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NEW YORK. Il duello sul nucleare iraniano all’interno del Consiglio di Sicurezza dell’Onu poteva sembrare fino a qualche tempo fa il gioco del gatto che si rotola col topo prima di finirlo. All’interno del Palazzo di Vetro, finora si pensava di sapere chi fosse nella il gatto, cioè gli Stati Uniti. Da lunedì, nessuno ne è più così certo.
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L’amministrazione Obama ora rischia all’Onu una grande umiliazione per la sua politica estera. Adesso le probabilità che il pacchetto di nuove sanzioni contro l’Iran, annunciato martedì dal segretario di Stato Hillary Clinton, possano passare indenni dal Consiglio di Sicurezza, sono fortemente diminuite.
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Infatti le precedenti sanzioni contro l’Iran l’amministrazione Bush era riuscita a farle approvare senza voti contrari. Invece ora per Obama si prospetta uno scontro all’interno del Consiglio e con due medie potenze determinate a voler lasciare un segno nello schacchiere dei futuri giochi diplomatici. Due nazioni che ormai puntano ad assumere un nuovo ruolo internazionale e che potrebbero riuscire a cambiare vecchi equilibri strategici che, almeno dentro il Palazzo di Vetro, durano dalla fine della Seconda Guerra Mondiale.
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Parliamo del Brasile e della Turchia, protagoniste nel mettere un bastone nelle ruote della strategia diplomatica di Washington che finora non è riuscita a fermare le ambizioni nucleari iraniane.
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L’accordo siglato a Teheran lunedì scorso sul cosiddetto “swapâ€, scambio di combustibile nucleare questa volta da effettuarsi in territorio turco, ha reso molto più ardua la strategia delle nuove sanzioni che gli Stati Uniti, insieme agli altri quattro paesi che detengono il diritto di veto al Consiglio di Sicurezza + la Germania, stavano cercando di portare a termine.
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L’iraniano Ahmadinejad, con il presidente brasiliano Lula e il premier turco Erdogan, hanno bruciato di 24 ore, il gruppo 5+ 1. Infatti l’annuncio dell’accordo di Teheran, con grande copertura mediatica che mostrava i tre leader abbracciarsi trionfanti, ha preceduto di un giorno l’annuncio di Hillary Clinton sulla “forte bozza†di intesa raggiunta da Usa, Russia, Cina, Francia e Inghilterra + Germania, un documento per le nuove sanzioni che dovrebbe essere portato al voto del Consiglio di Sicurezza entro il mese prossimo.
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Fonti del “New York Times†parlano di una Hillary Clinton che freneticamente ha dovuto fino all’ultimo, con una telefonata a tarda notte, convincere il collega russo Lavrov su degli ultimi ritocchi alle sanzioni, di quelle riguardanti la vendita di armi convenzionali all’Iran. E nella corsa contro il tempo, i tentativi di accelerazione americani hanno trovato anche ostacoli riguardanti gli approvvigionamenti di petrolio iraniano da parte del gigante cinese. Alla fine un documento su un accordo di base è stato distribuito, ma il giorno dopo il trionfante annuncio del trio turco-brasiliano-iraniano di lunedì.
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Nella nuove sanzioni che il gruppo 5 + 1 porterà al voto del Consiglio, spicca l’espansione dell'embargo alle armi, il boicottaggio di banche sospette e delle transazioni finanziarie verso e da Teheran. Prevede inoltre nuovi severi controlli dei mercantili iraniani verso i porti di arrivo. Il documento colpisce i Pasdaran della rivoluzione, accusati di gestire il programma nucleare, e quindi sanzioni sulle transazioni bancarie iraniane, inclusa la banca centrale, che possono essere fatte risalire agli affari dei pasdaran.Â
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Invece, l’accordo raggiunto da Lula ed Erdogan lunedì a Teheran, prevede lo scambio in Turchia di 1.200 chili di uranio debolmente arricchito (al 3,5 per cento) iraniano con 120 chili di uranio arricchito (al 20 per cento).
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Già nel documento sulle sanzioni rivelato martedì da Hillary Clinton, si ribadiva la "grave preoccupazione" per la decisione di Teheran di proseguire comunque le attività di arricchimento dell'uranio al 20%. Cioè lo “swap†che avverrà in Turchia, in realtà non rispetterebbe le precedenti regole dell’Aiea e del Consiglio di Sicurezza, perché l’Iran appunto continuerebbe ad arricchire uranio al 20% invece di fermarsi nella produzione.
Insomma non sono solo gli americani a non fidarsi più delle intenzioni iraniane, ma ecco che Brasile e Turchia hanno scompaginato i piani del gruppo 5 + 1.
Martedì, allo stake-out dove i giornalisti aspettavano gli ambasciatori all’uscita del Consiglio di sicurezza, si attendevano le reazioni al documento messo a punto la notte prima da Hillary Clinton e la sua ambasciatrice all’Onu Susan Rice. Ma è stata la collega di Rice, la brasiliana Maria Luiza Ribeiro Viotti, a confermare quello che tutti a quel punto si aspettavano: il Brasile ha ovviamente fatto pesare l’accordo raggiunto dal presidente Lula lunedì a Teheran, dichiarando che dopo l’intesa sottoscritta per lo “scambio di uranio†non è il momento di parlare di misure punitive ma si deve discutere della “nuova situazioneâ€. “Questo è ancora il momento della diplomazia, dei negoziati†ha detto l’ambasciatrice del Brasile Ribeiro Viotti.
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Gli altri ambasciatori del gruppo 5 + 1 hanno tentato di sminuire il confronto. Rispondendo ai giornalisti, hanno mostrato interesse per gli sviluppi avvenuti a Teheran lunedì. Quando sono stati pressati sul perché allora i loro governi acceleravano sulle sanzioni, hanno parlato di due situazioni distinte, piani diversi per
cercare di risolvere lo stesso problema.
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In conclusione, per chi osserva al Palazzo di Vetro le mosse diplomatiche che stanno cercando di prevenire la bomba nucleare in mano agli ayatollah iraniani, è sempre più difficile capire chi, tra Obama e Ahmadinejad, reciterà nella parte del gatto e chi del topo.