Genova, 31 ottobre, 1, 2, 3 e 4 novembre 1979SOMMARIO: Il congresso di Genova si apre a poche settimane dall'arresto, in Francia, del segretario del Partito radicale Jean Fabre per "insoumission". Sull'onda di questo avvenimento il congresso rilancia la mobilitazione e l'impegno antimilitarista. La mobilitazione culminerà in occasione del processo a Fabre tenutosi a Parigi il 27 novembre. Un processo che si chiude con una sentenza di condanna assai lieve che equivale ad una assoluzione, ad un riconoscimento del valore della testimonianza politica e morale di Jean Fabre.
Su un altro versante la mozione congressuale riafferma la validità e la necessità di una nuova iniziativa referendaria di cui individua i temi. Accanto a questo obiettivo, per la prima volta nella mozione si fa riferimento alla lotta contro lo sterminio per fame e il sottosviluppo nel sud del mondo.
Il congresso elegge segretario Giuseppe Rippa e tesoriere Paolo Vigevano.
("Le lotte, le conquiste, le proposte radicali attraverso i documenti congressuali e lo statuto" - novembre 1985 - A cura di Maurizio Griffo - Opuscolo edito dalla tesoreria del Partito radicale)
MOZIONE GENERALE
Il XXII Congresso del Partito radicale rivolge il suo saluto al compagno Jean Fabre detenuto in Francia per affermare i diritti di libertà dei nonviolenti, degli obiettori di coscienza, di quanti si battono per liberare l'Europa, i suoi popoli, dal militarismo, dalla violenza e dalla repressione.
Superando confini e barriere nazionali, la disobbedienza civile, il dissenso nonviolento, l'»insoumission possono diventare oggi, grazie a Fabre, modello e strumento unificante e unitario di quanti in Europa difendono diritti di libertà e di coscienza. Senza questo formidabile metodo vi è il rischio che vengano vanificati anche gli sforzi dei deputati radicali che, al Parlamento europeo, lottano contro la coalizione di forze conservatrici e reazionarie che ne condizionano non solo i lavori e le scelte politiche ma le stesse norme e i regolamenti. Ai rischi -la cui gravità è stata resa palese dalla vicenda dell'estradizione di Piperno- di realizzazione di uno »spazio giudiziario europeo nel cui ambito siano resi nulli antichi e inalienabili diritti di libertà, occorre contrapporre forti lotte libertarie, liberali e socialiste, capaci di innalzare e unificare le speranze delle opposizioni, delle minoranze, degli oppressi dell'intera Europa.
Il Congresso riafferma la propria profonda unità attorno all'iniziativa di lotta di Jean Fabre, alle sue motivazioni e sviluppi. E, se è doveroso riconoscere di non aver avuto la forza per raccogliere con l'urgenza necessaria l'appello ad una grande iniziativa internazionalista attorno a Jean Fabre, il Congresso ribadisce la necessità di promuovere un mese di mobilitazione antimilitarista, radicale, in tutta Europa, in vista del processo a Jean Fabre che sarà tenuto il 27 novembre.
Il Congresso indica come obiettivo fondamentale di questo mese di mobilitazione la preparazione e l'effettuazione di un convegno politico-giuridico europeo sui tribunali militari, da tenersi a Parigi i giorni 23-24-25 novembre, e il lancio di un appello per l'abolizione dei tribunali militari. Nel contempo, il Congresso indice per il 27 novembre una giornata straordinaria di iniziativa antimilitarista incentrata, in Francia, sulla presenza massiccia al processo contro Jean Fabre e in Italia sul rifiuto dell'installazione dei nuovi missili a testata nucleare e l'organizzazione di marce popolari dove i comandi Nato li hanno destinati.
Il Congresso dà mandato agli organi statutari di esaminare immediatamente la possibilità di emissioni radiofoniche sul territorio francese e in particolare sulla città di Parigi: non solo per informare adeguatamente quei cittadini sul processo a Jean Fabre e sulle iniziative antimilitariste, ma anche per contribuire a spezzare in quel paese l'anacronistico e illiberale monopolio degli strumenti di comunicazione di massa; dà infine mandato agli organi statutari di individuare tutte le altre iniziative da tenersi nei prossimi giorni -in particolare le forme di presenza in Francia e negli altri paesi europei in collaborazione con altre forze politiche e antimilitariste- e invita gli iscritti e le associazioni radicali ad organizzare iniziative parallele sul territorio italiano.
Le lotte antiautoritarie sui diritti civili trovano ancora una volta in Italia il loro passaggio necessario, unico e urgente nello strumento referendario. Le battaglie e le vittorie di questi anni e la stessa presenza radicale in Parlamento, già rischiano di essere, altrimenti, disperse e battute. Il regime ha messo in atto eccezionali misure a questo fine, a partire dall'impiego protervo e violento dei suoi mezzi di comunicazione di massa. Quanto è accaduto in occasione dell'incarcerazione di Jean Fabre, con l'omissione e la falsificazione dell'informazione, con il rifiuto opposto alle richieste e alla proteste dei parlamentari radicali, è manifestazione di una volontà precisa e dichiarata di rinchiudere, soffocare e liquidare gli spazi di informazione fino ad oggi conquistati dalle lotte alternative del Partito radicale. Solo con una mobilitazione immediata del partito attorno ad un progetto referendario di eccezionale vigore si potrà sperare di sventare il pericolo. Occorre ridare forza, capacità di espre
ssione, possibilità di iniziative e di presenza nelle strade e nelle piazze alla maggioranza divorzista, al Sì espresso nel 1978 sul referendum contro il finanziamento pubblico dei partiti, alle forze alternative, delle autonomie locali e cittadini, a quanti lottano per una diversa qualità della vita.
Il Congresso, invitando tutte le associazioni e i partiti regionali ad aprire e sviluppare il dibattito sui contenuti del referendum, delibera di indire un'assemblea nazionale politico-organizzativa su tale iniziativa. Mentre demanda la definitiva messa a punto del pacchetto al Consiglio federativo individua -a partire dagli otto referendum del 1979- i seguenti possibili temi per la raccolta delle firme della prossima primavera:
- Concordato, reati di opinione del codice Rocco, codice di procedura penale, ergastolo, decreto antiterrorismo e leggi speciali, codici e tribunali militari, smilitarizzazione della Ps e della Guardia di Finanza;
- ordine dei giornalisti e legislazione sulla stampa;
- spese militari, centrali nucleari, caccia;
- aborto, liberalizzazione della canapa e suoi derivati.
Il Congresso è costretto a constatare che, in prossimità della fine del 1979, nulla è stato fatto per salvare dall'agonia della morte per fame i 50 milioni di esseri umani condannati anche quest'anno allo sterminio. Il Congresso dà quindi mandato agli organi statutari di operare, chiedendo un immediato incontro al presidente della Repubblica, affinche sia indetta dall'1 all'8 dicembre una settimana di lutto nazionale nel corso della quale si realizzi una grande mobilitazione di tutti gli autentici comunisti, socialisti e cristiani, e durante la quale tutti gli organi di informazione italiani dedichino amplissimo spazio al dibattito sulle proposte di intervento urgente dello Stato per salvare coloro che ancora lo possono essere riducendo al minimo tutti i servizi di cronaca politica, che appaiono di infima importanza di fronte alla mostruosità della tragedia rappresentata dalla morte di milioni di uomini.
Per conquistare il successo sul difficile progetto referendario è necessario un forte, rinnovato Partito radicale. Occorre urgentemente superare il divario tra l'immagine del partito della vittoria del 3 giugno e la realtà delle sue attuali strutture, deboli e inadeguate. L'impegno per rafforzare i partiti regionali, per arricchirne l'autonomia e la capacità di manifestazione e di espressione deve concretarsi anzitutto nella organizzazione della raccolta delle firme. Il partito federale e i partiti regionali devono cogliere l'occasione del referendum come un momento di apertura e di crescita che consenta di raggiungere l'obiettivo di 10.000 iscritti non raccolti formalmente e burocraticamente, ma sul vivo della lotta e con l'impegno militante. Il partito non può ripetere le esperienze passate, quando l'obiettivo della costruzione delle sue strutture fu trascurato e omesso. I partiti regionali dovranno in questa occasione moltiplicare la creazione di associazioni radicali; accanto alle associazioni radicali o
ccorrerà favorire la nascita e la crescita di nuovi movimenti organizzati e autonomi, che arricchiscano il panorama alternativo della società italiana.
Un partito rinnovato sullo slancio referendario potrà finalmente acquisire la struttura federativa dello statuto e raggiungere la dimensione minima necessaria anche per garantire un autofinanziamento. L'autofinanziamento è il fondamento della sopravvivenza del Partito radicale come partito libertario. Attraverso l'autofinanziamento occorre conquistare al partito la possibilità di iniziative autonome forti, a livello federativo innanzitutto. Solo attraverso un autofinanziamento di misura adeguata alle attuali responsabilità del partito sarà possibile che non siano suscitati problemi e contrapposizioni -a volte giusti a volte solo fittizi- sull'uso del finanziamento pubblico. Per questo, il Congresso conferma appieno la definizione statutaria del partito come autofinanziato nelle sue lotte e nelle sue strutture; il Congresso dà quindi mandato al tesoriere di espellere dal Partito radicale ogni fondo derivante dal finanziamento pubblico dei partiti politici, destinandolo secondo le indicazioni generali espresse
dalla mozione del Congresso di Bari, e ribadisca in proposito la priorità del problema dell'informazione.
Il Congresso ha messo in evidenza che non esistono tra i radicali divisioni e contrapposizioni che investano le grandi lotte e la strategia radicale affermatasi nel corso di questi anni, di fronte e contro il problema di svuotamento delle istituzioni che vede oggi sempre più protagoniste le segreterie dei partiti del sedicente arco costituzionale, i quali costituiscono una vera e propria associazione operante al fine del sostanziale sovvertimento delle istituzioni costituzionali italiane.
Per il prossimo aprile il Partito radicale dovrà avere avviato l'iniziativa referendaria quale terreno di confronto e di scontro su alcuni temi qualificanti (nucleare, ambiente, ordine pubblico, reati di opinione), che costituiranno la piattaforma concreta di lotta sulla quale realizzare -in sede nazionale come in locale- una linea »amministrativa che sia alternativa e innovativa anche rispetto al modello della buona, ordinaria amministrazione, mito delle giunte »rosse specialmente in Emilia Romagna, e che sappia collegarsi a un disegno generale di cambiamento della qualità della vita. Il Congresso invita le associazioni e i partiti regionali ad aprire il dibattito sulla scadenza elettorale amministrativa, e dà mandato al segretario del partito di convocare un Congresso straordinario per prendere le decisioni finali in merito.
Lo statuto del Partito radicale -va ribadito con fermezza e orgoglio- è lo statuto del partito dell'alternativa. Il rilancio e l'attuazione ne faranno risaltare la forza e la capacità -che va tuttavia fin da oggi fermamente difesa- di promozione di un'organizzazione autenticamente libertaria. E' comunque necessario, al di là della formula statutaria, far nascere e approfondire, rinnovare e consolidare quel profondo sentimento di solidarietà umana e civica, civile e politica che deve legare i radicali ad un progetto di vita associata nel quale i valori comunitari siano già di per sé un potente deterrente al consumismo, alle alienazioni delle società industriali, alla degenerazione della vita politica tradizionale. Partito ed eletti sono i »soggetti del Partito radicale; ad essi spetta l'enorme responsabilità di realizzare nel paese la speranza libertaria.
Grazie al gruppo radicale nel Parlamento europeo la dimensione della lotta si è ampliata all'Europa. In questo momento l'Europa intera e l'Italia si trovano esposte e minacciate da un'ipotesi di rafforzamento militare a partire dall'installazione dei missili »Pershing e »Cruise . La militarizzazione dell'Europa e dei suoi singoli paesi sta così assumendo forme ogni giorno più terrificanti. Il Congresso, nel dare mandato agli organi eletti di lanciare immediatamente una iniziativa di lotta contro l'installazione di questi missili, ribadisce che la lotta antimilitarista deve cogliere questa occasione per tornare, necessariamente, al centro dell'iniziativa radicale.