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Roma - 20 giugno 1990
Secondo Pannella la polizia nel 1988 non volle catturare Luigi Giuliano

SOMMARIO: [Articolo anonimo, n.d.r.]. Riferisce e rende pubblici i contenuti della "lunga testimonianza" resa da M. Pannella al P.M. che indaga sull'omicidio del medico Franco Vicino, avvenuto due anni prima. La rivelazione è resa possibile dall'avvenuto deposito degli atti istruttori. La più grave affermazione di Pannella riguarderebbe "la mancata cattura dell'allora latitante Luigi Giuliano che invece, secondo le informazioni fornite al parlamentare, sarebbe stato perfettamente catturabile". Pannella si diffonde dettagliatamente sui rapporti avuti con il medico assassinato, "a causa della sua profonda conoscenza degli ambienti camorristici..." e in connessione con il processo Tortora. Secondo Pannella, il medico lo introdusse anche nella conoscenza del funzionario di P.S. dr. Vecchione, dal quale Pannella ebbe l'informazione circa l'inspiegabile ritardo nell'arresto del boss latitante. Pannella ricorda quindi l'intervento da lui fatto in Consiglio comunale di Napoli nel corso del quale citò la "inaudita vi

cenda" del dr. "M." e afferma che dai suoi contatti con Vicino egli ebbe "conferme di atmosfera e di commistioni" tra ambienti e situazioni che egli evocherebbe col nome di "Senzani" piuttosto che di "Cirillo".

(ROMA, 20 giugno 1990)

(La dichiarazione fu fatta dal deputato al pm Roberti che lo aveva citato come testimone)

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»Mi presento a seguito di invito e dichiaro quanto segue . Cominciava così la lunga testimonianza resa da Marco Pannella, deputato europeo, al pubblico ministero dell'omicidio del medico Franco Vicino, il 2 luglio 1988. A quasi due anni di distanza, il deposito degli atti istruttori fatto dal giudice Paolo Mancuso, ha permesso di conoscere il contenuto di una serie di gravi dichiarazioni, tra le quali quella che colpisce di più riguarda la mancata cattura dell'allora latitante Luigi Giuliano che, invece, secondo le informazioni fornite al parlamentare sarebbe stato perfettamente catturabile.

Nel primo degli otto fogli dattiloscritti (circa cinquemila parole), Pannella racconta come avesse preso a frequentare il Vicino, al quale dava del tu, trattandosi di un compagno (il deputato radicale non poteva sapere certamente che dall'autonomia operaia il suo interlocutore era passato all'autonomia camorristica). Il medico di Nuzzo si era offerto di fargli avere dal boss le prove dell'innocenza di Enzo Tortora, »da lui possedute grazie alla sua profonda e autorevole conoscenza degli ambienti camorristici in generale e, più in particolare, della reale storia criminale e politica formatasi attorno a quel che è tuttora conosciuto come l'affare Cirillo .

Ai colloqui col Vicino, Pannella non era solo: »Presente ai nostri incontri non di rado era un magistrato campano .

Tramite Vicino, Nicola Nuzzo »assegnò un grado di forte attendibilità sulle dichiarazioni rese in una pubblica udienza da un pentito . Le dichiarazioni furono fatte davanti alla X sezione penale del tribunale da Pasquale D'Amico e riguardavano, come correttamente ricordava Pannella, »un sequestro di persona .

Per aver fatto fuggire all'estero gli organizzatori di quel sequestro, un funzionario di polizia avrebbe ricevuto trecento milioni di lire.

Il parlamentare era convinto che il funzionario avesse proposto denuncia per calunnia o che l'iniziativa fosse stata assunta di ufficio dal pubblico ministero. Ma le sue ricerche al riguardo furono infruttuose.

»Fu l'unica volta in cui cercai direttamente il Vicino - disse Pannella al pm - e con lui tornai a parlare per meglio comprendere quale fosse il contesto della situazione della Squadra mobile e di Polizia di Napoli. Il Vicino si offrì, come era solito fare, di farmi eventualmente parlare al riguardo con magistrati e anche con autorevoli funzionari di polizia. Trovai interessante, avendo già verificato gli effettivi rapporti di amicizia e di dimestichezza con magistrati, di accettare un incontro con un alto funzionario di P.S. .

L'incontro avvenne a Napoli, in casa del funzionario che era il dottor Vecchione, il quale »accettò di conversare a lungo sulle difficoltà estreme dell'azione di polizia e sua personale a Napoli e in provincia, in quel momento per esempio, affermandomi che da giorni sarebbe stato possibile arrestare il latitante boss Giuliano e che si tardava a farlo quantomeno inspiegabilmente. Verificati nelle ore successive, ulteriormente l'attendibilità professionale del dottor Vecchione presso un altissimo funzionario di polizia in quel momento a Roma. Subito dopo, probabilmente l'indomani in Consiglio comunale e in collegamento con Radio radicale, nell'ambito del mio intervento (che credo fu trasmesso dal Sindaco all'A.G. su mia pubblica richiesta) denunciai la gravità della situazione facendo l'esempio di probabili mancati arresti di superlatitanti anche per ordini formali che giungevano dall'alto e che tendevano a precludere il buon esito di importanti operazioni di polizia in genere. Nel corso dello stesso intervent

o, mi sembra, resi pubblica l'inaudita vicenda che aveva riguardato il dottor M. (ndr: nel verbale testimoniale il nome del funzionario è scritto per intero e ripetuto più volte). Successivamente, per telefono, il dottor Vicino mi avvisò a Roma di non essere riuscito a raggiungere più il dottor Vecchione, ma che, a Castel Capuano e in questura, era successo un bailamme e che M. stesso era stato inutilmente invitato a querelarmi per calunnia o a dimettersi. Nei giorni successivi fu annunciato il trasferimento del dottor M. .

Col trascorrere del tempo, i rapporti tra il deputato radicale e il medico si andarono rarefacendosi, »fino a scomparire nel tardo autunno o all'inizio dell'inverno successivo (1985-1986) .

»Di fatto - proseguiva Pannella - quel che mi interessava in connessione diretta con la vicenda Cirillo e quella Tortora, cioè quel che era stato il motivo o l'occasione specifica del contatto con me cercato e realizzato dal Vicino, cioè le informazioni politiche e giudiziarie preannunciatemi dal Vicino e, a suo dire, per conto del Nuzzo, non ebbero a verificarsi. Ma preziose e puntuali furono per me altre informazioni e, soprattutto, le conferme di atmosfera e di commistioni tra diversi ambienti e storie politiche criminali e giudiziarie, che qui per comodità evocheremo con il nome di Senzani piuttosto che con il nome di Cirillo, visto anche il persistente e generale silenzio o la generale reticenza che anche processi finalmente tenuti successivamente hanno mostrato rispetto all'opinione pubblica .

 
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