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Stanzani Sergio - 22 aprile 1989
35· Congresso di Budapest(8) Relazione del primo segretario
Sergio Stanzani

VIII.

LA LOTTA CONTRO LA CRIMINALITA' E LA DROGA.

LA PROPOSTA ANTIPROIBIZIONISTA DEL PARTITO RADICALE.

I COLPI DI CODA DEL PROIBIZIONISMO. LA SCELTA DI CRAXI.

IL COLLOQUIO DI BRUXELLES. LA COSTITUZIONE DELLA LIA

SOMMARIO: Nell'ottavo capitolo della relazione presentata dal Primo segretario del Partito radicale al Congresso di Budapest, Sergio Stanzani illustra i contenuti e le iniziative della campagna internazionale del PR contro il proibizionismo sulle droghe.

(35· Congresso del Partito Radicale, Budapest 22-26 aprile 1989)

Il Congresso ci aveva dato il mandato di riprendere e sviluppare con forza la lotta per l'abolizione del proibizionismo, il grande alleato e complice degli enormi profitti della mafia e della criminalità nel mercato della droga.

Le strategie proibizioniste non solo si sono rivelate impotenti a fermare la criminalità, ma ogni volta che sono state inasprite attraverso la repressione hanno contribuito a favorire lo sviluppo del mercato clandestino della droga e l'innalzamento dei profitti. E' grazie al proibizionismo che una sostanza che ha costi insignificanti ed avrebbe prezzi irrisori, consente, invece, profitti del 4.000 o 5.000 per cento, talmente alti da rendere indifferente ed inefficace ogni dissuasione repressiva, come ogni tentativo e sforzo di conversione delle colture programmato in sede internazionale.

Mafia e criminalità dispongono perciò di un monopolio clandestino, che consente di acquisire denaro liquido assolutamente pulito ed immediatamente rinvestibile, in una situazione nella quale la distribuzione della droga - come risulta dagli stessi dati delle autorità di polizia di tutto il mondo - è al 95% assolutamente libera ed incontrollata.

Come già è accaduto per l'alcool negli anni '30 negli Stati Uniti, la caduta del proibizionismo avrebbe tre effetti positivi: 1) priverebbe la mafia del mercato clandestino e quindi dei suoi profitti illimitati; 2) sottrarrebbe i consumatori dalla necessità di compiere in continuazione atti criminali per ottenere i mezzi necessari a comperarla e la società dai loro crimini; 3) riconquisterebbe allo Stato ed alla società, con la legalizzazione, il controllo farmacologico e sanitario della produzione, della distribuzione e del consumo.

Oggi possiamo registrare con orgoglio che, almeno in questo settore, il mandato che ci avete affidato è in gran parte stato raggiunto. Grazie ai compagni del CORA (Coordinamento Radicale Antiproibizionista) ed al sostegno finanziario e politico del partito radicale, il primo aprile scorso si è costituita la LIA (Lega Internazionale Antiproibizionista).

La costituzione della LIA è avvenuta come risposta ai colpi di coda del proibizionismo che, di fronte alla prova del suo fallimento, reagisce con un incrudimento delle sue strategie repressive e con un nuovo appello all'emergenza.

Il colpo di coda è partito dall'America, in una rincorsa demagogica fra due candidati che non avevano molto da dire ed è stato ripreso e trasferito in Europa dal leader del socialismo italiano, cioè proprio dal partito che in molte occasioni, nell'arco di un trentennio, nella politica dei diritti civili e dell'ordine pubblico, era stato l'interlocutore privilegiato dei radicali e spesso un loro alleato. Non potendo proporre, come in molti Stati americani, la pena di morte, Bettino Craxi ha proposto l'ergastolo per i trafficanti e la criminalizzazione dei consumatori e dei tossicodipendenti. Se questa politica passasse, si scatenerebbe una sorta di "guerra alla droga", con la conseguenza di avere una società in "stato di guerra". Ne sarebbe rafforzata ed inasprita la criminalità e ne sarebbero inasprite le pratiche poliziesche e repressive.

Anche in questo campo quel che più temiamo sono gli effetti di un'informazione drogata e a senso unico.

La costituzione della LIA è stata preceduta, nel settembre '88, dal Colloquio internazionale di Bruxelles, che ebbe queste conclusioni:

a) la legalizzazione della produzione, commercio e vendita delle droghe oggi proibite, dalla marijuana all'eroina, alla cocaina, avrà l'effetto di abbatterne il prezzo del 99%: le organizzazioni criminali saranno immediatamente escluse dal traffico;

b) sarà compito dello Stato fissare delle tasse adeguate per scoraggiare il consumo e garantire al tempo stesso la qualità delle sostanze, in modo da ridurne al minimo gli effetti dannosi per i consumatori, compresa l'infezione da Aids o altre malattie;

c) la condizione dei tossicodipendenti ne verrà immediatamente modificata, poiché non saranno più costretti - come oggi capita per moltissimi di loro - ad una vita violenta ed alla contiguità col mondo criminale ed il loro problema potrà essere affrontato dalla prospettiva più umana ed efficace, medica, psicologica o sociale;

d) la mafia internazionale subirà una sconfitta che neppure la coalizione di tutti gli eserciti dell'Est e dell'Ovest è oggi in grado di imporgli, perdendo d'un tratto la fonte essenziale della sua ricchezza e la causa della sua invincibilità;

e) spezzata la molla del profitto, cesserà improvvisamente la propaganda sotterranea che, attraverso centinaia di migliaia di venditori al dettaglio, è il più forte incentivo immaginabile alla diffusione delle droghe pesanti nella società ed all'aumento del consumo personale;

f) la legalizzazione cancellerà da un giorno all'altro la ragion d'essere di milioni di atti di violenza compiuti ai danni di persone per lo più deboli ed indifese;

g) libererà forze dell'ordine e magistratura dal peso di questi reati dando automaticamente ad esse efficienza e capacità d'intervento a tutela della sicurezza della cittadinanza;

h) renderà disponibili per campagne di dissuasione e per il recupero dei tossicomani somme enormi attualmente spese in un'inutile caccia all'uomo;

i) porrà termine alla situazione di "emergenza" internazionale che incide in modo sempre più lesivo sulle forme dello stato di diritto e che ha dato origine a leggi sempre meno rispettose dei diritti umani (a cominciare dalla reintroduzione della pena di morte in molti stati che l'avevano abolita), delle garanzie processuali, delle libertà processuali.

Al Congresso di costituzione della LIA, che ha avuto l'incoraggiamento ed il sostegno del premio nobel Milton Friedman, hanno preso parte circa cinquanta personalità provenienti dai seguenti paesi: Canada, Francia, Italia, Stati Uniti, Colombia, Spagna, Olanda, Venezuela, Bolivia, Gran Bretagna, Brasile, Svizzera, Belgio, Germania e Danimarca.

Presidente dell'organizzazione è stata eletta Marie Andree Bertrand, canadese, criminologa, iscritta radicale e vicepresidenti: Rosa Del Olmo, criminologa venezuelana, Remo Di Natale, giurista boliviano, Lester Grinspoon, psichiatra americano, Marco Pannella, Josè Luis Diaz Ripollez, giurista spagnolo, Ralph Salerno, ex poliziotto, americano.

La segreteria della LIA è formata da Peter Cohen, sociologo olandese, Georg Thamm, sociologo tedesco, Anthony Henman, antropologo brasiliano, Marco Taradash e Kevin Zeese, statunitense.

 
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