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Pannella Marco - 4 settembre 1992
IN ONORE DI SERGIO MORONI - DICHIARAZIONE DI MARCO PANNELLA

SOMMARIO: Ricordando con commosse parole l'esponente socialista Sergio Moroni, suicidatosi per l'onta di essere inquisito per "Tangentopoli", Pannella afferma che a lui la politica italiana deve "un contributo di tragica nobiltà". Occorre dunque continuare a lottare per impedire che il suo errore possa indurre altri "a disperare di sé stesso e del paese". Riforma e salvezza non possono passare per il linciaggio, ma dal "far tesoro" della esperienza di Sergio Moroni e di quanti altri devono pagare per essere stati fedeli ad un "errore politico" che da loro non dipendeva, e contro il quale il solo partito radicale ha sempre lottato.

(NOTIZIE RADICALI agenzia, 4 settembre 1992)

La politica italiana dovrà a Sergio Moroni un contributo di tragica nobiltà. Una nobiltà che deve esserle resa, pena la peggiore delle tragedie civili del paese.

Onorare Moroni non lo si fa insultando coloro che da un fronte diverso, come lui, cercano di onorare anch'essi le leggi, le idee, la giustizia. Certamente, anch'essi, suscettibili di commettere errori.

Per mio conto, con tutti i miei compagni radicali di qualsiasi parte e partito, continuerò a lottare ancor più convinto, determinato, per impedire che l'errore di Sergio Moroni, quello del quale scrive non a caso al Presidente della Camera, induca chiunque altro a disperare di se stesso e del paese; perché ciascuno di noi comprenda che il dovere di tolleranza e di democrazia non consente qualsiasi identificazione fra errore e errante; perché si esca dal cerchio infernale di questo regime nel quale si passa dalla putrefazione conformista alla squallida follia di pseudo-arcangeli e di giustizieri, alle rivolte plebee ed alle tragedie non certo nobili che portano con sé i demagoghi di qualsiasi scuola.

La Riforma e la salvezza passano non dalla morte o dal linciaggio, ma dall'umile, tenace, tollerante far tesoro - con loro stessi - della esperienza politica e umana dei Sergio Moroni o, per parlar chiaro, dei Cervetti o dei Del Pennino, dei Tognoli e di tanti altri, quali che siano le eventuali conseguenze penali del loro operare nel quadro di un errore politico, contro il quale il solo Partito radicale ha saputo lottare per decenni, pagando prezzi feroci lungo intere vite.

Anche per questo, in questa occasione, vorrei esprimere la mia profonda solidarietà non solamente alle vittime del non-garantismo in Italia ma anche, ed in particolare, al giudice Di Pietro ed ai pochi che, come lui, hanno saputo compiere il loro dovere al servizio delle leggi.

 
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