Lo scandalo a CongressoIl passato: Il Partito radicale nacque nell'ottobre '55
SOMMARIO: La ricostruzione storica della nascita, nel 1955, del "Partito radicale dei liberali e dei democratici italiani", della sua crisi e della sua rifondazione da parte dei "giovani" della "sinistra radicale".
(IL MONDO, 6 novembre 1975)
IL primo annuncio della nascita di una nuova formazione politica denominata: partito radicale dei democratici e dei liberali italiani, è dell'ottobre 1955. La prima manifestazione ufficiale di presentazione è del 10 dicembre, al teatro Cola di Rienzo a Roma. Il primo atto formale del febbraio 1956, un "Consiglio nazionale costitutivo" che si tenne nella prima sede del Pr, al primo piano di un vecchio palazzo cinquecentesco di piazza Teatro di Pompeo. La classe dirigente del Pr era prestigiosa sul piano morale, culturale e civile.
Gli esponenti maggiori erano infatti Mario Pannunzio ed Ernesto Rossi, Bruno Villabruna e Nicolò Carandini, Paolo Serini e Mario Paggi, Leopoldo Piccardi e Mario Ferrara, oggi tutti scomparsi, e Arrigo Benedetti, Guido Calogero, Mario Boneschi, Leo Valiani, Arrigo Olivetti, Leone Cattani, più o meno della stessa generazione. "Il Mondo" aveva promosso la nascita della nuova formazione in una prospettiva di "alternativa laica" contro la politica corporativa, clericale e centrista della Dc, che veniva apertamente accusata di condurre il paese "verso il regime". Tre componenti confluivano nel partito radicale: quella della "sinistra liberale", quella di estrazione azionista o di "unità popolare", quella dei giovani che avevano costituito e diretto il movimento studentesco degli anni Cinquanta con l'Ugi e l'Unuri. Aderirono, quasi "d'ufficio", la grande maggioranza dei collaboratori di "Il mondo" e dell'"Espresso", letterati, universitari, professionisti. Presente in una cinquantina di città, il partito radicale
non raggiunse mai più di un milione di iscritti. Pannunzio e Rossi tentarono di lanciare anche un programma globale di alternativa: per un anno lavorarono con gruppi e tecnici anche esterni al Pr con l'intenzione di presentare un volume dal titolo: "I radicali propongono". Non ci riuscirono perché nel suo assieme il gruppo dirigente radicale non era disposto a giungere alle estreme conseguenze necessarie per la realizzazione di quel programma che si andava delineando: un accordo con il Pci, ancora frontista e stalinista.
Attraverso una serie di convegni degli "Amici del Mondo", che coinvolgeva un perimetro molto più vasto di partecipanti, si individuarono e condussero (ma soprattutto a livello giornalistico) le lotte contro il Concordato, contro i monopoli privati a le strutture corporative dell'economia pubblica, contro le speculazioni immobiliari, contro la dittatura della Federconsorzi e delle "bonomiane" nelle campagne, contro i prefetti e le altre vecchie incrostazioni fasciste dello Stato, contro le ingerenze clericali nella scuola e nell'assistenza pubblica, per la riforma delle società per azioni. Per le elezioni politiche del maggio 1958, si perorò l'"alleanza radicale repubblicana" con il Pri di La Malfa, Pacciardi e Reale, che uscì gravemente sconfitta della prova. In questo momento la vecchia classe dirigente del Pr, sfiduciata nella possibilità di un'azione autonoma, cominciò la sua campagna per il centro-sinistra mentre, contro questa prospettiva e per la conferma e l'estensione dell'"alternativa", si manifesta
va il dissenso della "sinistra" del Pr composta per la maggioranza di giovani. Nel 1961 la crisi esplose portando prima, nel 1962, alla fuoriuscita, in polemica contro Piccardi, Ernesto Rossi e Villabruna, della maggioranza di amici di "Il Mondo", guidati da Leone Cattani (che dopo pochi mesi si presentò candidato nel Psdi); poi, nella primavera del 1963, alla nuova gestione del partito radicale ad opera della sinistra, con una segreteria nazionale composta da Marco Pannella, Luca Boneschi e Vincenzo Luppi.
Il primo a dare l'avallo della fiducia al rinnovato partito radicale fu Elio Vittorini che, nel marzo del 1963, accettò la carica di presidente del Comitato centrale del Pr. Ma questo fatto, come il confermato sostegno di Bruno Villabruna e di Ernesto Rossi, restò sconosciuto. Per anni la censura più totale gravò sulle lotte politiche radicali, sulla loro stessa esistenza. Marco Pannella, Gianfranco Spadaccia, Mauro Mellini, Angiolo Bandinelli, Aloisio e Giuliano Bendi fin dal marzo 1959 avevano proposto pubblicamente un "programma comune di governo" dell'intera sinistra, e sin dal 1961 la strategia dei diritti civili, fondata sul divorzio, sulla liberazione della donna, sull'aborto, sull'abrogazione del Concordato e dei codici fascisti, sull'antimilitarismo. Sin dal 1963 proposero e ottennero che il partito radicale fissasse come suo obiettivo "l'unità, il rinnovamento, l'alternativa" della sinistra all'interno della quale rappresentarne la "componente laica, socialista, libertaria". Collegati o federati co
n l'Arli, con l'Aied di Luigi De Marchi, creando sigle e gruppi ora scomparsi come il Comitato per l'unità delle sinistre - Cusi e come la Lid, precedendo o animando la contestazione giovanile libertaria, furono costretti a molti anni di "traversate nel deserto". Nel 1967, essendo il Pr, prima "ricostituito" e già catapultato nelle grandi manifestazioni di piazza anticlericali e laiche, riuniti in Congresso a Bologna, i radicali si dettero un nuovo statuto.