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Vigevano Paolo - 16 febbraio 1989
Relazione di Paolo Vigevano al CF di Strasburgo

SOMMARIO: Il tesoriere del Partito Radicale, in seguito alle delibere approvate dal precedente consiglio federale di Gerusalemme con le quali si affidava al tesoriere e al segretario "il mandato di compiere gli atti amministrativi necessari alla chiusura del partito sulla quale il XXXV· Congresso si dovrà pronunciare, e a costituire una Fondazione "per l'affermazione dei diritti fondamentali della persona nello spirito dei principi che ispirano od hanno ispirato l'azione del PR", illustra lo stato di attuazione delle delibere.

Care compagne, cari compagni

questa è la prima relazione scritta che, come tesoriere del partito, vi sottopongo disgiunta da quella del segretario. Questo è stato possibile grazie al lavoro non solo di Sergio e mio, ma della intera segreteria, che alla vigilia di scelte cruciali per tutto il partito ha assicurato a segretario e tesoriere un apporto che mai si era espresso in forma collegiale come in questa occasione.

In attuazione di quanto deliberato dal Consiglio Federale a Gerusalemme, e del mandato che ci era stato affidato dal partito, ci siamo dati due obiettivi, oltre a quello di rendere possibile in termini di risultato di bilancio la chiusura del partito: quello di assicurare la conservazione del patrimonio di strumenti necessari all'attività politica, quali soprattutto la Radio Radicale, nonché quello di individuare le condizioni tecniche che consentano, dopo la chiusura, il costituirsi di una nuova entità, nella quale l'area della presenza istituzionale e del finanziamento pubblico siano nettamente distinte dall'area del partito, per garantire che l'esaurirsi progressivo della presenza istituzionale non comprometta la nascita di questo nuovo soggetto.

Abbiamo tentato quindi di delineare le premesse perché possa costituirsi uno strumento, che non sia una mera trasformazione di sigle, ma che possa garantire la continuità della vicenda politica radicale, senza essere costretto da quei vincoli strutturali ed economici che, soprattutto a partire dalla presenza istituzionale hanno condizionato, condizionano e quindi rendono impossibile la crescita e perciò l'esistenza del partito radicale di oggi.

La mozione di Gerusalemme

Questa fase del nostro lavoro ha come punto di partenza la deliberazione del Consiglio Federale di Grottaferrata, quando il partito ha affidato a segretario e tesoriere il mandato di "preparare anche la chiusura del partito", mandato che è stato precisato e delimitato dal Consiglio federale a Gerusalemme, che ci ha incaricato di "disporre tutti gli atti amministrativi e finanziari necessari o idonei a pervenire alla chiusura del partito secondo le norme del codice civile che regolano la liquidazione delle associazioni non riconosciute, con mandato esplicito a realizzare e liquidizzare ogni e qualsiasi bene e attività comunque disponibile da parte del partito;" e inoltre di provvedere "a destinare ogni attività del partito - anche già acquisita o da acquisirsi - al pagamento di ogni debito comunque gravante sul partito e ciò anche in deroga ad ogni altra precedente deliberazione del Consiglio Federale o del Congresso che abbia diversamente disposto specie per quanto attiene alle somme derivanti dal finanziame

nto pubblico". La stessa delibera ci affidava inoltre l'incarico di costituire una fondazione alla quale successivamente, su mandato del congresso, assegnare l'attivo risultante dalla chiusura del bilancio del partito radicale.

L'attuazione che sino ad oggi abbiamo dato a questa mozione è stata limitata rispetto all'ampiezza dei compiti e dei poteri che ci aveva conferito, tanto è vero che non abbiamo venduto né la sede, né la radio, né le televisioni. E questo, grazie al fatto che, nonostante l'estrema difficoltà economica e finanziaria in cui abbiamo dovuto assicurare l'esistenza del partito, e in cui il partito versa tutt'ora, siamo riusciti ad assicurare condizioni che consentono ancora di rendere possibile l'attuazione del mandato che voi ci avete affidato senza dover ricorrere a dolorose liquidazioni e chiusure. Il che non significa assolutamente che siano migliorate complessivamente le condizioni in cui il partito versa, ed anzi sono ulteriormente e gravemente peggiorate.

Il disavanzo alla fine di dicembre '89 e alla fine di marzo.

Fino a tutto il mese di dicembre, la situazione economica e finanziaria si è mantenuta sotto controllo. Questo risultato, è stato assicurato nonostante i 750 milioni in meno raccolti nella campagna di autofinanziamento promossa a Grottaferrata e continuando a garantire nella sostanza la possibilità d'iniziativa politica del partito. Il programma iniziale di attività, anche se in parte modificato, non è stato interrotto e le attività del partito sono proseguire senza incontrare di fatto nella disponibilità finanziaria preclusioni tali da snaturarne il significato e la portata: le inadeguatezze riscontrate nel programma realizzato nel corso dell'anno sono in effetti da attribuire a fattori diversi da quello finanziario, che è stato affrontato e risolto con una composizione di costi mutata rispetto a quella prevista inizialmente e mediante altri apporti finanziari.

D'altro canto era inevitabile che l'aggiornamento del congresso a fine marzo originasse nuovi e maggiori oneri, col rischio di compromettere seriamente una situazione economica e finanziaria orientata e predisposta a rispondere adeguatamente all'eventualità della chiusura nei primissimi giorni del 1989.

Alla fine di dicembre 1988, prescindendo dall'esposizione con gli istituti di credito, (dal debito residuo della campagna elettorale 1987) e dai debiti e crediti che possiamo definire interni, nei confronti cioè della società proprietaria della nuova sede, nei confronti della radio e del settore televisivi, il bilancio del partito, come consolidato di quello del finanziamento pubblico e quello propriamente del partito, costruito sulla base di elementi attendibili, anche se non definitivi, si chiude con un disavanzo delle partite correnti di 350 milioni, dovuto essenzialmente ai debiti coi fornitori. Si tratta cioè delle spese relative al "normale" svolgimento dell'attività politica del partito.

Questo disavanzo, inferiore a quello registrato alla fine del 1987, realizza una di quelle condizioni poste a Gerusalemme nell'eventualità della chiusura al congresso di gennaio.

Alla fine del prossimo mese di marzo, ovviamente il bilancio del partito presenterà una situazione diversa, tale tuttavia da non costituire impedimento formale all'adozione di un'eventuale decisione di chiusura. A tale data il saldo passivo delle partite correnti (i fornitori) arriverà a 1200 milioni, con un incremento di 850 milioni rispetto a quello della fine di dicembre, disavanzo che sarà tuttavia coperto dal saldo attivo tra le partite di debito e di credito interne.

Tutto ciò premesso, il bilancio consolidato del partito e del finanziamento pubblico al 31 marzo di quest'anno chiuderà nel complesso con un attivo di quasi 50 milioni, che, come si è detto, può consentire la chiusura e quindi la liquidazione.

L'aumento al 31 marzo del disavanzo passivo delle partite correnti per 850 milioni, è dovuto non solo ai costi di gestione relativi al primo trimestre del 1989, ma anche a quelli relativi a due riunioni del Consiglio Federale (Trieste Bohinj e Strasburgo), costi questi, tutti, non previsti e non prevedibili a Gerusalemme. L'aumento del disavanzo, causato da questi costi aggiuntivi, non influisce sul risultato del bilancio che, come si è detto, chiude in attivo, ma incide pesantemente sul fabbisogno finanziario, sia per quanto concerne il primo trimestre dell'anno che, successivamente, per l'eventuale fase di liquidazione.

I rapporti con gli altri soggetti "interni".

Per avere un quadro completo della situazione è necessario prendere in considerazione anche i rapporti che intercorrono tra il partito, il suo bilancio - sia del partito che del finanziamento pubblico -, e gli altri soggetti che concorrono a comporlo e, tra questi, in particolare, il rapporto con Radio Radicale.

Per quanto riguarda i "Gruppi Parlamentari", il rapporto con il partito consiste essenzialmente nell'utilizzo del 10% del finanziamento pubblico, che la legge consente loro di trattenere, nonché nel Centro d'Ascolto e nell'IRDISP, che sono stati quest'anno interamente a carico del gruppo della Camera.

In relazione all'acquisto della sede, che è stato effettuato dalla Torre Argentina Immobiliare s.p.a. (T.A.I.), in quanto il partito, non avendo personalità giuridica, non lo poteva fare direttamente - era prevista la corresponsione da parte del partito alla società di un affitto di importo pari alle rate del mutuo (210 milioni l'anno); per il 1989, in attesa della sistemazione dei locali, la "TAI" farà fronte alle rate del mutuo con il provento della vendita della biblioteca (360 milioni); allo stato, il provento di questa vendita è stato utilizzato dal partito e costituisce pertanto un debito a suo carico; da parte sua la "TAI" - in relazione all'acquisto della sede - ha peraltro un debito di 800 milioni col partito e di 227 milioni con la società titolare di Teleroma 56 e del settore televisivo.

Il rapporto con la società proprietaria di Teleroma56 e del settore televisivo (IRTA s.r.l.) è quello più semplice: la società, oltre al credito di 227 milioni che vanta nei confronti della "TAI s.p.a.", vanta anche un credito di 523 milioni nei confronti del partito, dovuto alle anticipazioni effettuate in occasione delle elezioni del 1987.

Il rapporto con il "Centro di Produzione s.r.l.", che è l'impresa radiofonica editrice di Radio Radicale è quello più complesso e, per l'entità delle cifre, anche quello che grava maggiormente sul fabbisogno finanziario di tutta la situazione che interessa il partito.

La situazione di Radio Radicale pone, oggi, anzitutto il problema relativo alla corresponsione dei contributi conseguenti la legge per l'editoria: si tratta di 6 miliardi relativi agli anni 1986, 1987, 1988 dei quali sono stati erogati solo i 2 relativi all'86, mentre la domanda per quelli relativi all'88 deve essere ancora presentata e verrà presa in esame dagli uffici competenti solo dopo il 31 marzo '89. Il contributo relativo al 1987, che invece avrebbe dovuto essere incassato almeno entro l'88, a tutt'oggi non è stato ancora erogato. L'onere passivo risultante per Radio Radicale, dovuto alle anticipazioni richieste alle banche (2.500 milioni) al 31 marzo 1989 è di 350 milioni. La responsabilità di tale onere è da attribuire in parte alla legge stessa che prevede l'erogazione dei contributi nell'anno successivo a quello di competenza e quindi costringe comunque i beneficiari dei contributi a finanziare la propria attività attraverso anticipazioni bancarie, e in parte ai gravissimi ritardi nell'applicazio

ne della legge stessa. La conseguenza di questa legge e di questo modo di applicarla è che anziché rimborsare, come recita la legge "il 70% dei costi e comunque una cifra non superiore ai 2 miliardi" gli oneri bancari comportano per Radio Radicale un incremento dei costi del 7% ovvero una riduzione dell'importo del contributo effettivo a 1.650 milioni.

A quest'onere si aggiunge quello conseguente alla mancata applicazione delle riduzioni tariffarie relative a corrente elettrica e telefono.

Si tratta di una questione di indubbia rilevanza, anche politica, dalla quale si stanno occupando sotto il profilo giudiziario Mauro Mellini e Mario De Stefano.

Le conseguenze di queste inadempienze sono determinanti ed immediate sul fabbisogno di Radio Radicale.

I fabbisogni finanziari.

Nel primo trimestre del 1989 Radio Radicale presenta un fabbisogno finanziario, non coperto dalle entrate del periodo, di oltre un miliardo, al quale non è possibile far fronte se non mediante un'ulteriore anticipazione bancaria di almeno 600 milioni, da accendere sul contributo dell'editoria relativo al 1988. Non è possibile però ottenere questa anticipazione se non viene prima corrisposto il contributo relativo al 1987.

Le iniziative politiche e di informazione svolte in queste ultime settimane hanno fatto sì che è oggi da prevedere per la fine di febbraio l'erogazione del contributo relativo al 1987, e quindi l'anticipazione da parte delle banche sarebbe ottenibile entro la fine di marzo.

Non è quindi ancora del tutto escluso il rischio che Radio Radicale debba chiudere prima del congresso.

L'eccezionale gravità della situazione economica e finanziaria di Radio Radicale è peraltro una condizione più generale che è conseguenza dell'ammontare del costo annuo complessivo (5 miliardi anche per l'89), nonché del passivo fino ad ora accumulato. Al 31 marzo 1989 infatti il bilancio della radio, non considerando i debiti "interni", nei confronti del partito, farà registrare un saldo passivo di 2.850 milioni.

Per quanto concerne il disavanzo finanziario della radio, nei primi tre mesi, anche se sarà possibile ottenere l'anticipazione di 600 milioni sulla legge dell'editoria, sarà comunque di 450 milioni, mentre nei nove mesi successivi, durante i quali è prevista un'ulteriore anticipazione dei contributi per l'editoria di 1.200 milioni, sarà di ulteriori 1.550, con un fabbisogno residuo complessivo di 2 miliardi entro l'anno.

Vediamo ora come la situazione di Radio Radicale viene ad incidere direttamente ed in misura preoccupante su quella del partito.

Al partito nel primo trimestre del 1989, sono necessari - incluso il pagamento della prima rata di mutuo per la nuova sede - 360 milioni, oltre le entrate prevedibili per il periodo. A questo disavanzo è possibile far fronte con una anticipazione effettuata da Teleroma 56 e dal settore televisivo.

Il partito, per poter pagare i fornitori, dopo la chiusura deve poter disporre dei crediti che vanta nei confronti degli altri soggetti, quali soprattutto Radio Radicale, per un importo di 800 milioni.

La liquidazione, inoltre avrà un suo costo, che potrà variare anche sensibilmente, dai 300 ai 500 milioni.

Si tratta in totale di un fabbisogno di 1.300 milioni.

I crediti che il partito vanta rispetto agli altri soggetti sono due e quello più consistente è relativo ai prestiti fatti a Radio Radicale. L'importo di questo credito è di 1.300 milioni, uguale a quello del fabbisogno necessario per tutte le operazioni di liquidazione e per poter concludere effettivamente la chiusura.

Ne consegue che il fabbisogno finanziario di Radio Radicale, nel periodo che va dal 31 marzo alla fine dell'anno, dovendo restituire al partito questo importo, sale in totale a 3.300 milioni.

Abbiamo visto che la possibilità concreta di effettuare la chiusura è condizionata dalla disponibilità finanziaria che Radio Radicale può avere solo se posta in condizione da parte del partito di usufruire dell'anticipazione del finanziamento pubblico del 1990. Al netto del 10% trattenuto dai Gruppi Parlamentari, la quota annuale del finanziamento pubblico che spetta al partito è di 2.950 milioni: si tratta di un importo ancora inferiore di 400 milioni al fabbisogno necessario.

A questo residuo si potrebbe far fronte nel secondo semestre dell'anno, con un ulteriore prestito di 400 milioni da parte del settore televisivo.

Questa soluzione non consente solo la chiusura effettiva del partito, ma evita anche il fallimento di Radio Radicale, diversamente inevitabile entro l'anno.

Infatti il bilancio della Radio al 31 dicembre '89 presenterebbe un disavanzo di ben 3.600 milioni, anche tenendo conto degli ulteriori due miliardi del contributo della legge per l'editoria relativi al 1989. Con la soluzione prospettata, quella cioè di anticipare l'utilizzazione del finanziamento pubblico del '90, oltre ad assicurare la liquidazione dei debiti del partito, si riuscirebbe a ridurre il disavanzo della radio a 700 milioni di cui solo 300 verso creditori "esterni".

La chiusura. Radio Radicale e la fondazione.

Il ragionamento si qui svolto si è basato su due considerazioni di fondo:

- che Radio Radicale sia uno strumento essenziale per tentare di assicurare comunque in Italia una presenza radicale che quindi occorre garantire il massimo possibile di probabilità alla prosecuzione della sua attività;

- che vada salvaguardata la costituzione della fondazione mediante il mantenimento dell'appartamento acquistato per la nuova sede del partito, e di Teleroma 56 e Canale 66, per mantenere un punto di riferimento e di supporto per un impegno radicale.

Nel tentativo di individuare una soluzione possibile è stata presa in considerazione anche l'eventualità di vendere sia la sede che le televisioni, ma ci si è dovuti fermare di fronte ai seguenti elementi:

- la vendita della nuova sede procurerebbe un ricavo che, considerato il mutuo e gli altri prestiti, non sarebbe, da solo, sufficiente a far fronte al fabbisogno finanziario complessivo;

- la cessione delle emittenti televisive non può prescindere dal mercato, che - allo stato - non si presenta favorevole; e non si può nemmeno dimenticare che le televisioni contribuiscono anche ad assicurare alla radio i contratti pubblicitari necessari per la sua sopravvivenza;

- ultimo elemento è costituito dalla incompatibilità delle urgenze finanziarie di Radio Radicale con i tempi necessari per vendere e per disporre dei proventi di queste operazioni, sempre che si voglia evitare di svendere.

E' bene ribadire che queste sono le uniche ragioni che non hanno fatto scegliere la soluzione di alienare l'uno o l'altro o entrambi questi beni.

D'altro canto il percorso delineato in precedenza e le conclusioni alle quali si è pervenuti portano a richiedere ed ottenere l'anticipazione del finanziamento pubblico del 1990 prima del congresso. La disponibilità effettiva ed urgente di questa anticipazione è una condizione essenziale per il conseguimento dei risultati previsti.

L'accensione di un prestito bancario, prima del congresso, comporta tuttavia l'introduzione di un debito nel bilancio al 31 di marzo, e pertanto una chiusura con un passivo. Questa condizione, che non si sarebbe verificata se il congresso si fosse tenuto ai primi di gennaio, non è di per sé tecnicamente preclusiva della possibilità di chiusura, purché la delibera congressuale fissi una scadenza - irrevocabile - per la liquidazione, successiva al 31 gennaio 1990 e delimiti e determini, in modo preciso le attività da svolgere fino a quella data.

I tempi della chiusura.

La chiusura, oltre a quelli di carattere economico e finanziario pone dei problemi, che a questi sono comunque connessi che hanno riscontri politici più evidenti.

Essenziale è la considerazione da fare sui tempi necessari all'attuazione della delibera di chiusura.

Ipotizzare una chiusura immediata, all'indomani del congresso, significherebbe anche l'immediato trasferimento della titolarità dei benefici inalienabili e direttamente derivanti dalla presenza istituzionale, quale il diritto a presentare liste elettorali, il diritto a usufruire del finanziamento pubblico, nonché il diritto ai benefici della legge per l'editoria, su un nuovo soggetto quantomeno contestualmente costituito. Di conseguenza la decisione porterebbe inevitabilmente alla costituzione di un soggetto che di diverso dal partito radicale di oggi avrebbe solo il nome e pertanto renderebbe priva di senso la chiusura.

Per di più se le ragioni della chiusura del partito, sono anche quelle di determinare e favorire le condizioni per la costituzione di un nuovo soggetto, che sia anche altro rispetto a quello che oggi è il partito radicale, bisogna evitare che su questo nuovo soggetto vengano a ricadere, almeno per il tempo necessario al suo concepimento e alla sua crescita, quegli stessi problemi che sono diventati insuperabili per il partito radicale.

Occorre quindi che la delibera congressuale fissi una scadenza - irrevocabile - per la liquidazione, che limiti e delimiti, in termini precisi le attività da svolgere nel periodo che va dal congresso a quella data. In questa ipotesi non è prevista la convocazione di un nuovo congresso e neppure l'elezione del Consiglio Federale, ma unicamente la designazione di un "comitato esecutivo", mediante, se necessario una modifica statutaria.

C'è da tenere inoltre presente che, la delibera congressuale deve prevedere esplicitamente la possibilità di favorire la presentazione di una lista "altra", non di partito, altrimenti il "comitato esecutivo", che è organo preposto alla gestione della chiusura non potrebbe sottoscriverne la presentazione.

La fondazione

Restano ancora da esaminare due problemi: la fondazione e la destinazione delle iscrizioni, una volta deliberata la chiusura.

La mozione approvata dal Consiglio Federale a Gerusalemme dava mandato al Segretario e al Tesoriere anche "di dar luogo, con effetto immediato, ad una fondazione... demandando al primo segretario e al tesoriere l'esecuzione di tutte le procedure atte a costituire tale fondazione, a redigerne lo statuto, a indicare e nominare i fondatori nonché gli amministratori, a costituirne il patrimonio, nonché a stabilirne la sede".

In attuazione del mandato che voi ci avete conferito, grazie alla collaborazione del prof. Claudio Chiola, di Mario De Stefano e di Lorenzo Strik Lievers, possiamo disporre in questa sede di una bozza, ad un buon grado di elaborazione, sia dell'atto costitutivo che dello statuto. Nella stesura di questi documenti si è cercato di prefigurare una fondazione che non debba servire solo a garantire sul piano giuridico la corretta e trasparente gestione dei beni e delle proprietà dell'attuale partito radicale, ma che, a partire dalla consapevolezza della storia, delle lotte e dei progetti che il partito radicale ha saputo sviluppare negli anni della sua esistenza, "nella convinzione che tutto il possibile debba essere compiuto per salvaguardare il suo patrimonio di ideali e di metodi, di identità radicata nella memoria storica, nella teoria e nella prassi", alimenti e promuova "in tutte le forme possibili la continuità e lo sviluppo del patrimonio politico di metodi e finalità che è stato proprio del partito radic

ale, in coerenza con quanto affermato nel preambolo al suo statuto".

Per quanto concerne i temi sui quali la fondazione svilupperà la propria attività, si è cercato, ancora in una forma che va meglio precisata, di identificarne alcuni quali quelli della nonviolenza, della difesa e dello sviluppo dello stato di diritto, del superamento degli stati nazionali, della lotta allo sterminio per fame e al proibizionismo e del diritto all'informazione.

E' stata prevista anche una serie di strumenti dei quali la fondazione si potrà dotare che vanno da un centro di archivio e documentazione, alle emittenti radiofoniche e televisive, dall'agenzia telematica a pubblicazioni, e riviste.

Il patrimonio della fondazione sarà costituito innanzitutto dai simboli storicamente adoperati dal partito radicale, dal fondo assegnato dai fondatori, da contribuenti inclusi quelli provenienti da partiti e da formazioni elettorali, dai proventi della propria attività e da tutti i beni del partito radicale che residueranno dopo la sua liquidazione.

Questi documenti dovranno necessariamente essere ulteriormente definiti in tutte le loro parti per poter procedere prima del congresso alla loro formalizzazione e quindi alla costituzione della fondazione.

La destinazione delle iscrizioni.

L'ultimo problema che resta da affrontare e che allo stato attuale di elaborazione è aperto è quello relativo alla destinazione delle iscrizioni a partire dal giorno immediatamente successivo al congresso.

Allo stato attuale è un problema rispetto al quale non siamo in grado altro che di elencare possibili ipotesi di soluzioni, ferma restando la convinzione che il patrimonio politico rappresentato dagli iscritti, anche se numericamente esiguo, non deve essere disperso e deve continuare ad avere uno o più punti di riferimento, di promozione e di crescita.

Ci si potrebbe associare alla fondazione, per assicurare i servizi e le attività necessarie e garantire la continuità del patrimonio politico e storico del partito radicale. Ci si potrebbe associare a Radio Radicale, (questo però vale solo per gli Italiani) per assicurare anche attraverso l'autofinanziamento e l'iniziativa militante le risorse necessarie alla crescita e all'esistenza di un organo di informazione, che, o riesce a trovare nella propria storia, fatta anche di scelte autonome da quelle del partito radicale, le ragioni della propria esistenza e della propria crescita, oppure è condannato al progressivo e inconsapevole degrado.

Ancora, in via provvisoria, il congresso può affidare al "comitato esecutivo" il compito di raccogliere provvisoriamente le iscrizioni, fino a quando non si siano create le condizioni per l'insediamento di una fase costituente di un nuovo soggetto politico. In quest'ultima ipotesi spetta al congresso identificare già i requisiti, sia in termini politici che quantitativi e numerici per avviare la fase costitutiva del nuovo soggetto.

Il diritto di voto al congresso.

Passo ora ad esaminare un ulteriore problema che era stato posto nell'ultima riunione del Consiglio Federale a Bohinj, quello dei partecipanti con diritto di voto al prossimo congresso. Questo problema è stato posto dal rinvio di tre mesi del congresso e dalla contestuale apertura delle iscrizioni per il 1989. Si è creata così una disparità di diritti acquisiti tra coloro che si erano iscritti negli ultimi mesi dell'87 per il 1988, che verrebbero a partecipare con una sola iscrizione a due congressi ordinari, quello di Bologna e il prossimo, senza essere stati già iscritti per l'87, tra coloro che si sono iscritti nell'88, che avrebbero diritto con la loro iscrizione a partecipare solo al prossimo congresso e coloro che, iscrivendosi nei primi tre mesi del 1989, acquisiscono il diritto a partecipare a due congressi cioè al prossimo e a quello, se ci sarà, ordinario del 1989.

D'altra parte, precludere la partecipazione al congresso ai nuovi iscritti dell'89, o viceversa precluderla agli iscritti dell'88 che non abbiano già rinnovato la tessera per l'89 sarebbero scelte che comporterebbero, l'una la limitazione di un diritto difficilmente contestabile (quello degli iscritti '88 a partecipare al congresso per il quale si erano iscritti), l'altra comporterebbe una pesante limitazione ad una campagna di iscrizioni, già di per sé estremamente difficile.

La decisione pertanto che propongo di assumere è quella di consentire la partecipazione con diritto di voto al prossimo congresso a tutti gli iscritti per l'88 ed anche ai nuovi iscritti per l'89.

Andamento delle iscrizioni al partito radicale dell'89.

Infine, per quanto concerne l'andamento della campagna di iscrizioni in corso per l'89, c'è da registrare l'estrema difficoltà con la quale sta procedendo. Dall'8 di gennaio, data di inizio delle iscrizioni '89, ad oggi si sono iscritti al partito, pagando la nuova quota di iscrizione poco più di 400 cittadini, 140 dei quali non italiani e di questi oltre 100 dalla Jugoslavia, da dove nel corso dell'88 e nel primo mese dell'89 hanno aderito al partito radicale oltre 330 persone. Si tratta di una cifra superiore a quella registrata, in tutto il 1988, regioni italiane come l'Emilia Romagna, la Campania o la Sicilia.

Grazie ai cittadini jugoslavi le iscrizioni provenienti da paesi diversi dall'Italia sono circa un terzo di quelle complessivamente arrivate e circa la metà di quelle raccolte in Italia.

E' però l'andamento complessivo della campagna, soprattutto in Italia, che è stato fino ad ora assolutamente inadeguato.

E non vale a migliorare significativamente la situazione il fatto che non vengono considerati iscritti gli oltre 160 che hanno inviato nel corso dell'89, ancora le 146 mila lire di quota di iscrizione anziché adeguarla al nuovo importo, deciso dal Consiglio Federale. Infatti, se pure aggiungessimo queste iscrizioni a quelle già in regola per l'89, supereremmo di poco le 400 per l'Italia e le 550 in totale. C'è il rischio, o meglio, è molto probabile allo stato attuale che non si riesca a raggiungere per il congresso nemmeno la quota dei 1.000 iscritti.

Inoltre mentre in Italia la percentuale dei rinnovi di iscrizione è superiore al 90% delle iscrizioni arrivate, per quanto riguarda gli altri paesi invece, il rapporto tra nuove iscrizioni e rinnovi è inverso e le nuove iscrizioni rappresentano oltre l'80% di quelle arrivate. Al di fuori d'Italia la campagna di rinnovo delle iscrizioni non è nemmeno praticamente cominciata. Se è vero che questo fatto è comprensibile per le difficoltà che ben conosciamo di comunicazione, di collegamenti con gli iscritti al di fuori d'Italia, si tratta però di un problema del quale non possiamo non farci carico, e tentare, pur nei limiti delle nostre attuali possibilità di risolverlo nel breve tempo che ci separa dal congresso.

 
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