In Italia Stephen Minger riÂschierebbe da due a sei anni di carcere e una sostanziosa multa. Ecco un modo alternaÂtivo di salutare un illustre scienziato inglese, ricercatore al King's College di Londra e noto coÂme «il padre degli embrioni-chimeÂra»: a dargli l'anticonvenzionale benvenuto è stato Marco Cappato, segretario dell'Associazione Luca Coscioni che l'ha invitato a Roma per incontrare ricercatori e politiÂci e spiegare le sue clamorose riÂcerche.
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Si considera in missione speciale?
«Non la chiamo missione, il conteÂsto è più ampio. Voglio dimostrare quanto assurda sia la situazione italiana, dove si possono importaÂre linee di staminali, ma non si posÂsono produrre».
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E se qualcuno provasse a toccare un embrione-chimera - con materiale genetico sia umano sia animale - finiÂrebbe in prigione: che effetto le fa?
«Negli incontri qui a Roma ho spieÂgato che i governi non devono legiÂferare su questioni scientifiche, ma limitarsi a dare le regole».
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Come accade in Gran Bretagna con la «Human Fertilisation and Embryology Authority»?
«Sì. L'Authority è un'agenzia indiÂpendente, con un "board" ampio, depoliticizzato, composto da perÂsone esperte».
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Qual è il verdetto sulle sue ricerche?
«E' stato riconosciuto che si tratta di studi accettabili e ora sono in atÂtesa di due "license applications" per cominciare i test».
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Avrà luce verde? E quando?
«Sono ottimista, penso entro fine anno. Questa è una "success story": il governo ha capito che non deve legiferare su questioni del genere e ha lasciato la parola all'Authority e agli esperti: scienÂziati, bioeticisti, avvocati...».
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Il suo team, e gli altri che in Gran BreÂtagna stanno studiando le staminali, si sono impegnati in una battaglia pubblica: oggi il 61% delle persone è a favore delle ricerche con gli embrioÂni. Pensa che questo modello sia esportabile?
«Certo. Anche in Italia: voi dovreÂste cominciare dalla medicina riÂproduttiva. D'altra parte la Cina ha un modello simile al nostro».
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Che cosa risponde ai critici, che vedoÂno negli embrioni-chimera un tuffo nella medicina «mostruosa»?
«Non c'è nulla di mostruoso. Rimuoviamo la parte animale dell'uovo e inseriamo il Dna umano e quindi, di animale, non resta quasi nulla».
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E il Dna mitocondriale, quello del liÂquido in cui il nucleo è immerso?
«Può essere ridotto drasticaÂmente con sostanze specifiche. Di fatto, coltiviamo un embrione umano».
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Che per la legge italiana equivale a un crimine.
«E' un errore. In Gran Bretagna, e nel mondo, ci sono tanti embrioni, che sarebbero distrutti comunque, mentre io sono moralmente obbligaÂto a mettere in campo le mie capacità per guarire chi è malato».
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Non la inquietano possibili usi distorti dell'embrione uomo-mucca?
«Ci sono le leggi: se donassi un embrioÂne umano e lo imÂpiantassi, in Gran Bretagna mi darebbero 20 anni di priÂgione».
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Ma i suoi embrioni che cosa sono? EsseÂri umani in potenza?
«No, Perché non verranno mai imÂpiantati».
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Perché ha bisogno della tecnologia ibrida?
«Usare ovociti animali permette di produrre grandi quantità di cellule embrionali e dobbiamo disporne di molte. Si svuota l'uovo animale e si inseriscono te cellule del paziente malato, poi entro il sesto giorno si forma il blastocisti e in 5-6 mesi si hanno le linee di staminali, con il difetto genetico che scatena la malatÂtia che vogliamo studiare: io mi concentro su sindromi degenerative coÂme Parkinson, Alzheimer e distroÂfia muscolare, ma è evidente che le applicazioni sono più ampie».
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Le ricadute terapeutiche?
«Ci vorranno almeno 15 anni per apÂprezzarle».
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Sono molti gli scienziati che seguono la sua strada?
«Sì. In Cina sono state ottenute staÂminali da uova di coniglio, ma sane».
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Che cosa pensa dei colleghi? Dall'EuroÂpa agli Usa c'è chi esprime dubbi.
«Penso che molti non si battano abÂbastanza. In Gran Bretagna gli scienÂziati si fanno sentiÂre, ma negli Usa tanti preferiscono non farsi coinvolgere. Odiano l'idea di vedere i loro nomi sui giornali». Convincere opinione pubblica e politici è difficile: ha una strategia? «Bisogna creare legami con le assoÂciazioni dei malati e le organizzazioÂni umanitarie. Sono influenti e fanÂno la differenza. Anche per voi».