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Pannunzio contro Scalfari sui rapporti con il Pci

• da Libero del 18 maggio 2010

 

Per gentile concessione dell’autore, pubblichiamo un brano da Pannunzio. Dal Mondo al Partito radicale., vita di un intellettuale del Novecento di Massimo Teodori (Mondadori, pp. 280, euro 19,5, ora in libreria). La parte che riportiamo e dedicata ai rapporti fra Mario Pannunzio (1910-1968), grande liberale fondatore del Mondo e Eugenio Scalfari, che ha sempre rivendicato la sua eredità.

MASSIMO TEODORI
La linea del Mondo sostanzialmente fu sempre dettata da Pannunzio anche ai politici di primo piano che vi collaborarono: una linea liberale senza concessioni a destra e a sinistra nella prospettiva della. Terza forza democratica laica.
Dell’ambizioso obiettivo, il direttore discusse con alcuni degli interlocutori più vicini, a cominciare dall’ex
azionista. Mario Paggi, uomo di riferimento del Mondo a Milano. (...)Insieme con Paggi, l’altro interlocutore di Pannunzio a Milano divenne per qualche tempo il venticinquenne Eugenio Scalfari, che alla fine del 1949 si era presentato al direttore come promotore della «Associazione per la democrazia laica» (...).
Il giovane economista, emigrato da Roma alla Banca nazionale del lavoro di Milano, si impegnò per l’Unificazione liberale, che serviva per far rientrare la corrente di sinistra nel Partito liberale, che allora era guidato dalla segreteria di Bruno Villabruna.

SERVE ALLENAMENTO
Il 25 maggio 1950 il direttore del Mondo scriveva a Scalfari, candidato a collaboratore del Mondo, di «essere contento che a Milano Ella abbia già, costituito un centro efficiente»; e qualche tempo dopo, passati al «tu», gli dava consigli giornalistici e politici: «Occorre anche un po’ di "mestiere" che non è facile acquistare di colpo. Vedi che ti parlo con sincerità fraterna. Non voglio che tu ti scoraggi se io ti pongo qualche difficoltà. Ma, credo di esserti utile, perché non dubito affatto del tuo talento. So soltanto che vuole un po’ di esercizio».
Successivamente, in risposta alle osservazioni provenienti dai milanesi, il direttore comunicava la sua filosofia politica: «Ho l’impressione che voi a Milano, vi lasciate prendere da una specie di astrattismo pregiudiziale. Posizioni come queste non portano a nulla. È una politica da zitelle (...). Seguendo questa strada non c’è che una porta da imbucare: quella del Partito comunista. E la strada percorsa dai vari Russo, Pepe, Cianca, Lussu, ecc. A me non piacciono i piagnistei e le fantasticherie di quello che potrebbe essere e non è. Se le cose vanno come vanno, vuol dire che c’è una ragione. Siamo stati alleati dei comunisti e dei democristiani al tempo della Resistenza. Oggi siamo contro gli uni e gli altri. Ma i due partiti non sono sullo stesso piano, e la guerra in Corea non l’abbiamo fatta noi» (...).

LONTANO DAL PCI
E concludeva: «Caro Scalfari, tu sai che ho molta fiducia in te. Io speravo che a Milano tu riuscissi a influire sui nostri amici e a placare i loro malumori. Vedo con dispiacere che il malumore ha conquistato te. Come possiamo pensare a una terza forza se su dieci persone, cinque sono in disaccordo con le altre cinque?». (...) Contestando le osservazioni che provenivano da Milano, il direttore del «Mondo» si rivolgeva a Mario Paggi: «Ci sono molti punti di dissenso, mi pare, tra di noi e anche, lo noto con piacere molti punti di accordo. Il dissenso verte sulla valutazione delle forze politiche attuali. Non credo che possiamo essere accusati di filo Democrazia cristiana. Ma non sono d’accordo con te nel metterla sullo stesso piano del Partito comunista (e, vorrei aggiungere, per conto mio, delle forze fasciste). Io sono oggi più che mai, nonostante le delusioni, per la Terza forza, ma una Terza forza (oggi inesistente), può esistere domani solo se può togliere alla Democrazia cristiana i motivi democratici e liberali dietro cui essa si rifugia»
In un’altra lettera a Scalfari dello stesso periodo, Pannunzio chiariva l’indirizzo del settimanale: «La tua ultima lettera, nella quale esponi le tue perplessità sul nostro orientamento, mi ha stupito ... E’ strano che debbano sorgere tra noi delle discussioni fondate sull’incomprensione. Tu ti auguri "che Il Mondo ritorni sulla vecchia via di azione". E quando mai ce ne siamo allontanati? Non credo ci siano molti altri giornali che possano vantare una linea tanto coerente quanto "Il Mondo". Mi sbalordisce addirittura sentirmi accusare di un atteggiamento filo democristiano. Non c’è numero dove questo partito non sia denunziato per tutti i mali che può commettere, in ogni campo. Forse nemmeno i comunisti fanno un’opposizione così serrata e concreta come la nostra. Ma bisogna intendersi sul carattere di un’opposizione. C’è opposizione di regime e c’è un’opposizione costituzionale, democratica. Noi abbiamo scelto la seconda, evidentemente. La Democrazia cristiana potrà essere il peggiore dei partiti democratici, ma è un partito democratico. Il Partito comunista no. Nella difesa della democrazia, della Costituzione, del Parlamento, nella difesa, in particolare, della, nostra indipendenza dobbiamo onestamente trovare dei punti comuni con tutti altri partiti democratici».


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