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Stanzani Sergio, Pannella Marco - 22 luglio 1989
VOGLIAMO ANCHE I RUSSI! I RADICALI SPIEGANO PERCHE' SLITTA A SETTEMBRE IL CONSIGLIO FEDERALE. APPELLO DI PANNELLA 'ALLA RUSSIA CON AMORE'. STANZANI CHIEDE D'INCONTRARE L'AMBASCIATORE.

SOMMARIO: Resoconto, fatto dal segretario del PR Sergio Stanzani in sede di conferenza stampa, delle ragioni per le quali il partito ha deciso di spostare a settembre la tenuta del suo Consiglio federale, già fissato a Strasburgo. Del C.F., infatti, fanno parte la cittadina sovietica Evghenia Debranskaja, iscritta radicale, ed altri cittadini sovietici. Nonostante le pressioni esercitate, le autorità russe non hanno ancora concesso alla Debranskaja e agli altri il passaporto. Il partito, con interventi di tutti i suoi leader, ha fatto invano tutti i passi possibili presso gli ambasciatori e direttamente a Mosca. Anche in vista del fatto che il prossimo CF "assumerà l'importanza di un vero Congresso straordinario", i radicali non intendono rinucniare alla presenza dei loro compagni russi.

Alla dichiarazione di Stanzani è allegato il testo dell'appello rivolto da M. Pannella all'opinione pubblica sovietica ("Alla Russia con amore!"): nel testo si danno informazioni sulla questione, e ci si augura che la stampa e i media sovietici vogliano darne diffusione adeguata; si rivolge poi un sollecito perché le autorità sovietiche lascino uscire dall'URSS i partecipanti al CF radicale, perché essi "vengano a svolgere il loro compito democratico". Si ringrazia infine il ministro degli Esteri, Andreotti, per la sua disponibilità.

(NOTIZIE RADICALI agenzia, 22 luglio 1989)

Roma, 22 luglio - N. R. - Sergio Stanzani, primo segretario del PR, il tesoriere Paolo Vigevano, il capogruppo Federalista Europeo di Montecitorio Peppino Calderisi, hanno illustrato questa mattina le ragioni del rinvio del Consiglio Federale del Partito Radicale.

Il CF, fissato a Strasburgo dal 26 al 31 luglio in coincidenza con l'apertura del Parlamento Europeo, viene fatto slittare al 2/7 settembre, nella stessa città francese.

Stanzani ha spiegato:

"Del Consiglio Federale del Partito Radicale fa parte quest'anno, a pieno titolo, una nostra compagna cittadina sovietica. Evghenia Debranskaja, iscritta al P. R. , ha avuto al Congresso di Budapest, al quale non aveva potuto essere presente, il maggior numero di voti dopo Pannella.

Quando abbiamo convocato il C. F. a Strasburgo per il 26 luglio ci siamo preoccupati di chiedere alle autorità sovietiche la concessione del passaporto per consentirle di partecipare. Uguale richiesta abbiamo rivolto per altre sei persone: due iscritti al P. R. , due deputati del Congresso dei Soviet (lo storico Afanasiev e il giornalista Horotich) , e due esponenti delle associazioni e dei giornali indipendenti Lev Timofeev e Sergej Grigoriants, invitati a partecipare al Consiglio Federale come osservatori data la rilevanza che nel nostro dibattito, dopo il Congresso di Budapest, sarà riservata alla situazione in URSS e ai processi di democratizzazione in atto in Polonia e in Ungheria per effetto della perestrojka.

Conoscendo la lentezza delle procedure, ho personalmente rivolto un appello al Presidente Gorbaciov perché sia Evghenia Debranskaja sia i nostri invitati fossero messi nella condizione di partecipare alla assemblea di Strasburgo. La lettera è stata consegnata contemporaneamente all'ambasciata di Parigi dal membro della nostra segreteria federale Duval e all'ambasciata di Roma dal senatore Strik Lievers e dal membro della segreteria federale Antonio Stango. Il 6 luglio l'ambasciatore sovietico a Roma, Lunkov, ha ricevuto il senatore Spadaccia che gli ha consegnato, oltre alle lettere inviate al presidente Gorbaciov, anche il testo della mia relazione al Congresso di Budapest, sottolineandone le parti riguardanti perestrojka e glasnost. Nei giorni scorsi un telegramma di sollecitazione è stato inviato da Pannella.

Poiché tuttavia a pochi giorni dall'inizio del CF non è ancora sicura la possibilità di partecipazione della Debranskaja, membro a pieno diritto del CF, e dei nostri invitati, abbiamo deciso, anche in presenza di altre difficoltà che tuttavia non sarebbero state determinanti, di rinviare a settembre (dal 7 al 12) il Consiglio Federale.

Abbiamo voluto tener conto infatti dei gravi problemi che il Presidente Gorbaciov ha dovuto in questi giorni affrontare ed anche della situazione di difficile e lenta formazione del nuovo governo sovietico. D'altra parte noi non intendiamo rinunciare alla partecipazione alla nostra assemblea dei cittadini e compagni dell'Unione Sovietica, che abbiamo voluto invitare, e della partecipazione di diritto del membro elettivo del nostro Consiglio Federale.

Non è necessario che io ricordi che si tratta di un partito e di un Consiglio Federale transnazionali. Dello stesso Consiglio Federale di cui fa parte Evghenia Debranskaja fanno anche parte tre ungheresi, due polacchi, due jugoslavi, tre francesi, un canadese, due israeliani, tre portoghesi, un brasiliano, due del Burkina Faso, due belgi, un olandese, uno spagnolo e uno della Costa d'Avorio, oltre agli italiani.

Io mi auguro che ora il Presidente Gorbaciov abbia tutto il tempo di esaminare la nostra richiesta, anche perché il rinvio a settembre ci fa superare i termini ordinari per la concessione dei passaporti. Ho comunque chiesto personalmente un incontro con l'ambasciatore Lunkov per sollecitare di nuovo una risposta positiva. Marco Pannella, che è presidente del Consiglio Federale, ha interessato a questa vicenda con un telegramma Boris Eltsin, deputato di Mosca, che ha proprio in questi giorni costituito insieme ad altri 300 deputati del Congresso dei Soviet un gruppo parlamentare di radicali di sinistra a cui inviamo il nostro saluto.

Non ha avuto invece alcuna influenza sulle nostre decisioni la contemporaneità del dibattito sulla fiducia al Senato e alla Camera, che sembra dover cadere proprio nei giorni in cui era previsto il nostro Consiglio Federale. Ci saremmo in ogni caso organizzati per parteciparvi senza rinunciare ai nostri lavori. Confermiamo invece che riteniamo assai grave la contemporaneità del dibattito sulla fiducia con i lavori della 1· sessione di insediamento del nuovo Parlamento Europeo, a cui sono stati eletti tanti autorevoli parlamentari italiani a cominciare dallo stesso presidente del Consiglio Andreotti.

E'una decisione di sostanziale svalutazione, se non addirittura di disprezzo per il Parlamento Europeo, in singolare contrasto con il solenne impegno cui l'89% degli elettori ha vincolato con il referendum i nostri governanti e parlamentari.

A settembre il nostro Consiglio Federale, ai fini dei problemi del nostro partito e della sua linea politica, acquisterà ancora maggiore importanza. Ci troviamo infatti in una situazione caratterizzata da una contraddizione: da una parte i successi politici, registrati sulle nostre scelte transnazionali (il congresso di Budapest) e transpartitiche (le elezioni europee in Italia) e dall'altra le difficoltà organizzative e la scarsità delle iscrizioni al partito, tuttora inferiori alle tremila unità.

Quello di settembre assumerà l'importanza di un vero Congresso straordinario che dovrà valutare le iniziative da prendere per il rilancio del Partito Radicale e della sua politica federalista, transnazionale e nonviolenta. Tale situazione era del resto presente al Congresso di Budapest che ha deciso, nella straordinarietà della situazione, di affidare al segretario e al tesoriere, congiuntamente al presidente del partito Bruno Zevi e al presidente del Consiglio Federale Marco Pannella, i più ampi poteri.

E' stato quindi diffuso l'appello del presidente del Consiglio Federale Marco Pannella ai giornalisti, all'opinione pubblica, ai dirigenti sovietici

'ALLA RUSSIA CON AMORE'

"Noi ci auguriamo che la TASS, che i giornalisti ed i giornali sovietici vogliano informare il potere della perestroika e della glasnost e l'opinione pubblica sovietica che il solo partito transnazionale d'Europa, il partito degli esuli della libertà per amore di libertà e di patria dell'URSS, il partito che fa della nonviolenza il suo credo, della fiducia nella democrazia politica ovunque, della solidarietà attiva a quanti lottano per realizzarla, nelle carceri o dal potere, ha ritenuto di dover rinunciare a tenere una sua riunione di primaria importanza istituzionale e politica per difendere il diritto-dovere dei suoi membri sovietici a partecipare al Consiglio Federale e concorrere alle sue decisioni.

Avevamo organizzato con grande fatica e difficoltà questo Consiglio Federale, al quale avrebbero partecipato molte decine di parlamentari europei e nazionali, che si sarebbe svolto nella prestigiosa sede del Consiglio d'Europa e del Parlamento Europeo. Dal Burkina Faso ad Israele, dall'Ungheria, dalla Polonia, dalla Spagna e dal Portogallo, dal Belgio, dalla Francia e dall'Italia, dal Canada e dalla Gran Bretagna, da Grecia e Turchia, con esuli rumeni, dei paesi arabi, abbiamo ritenuto essenziale che anche i nostri compagni sovietici potessero compiere il loro dovere di militanti radicali, del dialogo nonviolento, della democrazia politica, del federalismo europeo, dei diritti umani, civili e politici.

Sarà difficile tornare ad organizzare, per il 7 settembre, questo stesso Consiglio Federale.

Quale presidente del Consiglio Federale del Partito, oltre che come rappresentante del popolo europeo e del popolo italiano, mi sia quindi consentito di rivolgere un appello: 'alla Russia, con amore'.

L'appello è questo: 'Lasciate che i nostri compagni e invitati sovietici vengano a svolgere il loro compito democratico, di libertà, di pace, assieme ai loro compagni di tanti altri paesi. Noi sappiano che voi non avete voluto impedire loro di venire. Sappiamo che non siete riusciti a consentirlo, perché non vi è stato forse nemmeno consentito - nella grande, pericolosa concentrazione di potere che avete ritenuto inevitabile assumere - di accorgervi che questa richiesta, questa esigenza vi venivano indirizzate. Lo sappiamo, crediamo di saperlo, speriamo che così sia stato. Dobbiamo ringraziare anche il ministro degli Esteri della Repubblica italiana, Giulio Andreotti, di aver trovato tempo e modo per cercare di farvi conoscere l'importanza, oltre che la legittimità, della nostra attesa e della nostra richiesta. Ma nemmeno lui, dunque, vi è riuscito.

Non vi sono riusciti nemmeno l'ambasciatore Lunkov e altri diplomatici sovietici in Europa. Vogliamo - quanto meno - sperare che anch'essi si siano mossi in modo nuovo e non come per il passato. Ma se a settembre dovessimo constatare che di nuovo non siete in grado di rendere giustizia, dovremmo passare ad una iniziativa nonviolenta, ad un digiuno collettivo, a cominciare da me, quale presidente del Consiglio federale, ma anche quale cittadino, quale deputato europeo e deputato italiano.

Noi vogliamo esser sempre più in grado d'esser solidali con l'opera di democratizzazione, così drammaticamente difficile, in corso nel vostro paese. Anche questo è il senso della presenza sovietica nei nostri organi dirigenti e deliberativi. Con fiducia, e con determinazione, vi chiediamo di chiudere questo capitolo oscuro e brutto e di aprirne uno nuovo, che sia all'altezza delle speranze comuni. "

 
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