi possiamo, dobbiamo rivolgerci direttamente agli imprenditori, invitandoli pubblicamente a prendere in considerazione la possibilità di finanziare per un anno il nostro progetto. Teniamo presente che le nostre difficoltà non sono unicamente di ordine economico, ma lo sono ancora di più di ordine finanziario: li spaventa, ci spaventa - ad esempio - l'idea di un "prestito" pluriennale al Partito Radicale Trasnazionale? Nel caso che questo risulti difficile o impossibile, un'altra ipotesi è quella di promuovere finanziamenti che corrispondano ad alcune parti del progetto.

GLI ISCRITTI

Da tutto ciò risulta evidente l'importanza essenziale dell'iscrizione.

La nostra scommessa è quindi ancora una volta affidata, come già ricordavo all'inizio, alla capacità do conquistare ed acquisire il consenso diretto dei cittadini. Per esperienza e per scelta sappiamo che questo parametro - l'iscritto - col quale più volte nella nostra storia abbiamo misurato la concretezza del nostro operare politico, è affidato alla capacità di iniziativa, al sapere individuare e scegliere motivi aggreganti di lotta politica, fino a ieri prevalentemente in Italia, oggi anche in Europa ed in altri paesi. E' questa una convinzione, un compito, che non possono essere solo miei e del gruppo dirigente, ma che devono essere scelta e convinzione di tutti gli iscritti al partito. Si tratta del primo immediato risultato concreto che ci compete realizzare, perché, come ebbi occasione di dire in Congresso, o il nostro progetto è patrimonio comune di tutti gli iscritti o non avremo possibilità alcuna di essere alla fine dell'anno in numero sufficiente, negli altri paesi e in Italia, per poter pret

endere di proseguire nella nostra attività di partito.

LE VERIFICHE: APRILE E GIUGNO; IL CONGRESSO STRAORDINARIO

Si pone quindi subito un primo problema: quello di verificare se quanto sapremo via via porre in atto è congruente con il risultato che dobbiamo conseguire. Ritengo quindi necessario porci dei traguardi intermedi, rispetto ai quali verificare per tempo la validità del nostro operato.

E' mia opinione che, se entro il mese di giugno non saremo riusciti a far iscrivere al partito almeno altri cinquemila cittadini italiani e mille cittadini degli altri paesi, le probabilità di un successo saranno già irrimediabilmente compromesse e ci si presenterà la necessità di convocare un Congresso straordinario. Per assicurarci ragionevoli probabilità di conseguire entro la fine di giugno questo traguardo, è opportuna anche una verifica intermedia, con scadenza che mi pare ragionevole collocare alla fine di aprile: per tale data tremila nuovi iscritti in Italia e almeno cinquecento - seicento nuovi iscritti all'estero sono, a mio avviso, necessari per poter proseguire con buone probabilità di successo.

E' un'ipotesi che vi sottopongo e sulla quale ritengo dobbiate intervenire con attenzione ed impegno per prendere una decisione.

L'ipotesi è tra l'altro fondata su una considerazione: gli effetti della nostra iniziativa possono ripercuotersi con maggiore rapidità in Italia che non negli altri paesi, dove è più lento il lavoro d'impianto e investimento, necessarie premesse di un'efficace campagna d'iscrizione; naturalmente è una considerazione opinabile e anche su di essa è necessaria la vostra valutazione.

IL PATRIMONIO DEL PARTITO E I SEI TEMI DELLA MOZIONE

Come ho già detto, tutti sappiamo che l'iscrizione al partito è la conseguenza dell'iniziativa e dell'azione politica. La mozione ci fornisce sei temi sui quali orientare il nostro impegno ed indirizzare le nostre energie: sono temi che richiamano la tradizione, la storia, le lotte del partito.

Ancora una volta ripeto la mia convinzione, che il patrimonio acquisito dal partito in trentadue anni di attività, inserito nella prospettiva offerta dal progetto transnazionale, sia già di per sè elemento mobilitante; sono ovviamente consapevole che il richiamare tale patrimonio, certo, non è di per sè sufficiente a realizzare, a rendere operante il partito transnazionale.

LA CONFERENZA-CONVEGNO SUL PARTITO TRASNAZIONALE

La validità di per sè pregiudiziale e progettuale della scelta trasnazionale non ci esime, comunque, dal farne oggetto immediato di dialogo e di comunicazione, non solo all'interno del partito, ma anche con e tra quanti siano a noi vicini o abbiano interesse alla nostra esistenza e quindi al nostro successo. Il problema è già stato posto dal presidente del partito, Bruno Zevi, che ha suggerito di organizzare una conferenza-convegno dal titolo: "Trasnazionale perché, come, con chi?", nella quale coinvolgere ed interessare direttamente in Italia politici, parlamentari, intellettuali, anzitutto dell'area laico-socialista, per aprire il dibattito sull'attualità e la prospettiva del partito trasnazionale.

Bruno Zevi, con la collaborazione di Gianfranco Spadaccia e Maria Teresa di Lascia, si è assunto il compito di realizzare quest'iniziativa, che mi auguro sarà attuata a Roma entro la prima metà del mese di marzo. Sono previste 4/5 relazioni di esponenti radicali e 10/12 comunicazioni "esterne".

Un aspetto di rilievo di quest'iniziativa è costituito dal fatto che la conferenza-convegno, una volta realizzata in Italia, potrà essere facilmente trasferita in latri paesi come base di una più ampia discussione ed illustrazione del perché "il partito trasnazionale".

FATTORI DI SCELTA PER IL PROGRAMMA

Si pongono alla comune attenzione alcuni fattori che possono favorire le scelte necessarie per definire un programma.

IL "CARATTERE" DELLE CAMPAGNE

Il primo elemento è costituito dall'esigenza che io avverto di puntare essenzialmente su campagne di iniziativa e di lotta la cui validità sia recepita come tale in tutti i paesi in cui possiamo ed intendiamo operare. Credo infatti che lasciar spazio e dedicare parte consistente delle poche risorse di cui disponiamo a motivi di lotta che possono certamente configurarsi congeniali alle esigenze di un determinato paese, ma non di altri, sarebbe un errore. Anche su questo aspetto, rispetto al quale probabilmente non dispongo di elementi di giudizio sufficienti, attendo il vostro giudizio ed il vostro contributo.

IL SEMINARIO DEI GRUPPI PARLAMENTARI

Un secondo fattore, che sia pure in termini meno diretti, potrà contribuire alla scelta delle priorità o a consolidarne l'efficacia, è costituito dai risultati della riflessione che i Gruppi parlamentari Federalisti Europei della Camera dei Deputati e del Senato in Italia e del Parlamento Europeo devono effettuare sul diverso orientamento da adottare per rispondere, in termini e modalità più adeguate, alle sollecitazioni che la scelta congressuale del partito esercita sul loro operare. I compagni parlamentari si sono già posto il problema di come e fino a che punto il parlamentare iscritto al partito che ha operato ed opera in questa legislatura in condizioni di autonomia - dovendo pur sempre rispondere, col proprio comportamento, dell'essere stato eletto in liste radicali e dell'essere iscritto radicale - debba farsi carico della scelta trasnazionale deliberata dal Congresso. In relazione a questo problema è già stato stabilito di riprendere una vecchia consuetudine e di tenere un seminario dei Gruppi d

i quattro giorni in località atta a favorire la massima concentrazione ed il massimo impegno. Il partito guarda a questo seminario come ad un momento di svolta dell'attività parlamentare, che non dovrà più essere indirizzata esclusivamente al rispetto delle priorità ed al soddisfacimento delle esigenze nazionali, ma dovrà essere anche disponibile ad assumere e a svolgere compiti di "servizio", secondo priorità ed esigenze dettate dalla necessità di conseguire gli obiettivi fissati per assicurare l'esistenza del partito: attendiamo con fiducia i risultati del seminario, certi di ricevere dai compagni parlamentari un contributo sostanziale per assolvere l'impegno comune. La preparazione del seminario è affidata ai presidenti dei Gruppi con l'apporto di Peppino Calderisi.

LE PRIORITA'

Ripeto che i tempi sono stretti e le risorse limitate. Quindi, anche rispetto ai sei temi d'interesse generale precisati dalla mozione, ritengo indispensabile stabilire delle priorità. L'estensione da essi coperta è tale che il considerarli tutti contemporaneamente sullo stesso piano ci porterebbe - inevitabilmente - ad una dispersione, a mio avviso, deleteria.

STATI UNITI D'EUROPA

Nello stabilire queste priorità, credo che vi siano ragioni evidenti e motivi consistenti e decisivi per collocare al primo posto il tema degli Stati Uniti d'Europa ed in particolare quelle iniziative che siano più direttamente volte a superare la crisi delle istituzioni comunitarie e lo "stallo" in cui si trova il processo d'integrazione politica della comunità europea.

Ritengo debba essere questo tema l'asse portante della nostra iniziativa, quello su cui far convergere il massimo della nostra attenzione e della nostra energia.

UN PRIMO SUCCESSO

In merito, possiamo già con legittima soddisfazione registrare un primo successo di non poco rilievo.

Molti di voi sanno della proposta avanzata da Pannella nell'immediata prossimità del Congresso di Bologna e volta a far prendere al partito l'iniziativa di convocare in una sede unica i membri del Parlamento Europeo e dei Parlamenti degli Stati che compongono la comunità, per eleggervi un co-presidente del Consiglio ed il presidente della Commissione. Alla proposta di Pannella, Roberto Cicciomessere ha dato seguito, predisponendo un documento e una mozione da sottoporre innanzitutto all'esame ed alla valutazione del Parlamento italiano. La mozione, mediante l'impegno di Francesco Rutelli e di Gianfranco Spadaccia e degli altri compagni parlamentari, ha raccolto 264 firme alla Camera e 120 firme al Senato; tra queste le firme di Piccoli, Martelli, Martinazzoli, Pertini, Saragat, Bobbio, Valiani, Colombo, Cariglia.

La mozione è stata presentata il 3 febbraio alla Commissione Esteri della Camera ed il 10 è stata approvata.

Questo risultato, forse insperato, è di evidente importanza e ci pone in condizione di proseguire con fiducia nell'iniziativa. La caratteristica di quest'iniziativa è quella di coinvolgere direttamente i parlamenti nazionali nel processo di costruzione degli Stati Uniti d'Europa, nel momento in cui appare evidente che né i Governi degli Stati membri e neppure lo stesso Parlamento Europeo hanno oggi la forza di attuare il progetto di Trattato dell'Unione, che Altiero Spinelli riuscì ad imporre nella scorsa legislatura al Parlamento Europeo.

GLI "STATI GENERALI DEI POPOLI D'EUROPA"

La proposta di convocazione degli "Stati generali dei popoli d'Europa" per l'elezione del presidente dell'Europa e del presidente dell'esecutivo comunitario, s'incontra infatti con l'esigenza sempre più sentita che l'Europa possa parlare con una sola voce e che due autorità di prestigio, che traggano la loro legittimazione direttamente dal Parlamento Europeo e dai Parlamenti nazionali, possano prevalere sugli interessi delle burocrazie nazionali e comunitarie che paralizzano ogni capacità decisionale del Consiglio e della Commissione.

Ipotesi simili sono state del resto avanzate in Francia dall'ex presidente della Repubblica Valery Giscard d'Estaing ("il faut donner un visage à l'Europe") ed attualmente è in corso di discussione, presso la Commissione istituzionale del Parlamento europeo, una proposta di relazione di Sutra De Germa, sull'argomento.

Accanto a questi obiettivi principali, si aggiunge da una parte la proposta, già fatta propria dal Parlamento europeo, di richiedere il conferimento di poteri costituenti e dall'altra una posizione tutta radicale relativa alla correlazione tra sicurezza e rispetto dei diritti civili e umani. L'ultimo punto ha per noi un particolare significato, poiché tende ad impegnare gli Stati membri della Comunità a destinare una percentuale (tendenzialmente il 2%) della spesa militare alla difesa dei diritti civili umani e in Europa, secondo quanto previsti dal Terzo Paniere degli Accordi di Helsinki, ponendo così la mozione per gli "Stati generali" in diretta relazione con il tema dell'"antitotalitarismo e dei diritti umani" previsto, come secondo punto, nella mozione approvata dal Congresso di Bologna.

Dell'iniziativa presa dai nostri parlamentari è già stata data notizia in Italia con un primo articolo apparso sul 'Corriere della Sera' del .... e nella conferenza stampa da me tenuta alla televisione italiana il...., noi dobbiamo insistere presso gli organi di informazione non solo in Italia per far conoscere all'opinione pubblica questa iniziativa e i primi risultati ottenuti e preparare, per quanto possibile, il terreno ai passi successivi.

LE DUE DIRETTRICI

La nostra azione deve ora proseguire - contemporaneamente - secondo due diverse direttrici: la prima, la più importante, è rivolta ai parlamentari degli altri Stati membri della Comunità, l'altra agli iscritti e ai cittadini, per coinvolgere il maggior numero di personalità del mondo politico, imprenditoriale, artistico e culturale di ciascun paese.

L'AZIONE DA SVOLGERE NEI CONFRONTI DEI PARLAMENTARI DEGLI STATI MEMBRI

Per attuare l'azione da svlgere nei confronti dei parlamentari, Roberto Cicciomessere ha già predisposto l'indirizzario e quant'altro è necessario per recapitare personalmente a ciascuno di essi, entro la prossima settimana, il testo della mozione, accompagnato da una lettera che ne illustri le finalità e richieda l'interessamento diretto di ciascuno nell'ambito della istituzione di cui fa parte. E' bene qui ricordare che si tratta nel complesso di far recapitare il documento ad oltre diecimila persone. Con l'occasione richiederemo anche ai parlamentari di iscriversi al Partito trasnazionale, chiarendone l'importanza ed il significato, alla luce della decisione, valida non solo per l'Italia, che il Partito ha preso a Bologna, di non presentarsi alle elezioni e che fa venir meno ogni ostacolo all'iscrizione al Partito, dovuto a motivi di concorrenza con la forza politica o con il partito al quale ciascuno di loro già appartiene.

Effettuato il recapito del documento ai parlamentari, dovremo porre in atto le azioni necessarie per estenderne e consolidarne l'effetto: il gruppo dirigente - per parlarci chiaro, tutti noi - dovrà muoversi per procurare il maggior numero possibile di "contatti diretti" con i destinatari del documento, ovviamente seguendo criteri selettivi, atti a concentrare lo sforzo su coloro che sono i più disponibili o maggiormente in grado di incidere sul processo di aggregazione indispensabile per assicurare il successo.

E' necessario dividerci tra i vari paesi secondo criteri e secondo un'"agenda" che Gianfranco dell'Alba e Roberto Cicciomessere devono subito predisporre. Tutti coloro che saranno interessati a questa fase dell'iniziativa devono prevedere una loro permanenza in loco per un periodo che potrà variare da una a due settimane. Questa fase dell'operazione è probabile si protragga per tutto il mese di marzo.

Particolare attenzione dobbiamo rivolgere a quei paesi ove fino ad oggi le difficoltà sono state per noi maggiori nel prendere significativi contatti e stabilire alcuni validi punti di riferimento: penso alla Germania e alla Gran Bretagna, nonché all'Olanda e alla Danimarca. E' un problema che - tra l'altro - prescinde da queste iniziative e al quale ritengo debba dedicarsi in modo specifico Majid (Andrea Valcarenghi).

L'AZIONE DEGLI ISCRITTI PER GLI ISCRITTI

Con il concreto avvio dell'iniziativa per gli "Stati Generali", il Partito dovrebbe poter disporre anche di un primo elemento di supporto per l'acquisizione di nuovi iscritti: penso, ad esempio, alla costituzione, in Italia e negli altri paesi, di comitati per la raccolta di adesioni, possibilmente significative ed importanti, che potrebbero contemporaneamente promuovere azioni più specifiche per acquisire nuove iscrizioni.

L'AZIONE VERSO IL PARLAMENTO EUROPEO

Ritengo si debba promuovere anche un'azione nell'ambito del Parlamento Europeo, presentando e facendo votare una Risoluzione d'urgenza analoga a quella approvata dal Parlamento italiano. Anche questo è un compito che grava necessariamente su Gianfranco dell'Alba e sui parlamentari europei.

Alla fine di marzo o ai primi di aprile sarà possibile un primo bilancio; possiamo prospettare fin d'ora l'ipotesi di uno o più incontri o manifestazioni importanti, qui a Bruxelles e/o in altra sede.

GLI STATI GENERALI UNICA OPPORTUNITA' PER LA RIPRESA DEL PROCESSO DI UNIFICAZIONE EUROPEA

E' inutile sottolineare ancora una volta l'importanza di questa iniziativa, la cui rilevanza speriamo venga recepita anche da quanti altri sono realmente interessati all'unità europea: è la sola opportunità per tentare di riavviare il processo di riunificazione, proprio nel momento in cui, a livello comunitario, si sta consumando, sulle macerie di ciò che De Gasperi, Schumann e Adenauer ritennero di costruire per dar vita e vitalità alla loro, alla nostra speranza, la crisi più grave dal dopoguerra ad oggi.

L'AZIONE CONGIUNTA CON L'MFE E L'ASSOCIAZIONE DEI COMUNI D'EUROPA: IL REFERENDUM

A Roma in questi giorni abbiamo incontrato i responsabili del Movimento federalista europeo e dell'Associazione dei Comuni d'Europa, con i quali si è convenuto di arrivare a più precise intese per un'azione comune che persegua anche l'obiettivo del referendum consultivo sui poteri costituenti al Parlamento europeo: oltre all'azione in Parlamento per approvarne la legge istitutiva è prevista la raccolta delle firme necessarie per una proposta di legge di iniziativa popolare. Anche con l'auspicabile sostegno dell'Associazione dei Comuni d'Europa si può tentare di attivare un movimento a favore degli "stati generali" da parte di sindaci e amministrazioni comunali di ogni parte d'Europa. L'Associazione dei Comuni d'Europa ha anche previsto la raccolta da parte delle amministrazioni comunali e regionali aderenti di "quaderni di protesta e di proposta", che possono diventare il "contenitore" delle nostre, come di ogni altra iniziativa, per riattivare l'unità politica dell'Europa.

La proposta di legge d'iniziativa popolare offre l'occasione, in Italia, ai militanti, di scendere ancora una volta nelle strade e nelle piazze con i tavoli per chiedere adesioni e per raccogliere iscrizioni. Giovanni Negri ha l'incarico di predisporre entro la prossima settimana un preciso programma relativo a questa parte dell'iniziativa.

LE FASI SUCCESSIVE DEL PROGRAMMA

Non mi pare produttivo tentare di configurare le fasi successive del programma relativo a questo tema, perché inevitabilmente condizionate dai risultati che si potranno via via conseguire, di cui dovremo tenere conto e che oggi è impossibile prevedere. Dovremo pertanto predisporle tempestivamente col procedere dell'iniziativa.

PARTECIPAZIONE AL PROGRAMMA

Data l'importanza preminente che oggi riveste il tema degli Stati Uniti d'Europa e l'iniziativa per gli "stati generali", ritengo che lo svolgimento delle fasi già programmate e la definizione di quelle successive comporterà, oltre all'impegno già previsto di Gianfranco Dell'Alba, di Roberto Cicciomessere e di Giovanni Negri, anche quello di Emma Bonino e di Francesco Rutelli, nonché dei compagni residenti nei vari paesi e che facciano parte degli organi del Partito.

I DIRITTI UMANI ED IL "PARTITO DEI REFUZNIK"

Il tema che a mio avviso dobbiamo porci per secondo, così come è peraltro indicato nella mozione, è quello dell'antitotalitarismo e dei diritti umani. E' un tema che, con immediatezza, ci accomuna tutti, ponendoci direttamente in rapporto con il progetto transnazionale:la libertà della persona è inseparabile dalla concreta possibilità di cui ogni essere umano deve disporre per professare ed affermare le proprie idee e le proprie convinzioni.

D'altro canto il tema afferma un diritto che non ha e non può avere confini.

Ritengo utile qui aggiungere un'interpretazione che del tema ha dato Giovanni Negri: i diritti umani come "partito refuznik". La ritengo un'interpretazione felice: richiama con immediatezza una situazione reale, della quale il Partito si è occupato negli ultimi anni con impegno e con significativi risultati. Tuttavia il refuznik non è una condizione limitata e circoscritta all'Unione Sovietica, ove indubbiamente ha avuto ed ha un peculiare e specifico carattere: nel mondo, in Europa, vi sono altri milioni di refuznik, le cui condizioni non sono così peculiari ed altrettanto evidenti, ma non per questo meno vere e reali. Noi dobbiamo riuscire a farli emergere, tutti, ovunque si trovino. Giovanni propone un procedimento di adozione, mediante il quale riuscire a farne parte integrante del Partito. Per ora pochi esempi: Baghwan, refuznik lo è in molti paesi di diversi continenti (e questo, tra l'altro, è un obbligo che ci deriva da una precisa mozione approvata dal Congresso); Paula Cooper lo è diventata neg

li Stati Uniti, ove la pena di morte, applicata non ad una minorenne, ma ai delitti da lei compiuti in età minore, determinerebbe un crollo di credibilità alla lotta contro la pena di morte; lo è l'obiettore di coscienza Sawomir Dutkiewicz in Polonia; lo sono certamente gli zingari e gli emigrati (Turchi, Yugoslavi, Filippini, Algerini, Tunisini, "negri") in Europa.

IL "MANIFESTO" E LA ROSA DEGLI "ADOTTATI"

Dobbiamo individuare e comporre una rosa di nomi e cognomi, di persone le cui condizioni, eventualmente ignorate, abbiano significato e rilevanza particolari, tali da poterne fare motivo di diritto, per il diritto, a livello e con risonanza transnazionale, rosa che il Partito si impegna a "liberare", a recuperarne cioè il diritto negato entro il 1988. Ritengo che Giovanni debba assumere il compito di preparare un "manifesto degli adottati", di predisporre le ricerche per l'individuazione e la composizione della "rosa" ed il programma per il lancio di questa iniziativa da sottoporre all'esame del Consiglio federale nella sua prossima riunione.

LA NONVIOLENZA

Qui mi si consenta una digressione, solo apparente:

Il ricorso da parte del partito alla nonviolenza. Mi è obbligo dirvi che questo è un argomento di fronte al quale io mi sento sgomento, sprovveduto e disarmato; non fa parte della mia storia e, forse, neppure della mia cultura, ma è parte della storia e della cultura del Partito ed io debbo affrontarlo. Il Partito, tutti noi, dobbiamo riproporci l'argomento ed affrontare, con prudente determinazione, l'impiego della nonviolenza come metodo di lotta.

Io, ripeto, non ne sono in grado, eppure sento di dover sollecitare tutti voi ad una attenta e profonda riflessione in merito: vi sono fra noi compagni, da Roberto a Gianfranco Spadaccia, da Adele ed Emma ad Adelaide, fra i meno giovani, da Francesco a Olivier, da Sandro Ottoni a Paolo Pietrosanti a Ivan Novelli, tra i più giovani, a molti altri e, certo ho dimenticato il nome di qualche compagno che più e prima di altri doveva essere menzionato - lo prego, non me ne voglia - che hanno praticato con Pannella e dopo Pannella, la nonviolenza, in momenti cruciali nella storia di questo Partito: è da loro, da uno di loro che attendo l'iniziativa di questa riflessione, per aiutarmi, per aiutarci, a comprendere se, quando, in quali termini e con quali modalità il Partito possa e debba ricorrervi.

LO SCONTRO CON LE ISTITUZIONI TOTALITARIE DELL'EUROPA DELL'EST

Riprendendo il tema dei "diritti umani", credo di richiamare a questo punto l'esigenza prospettata da Giovanni Negri nella sua relazione al Congresso, raccolta successivamente da altri in più di un'occasione, di alzare il livello dello scontro con le istituzioni totalitarie dei paesi dell'Europa dell'est. Questa esigenza appare ancora più necessaria in presenza di accordi fra USA e URSS sugli armamenti nucleari e sulle aree di crisi che implicitamente affossano il significato degli Accordi di Helsinki, trasferendo la vertenza sui diritti civili sul piano delle reciproche concessioni. Le promesse di democrazia e di libertà della perestrojka e della glasnost sembrano poi aver soddisfatto pienamente l'opinione pubblica occidentale.

Vi è quindi la necessità di una iniziativa di grande risonanza nell'opinione pubblica internazionale che metta alla prova la reale consistenza del presunto processo di democratizzazione dei paesi dell'Est.

E' questo un aspetto che deve essere oggetto di attenta e meditata riflessione e che ha in Antonio Stango la persona capace di affrontarlo con le dovute cautele e con adeguate proposte che, una volta definite, dovrebbero attuarsi, al più tardi, entro il mese di settembre. Lo studio della legislazione dei paesi dell'est e l'individuazione di norme che possano in qualche misura legittimare la nostra iniziativa, potrebbero essere elementi utili per rafforzarne la portata ed il significato.

Stabilito questo orientamento, Stango dovrebbe anche provvedere a che si realizzi un più stabile e continuativo collegamento con i movimenti dissidenti dei paesi dell'est, anche al fine di considerare l'eventualità di assumere iniziative comuni in occasione del ventennale della repressione della "Primavera di Praga" che cade nel prossimo mese di agosto.

GLI IMMIGRATI

In Italia, può inoltre prospettarsi l'ipotesi di affrontare con l'aiuto dei Gruppi parlamentari, una battaglia che assicuri agli immigrati il diritto di votare nelle elezioni amministrative, dopo cinque anni di residenza, anche se privi di cittadinanza. E' un'iniziativa che può essere proposta anche ad altre forze politiche e sindacali, ed in particolare dalle Acli a CL, dalla Caritas a Mani Tese.

Sempre per quanto riguardo l'Italia è da ricordare che il Governo dispone oggi di un'agenzia per i diritti umani che è dotata quest'anno di un finanziamento di cinque miliardi a seguito dell'intervento del Gruppo parlamentare Federalista Europeo della Camera attuato in occasione dell'approvazione della legge finanziaria.

YUGOSLAVIA

Per quanto riguarda la Yugoslavia è possibile collegare l'attività nel settore dei diritti umani con una iniziativa, prospettata da Sandro Ottoni, e rivolta a sollecitare e favorire l'adesione di questo paese alla Comunità Europea. Si tratta di un'iniziativa che dovrebbe consentire di operare all'interno di questo paese per raccogliere adesioni sia mediante la costituzione di una lega tra intellettuali yugoslavi, sia raccogliendole per le strade con i tavoli.

BAGHWAN

Particolare attenzione è necessario avere per mettere subito in moto le azioni più opportune per l'attuazione di quanto stabilito nella mozione congressuale in merito al diritto di movimento e di accesso di Baghwan almeno in Italia.

ALTRE IPOTESI DI LAVORO

Altre ipotesi di lavoro potrebbero prospettarsi con specifico riferimento al settore dei "Diritti umani", in relazione alla possibilità di diffondere nei paesi dell'Est materiale scritto, stabilire collegamenti telematici ed effettuare trasmissioni radiofoniche. Si tratta di aspetti quanto meno problematici di cui bisogna valutare anzitutto la fattibilità e verificarne l'eventuale realizzazione nel quadro complessivo di assegnazione delle risorse.

LE ISCRIZIONI

Per queste iniziative, se realizzate, particolare cura dovrà essere dedicata all'informazione ed al coinvolgimento dei militanti per poter raccogliere il maggior numero di iscrizioni.

PARTECIPAZIONE AL PROGRAMMA

Nel promuovere e coordinare queste attività, Antonio deve potersi avvalere sia del risultato del lavoro affidato a Giovanni Negri, in relazione alla "rosa" degli adottati, sia dell'apporto di quei compagni che abbiano già acquisito dirette e significative esperienze: penso - ad esempio - a quanto ha fatto Emma Bonino in e per Israele, Dupuis e Pietrosanti in Polonia, Ivan Novelli per Paula Cooper e a quanto avviato da Ottoni in Yugoslavia.

GLI ALTRI QUATTRO TEMI DELLA MOZIONE

Più problematica è la definizione di una priorità tra gli altri quattro punti enunciati nella mozione.

Mentre per il tema europeo e per quello relativo ai "diritti umani" è stato possibile individuare alcune ipotesi di lavoro abbastanza precise e definite, che se non costituiscono ancora un vero e proprio programma, ci consentono di stabilire obiettivi e scadenze parziali, ma significative, per quanto riguarda gli altri quattro temi, l'individuazione di obiettivi d'azione e delle relative scadenze è, allo stato, più difficile. Si tratta - in massima parte - di soddisfare esigenze conoscitive o di creare condizioni preliminari alle possibili iniziative.

LA LOTTA ALLO STERMINIO PER FAME

Per quanto riguarda lo sterminio per fame, noi dobbiamo fare i conti con il sostanziale fallimento di anni e anni di lotta radicale in Italia ed in Europa.

In Italia siamo riusciti in pochi anni a quasi decuplicare gli stanziamenti per i cosiddetti aiuti allo sviluppo, ma ciò che speravamo e volevamo - il rovesciamento, attraverso l'impegno straordinario dell'Italia, alla filosofia della cooperazione con i paesi in via di sviluppo che ponesse al primo posto la difesa della vita e i bisogni delle popolazioni - non si è realizzato. La legge per l'intervento straordinario dell'Italia è scaduta ad impegno tecnico per l'indifferenza politica del Governo e dei principali partiti.

UN DIVERSO APPROCCIO, SUL PIANO EUROPEO

Come per gli Stati Uniti d'Europa, noi dobbiamo ora trovare un approccio diverso per riprendere con efficacia questa lotta sul piano europeo. Fra di noi il dibattito è appena iniziato. Come punto di partenza disponiamo:

1) di una certa credibilità ancora spendibile in Italia;

2) del patrimonio dell'azione di Food and Disarmament International, che ha fatto approvare in Belgio una legge simile a quella italiana ed ha operato per il varo di iniziative legislative analoghe in Francia (la legge è sottoscritta da molti parlamentari, sostenuta da migliaia di sindaci, ma sostanzialmente bloccata dal Governo) e in Spagna, dove vi sono favorevoli prospettive;

3) della disponibilità dell'attuale presidente dell'OUA (Organizzazione per l'Unità Africana), Kaunda, che è uno dei dodici Capi di Stato firmatari del Manifesto di Roma della primavera '86 contro lo sterminio per fame, a venire in maggio in Europa, per denunciare lo stato di crisi dei rapporti tra Europa ed Africa, alla vigilia dell'assemblea dell'OUA.

Si potrebbe partire da quest'ultima scadenza per riproporre e rilanciare una nostra iniziativa e proposta. Questa presuppone tuttavia, da una parte, una nostra documentazione ed analisi quantitativa e qualitativa del fallimento della politica della cooperazione, sia italiana sia europea; dall'altra alcune scelte teoriche di fondo sulle alternative che dobbiamo proporci.

Una politica nuova che affronti il problema della fame e del sottosviluppo, presuppone un positivo superamento dei rapporti attuali fra i paesi ex colonizzatori e paesi ex colonizzati, rapporti che costituiscono l'altra faccia, ugualmente negativa, del vecchio colonialismo e fanno sì che la mitizzazione delle indipendenze "nazionali" costituisca la migliore copertura delle peggiori forme di neo-colonialismo economico.

Contro questo stato di cose occorre invece coraggiosamente affermare la necessità del coinvolgimento politico degli Stati europei ed occidentali e comunque del nord del mondo nell'azione per lo sviluppo dei paesi del terzo mondo.

Si può procedere per due strade, che non sono in alternativa fra loro:

1) una può essere quella di forme di adozione fra singoli Stati europei e singoli Stati africani, con forme di compartecipazione diretta dei primi allo sviluppo dei secondi;

2) un'altra potrebbe essere la proposizione all'intera Comunità europea di una sorta di "piano Marshall", analogo a quello che gli Stati Uniti d'America attivarono a favore dei popoli sconfitti d'Europa e dell'intero continente europeo al termine della seconda guerra mondiale; un piano che l'Europa potrebbe attuare per suo conto in Africa avvalendosi della cooperazione dell'Associazione CEE-Paesi ACP (Africa-Caraibi-Pacifico) e proporre agli Stati Uniti, al Canada e alle Nazioni Unite anche per l'Asia e per gli Stati dell'America Latina.

Si tratta, come vedete, di alcune premesse sulle quali sono appena avviate la riflessione ed il dibattito.

L'ANTIPROIBIZIONISMO E LA LOTTA CONTRO LA CRIMINALITA'

Per quanto riguarda l'antiproibizionismo e la lotta contro la criminalità, dovremo poter contare sull'organizzazione di un grosso convegno internazionale da tenersi entro il mese di giugno a Roma o a Bruxelles, convegno al quale si stanno dedicando i compagni del CORA, l'Associazione che si è costituita a Roma per sviluppare iniziative coerenti con gli obiettivi del partito e che ha in Marco Taradash il punto di riferimento.

IL TEMA DEL DIRITTO

Il tema del diritto e della difesa dei principi dello stato di diritto è attualmente affidato al lavoro ed all'iniziativa di Mario De Stefano con la collaborazione di Sergio D'Elia. Si tratta anche qui di una fase di ricerca, che ha tra i punti di maggior interesse: a) la definizione di uno "spazio giuridico europeo" in contrapposizione al tentativo degli apparati di costruire uno "spazio giudiziario europeo";

b) una serie di iniziative e di campagne per tentare di creare: un processo penale europeo fondato sul sistema accusatorio, la "Carta dei diritti dei detenuti", per dare maggiori poteri alla Corte europea dei diritti dell'uomo e per il varo di una "Carta europea delle minoranze".

L'ultimo argomento è di estrema attualità in un'Europa che deve affrontare il problema dell'integrazione dei milioni di non-europei ed in cui si manifestano sempre più razzismi e nazionalismi.

L'ECOLOGIA

E' opinione abbastanza diffusa che il tema ecologico non possa più essere limitato ad argomenti, quali la caccia e il nucleare, che, pur avendo avuto nel partito il primo sostenitore, sono ormai diventati patrimonio, almeno in Italia, di molte altre forze politiche.

L'ozono potrebbe costituire un terreno idoneo per la nuova iniziativa radicale in questo settore. In merito, si potrebbe anzitutto predisporre una proposta di legge che regoli in modo adeguato l'impiego delle sostanze che ne producono la distruzione. La proposta dovrebbe essere predisposta per i primi di marzo e presentata al Parlamento italiano, per costituire poi la base per la raccolta di firme in primavera.

L'azione militante dovrebbe trovare adeguato supporto presso i mass media, con l'obiettivo di una marcia per l'ozono. A questo proposito, è da tener presente che dovrebbe essere prossima la discussione presso il Parlamento Europeo di una proposta di risoluzione predisposta dalla Commissione Ambiente sullo stesso argomento. Quest'iniziativa potrebbe contribuire al lancio della campagna di iscrizioni.

E' importante conoscere se questo argomento può costituire motivo di interesse e di mobilitazione anche in altri Paesi.

Accanto a quest'iniziativa, e contemporaneamente, il partito dovrebbe con urgenza acquisire documentazione e sviluppare adeguati contatti con ambienti scientifici per approfondire altri argomenti quali la desertificazione, l'inquinamento agricolo e delle acque, le piogge acide.

 
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