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Pannella Marco - 2 settembre 1992
LE CLAMOROSE E TORBIDE STUPIDAGGINI DELL'ORDINE DEI GIORNALISTI
DICHIARAZIONE DI MARCO PANNELLA:

SOMMARIO: Prende posizione contro l'Ordine dei Giornalisti che aveva reagito violentemente alla dichiarazione d'urgenza della Camera su una proposta di legge del gruppo parlamentare federalita tendente ad abolire questo ordine. Alla sua scandalosa politica si deve la creazione di "una sorta di monopolio" che è tutto il contrario della libertà di stampa e rappresenta "un sistematico attentato ai diritti costituzionali e politici dei cittadini". Riferisce dell'esempio britannico, dove gli editori di giornali accantonano ingenti fondi per risarcire lesioni all'immagine e all'identità eventualmente provocate. Nell'Italia "da chiudere" vi sono sì "i partiti della partitocrazia", ma anche i cosidetti "Ordini professionali".

(NOTIZIE RADICALI agenzia, 2 settembre 1992)

"L'autogol dell'Ordine dei Giornalisti è certo clamoroso; ma lo scandalo è nell'Ordine, non in questo o altro suo errore.

La Costituzione italiana con l'art. 21 sancisce il diritto di ogni cittadino ad esprimersi anche con la stampa, direttamente. Il regime italiano, invece, ha mobilitato se stesso con l'Ordine come guardiano per garantire "la libertà", in realtà una sorta di monopolio, della (e non di) stampa.

Per vent'anni l'Ordine giudiziario italiano ha realizzato a favore della stampa un sistematico attentato ai diritti costituzionali e politici dei cittadini giudicando a suo beneplacito, con rito sconosciuto e arbitrario, le lesioni all'onore, all'immagine, alla identità delle persone (e delle forze politiche non di regime). E, tuttora, è cane da guardia del regime continuando, ad esempio, a dettare una giurisprudenza letteralmente ignobile a favore della RAI-TV e dei più potenti mass media del nostro tempo.

Ma veniamo al fatto di oggi, al comunicato dell'Ordine. Posso dire: vergogna? In Italia, ogni anno, al massimo, le condanne pecuniarie per diffamazioni, in sede civile e penale, sommeranno a due/tre miliardi. "Repubblica", al massimo, è condannata a somme che equivalgono a sei sue pagine pubblicitarie. Tranne eccezioni i magistrati si autoelargiscono somme che giungono anche ai duecento milioni, mentre per politici e connessi si è in genere a meno della metà. Una miseria.

In Gran Bretagna gli editori destinano circa duecento/trecento miliardi nei loro bilanci annui per risarcire lesioni all'immagine e all'identità fatte nel quadro delle loro attività. Non parliamo nemmeno degli Stati Uniti... Dov'è più "libera" la stampa: in Italia o in Gran Bretagna? "Libera", s'intende, rispetto ai grandi interessi economici costituiti, non tanto a quelli politici non consociativi.

Nell'Italia da chiudere, come si chiuse quella fascista, vi sono certo i partiti della partitocrazia; ma anche i cosiddetti Ordini professionali, tutti, e in primo luogo quello dei giornalisti".

 
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