«Per fortuna c'è l'Europa. QueÂsta decisione dimostra che mentre l'ItaÂlia punta i piedi, il resto del mondo va avanti». Gilberto Corbellini, che insegna storia della scienza all'università La Sapienza, fa parte del Comitato nazionale di bioetica ed è copresidente dell'associazione Luca Coscioni per la libertà della ricerca scientifica, plaude al via libera di Bruxelles.
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Da dove nasce la sua soddisfazione?
«L'Europa ha più buon senso di noi. Ha speso 70 milioni di euro delle nostre tasse e negli scorsi 15 anni ha fatto tutte le ricerche possibili per dimostrare la siÂcurezza degli ogm. Alla fine, come era logico, li ha autorizzati».
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La sicurezza di questi prodotti è staÂta quindi dimostrata?
Sì, è stato osservato che i rischi di queste coltivazioni sono trascurabili sia per l'uomo che per l'ambiente. ParliaÂmo di pericoli insignificanti se paragoÂnati alla maggior parte delle attività che compiamo quotidianamente, dall'anÂdare in macchina al respirare l'aria inÂquinata delle nostre città ».
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L'Italia però non è sola nella sua proÂtesta. Anche la Francia si è detta contraÂria alla decisione dell'Unione Europea.
«La Francia è un Paese produttore di semi e ha interessi economici da difenÂdere. A preoccuparmi di più, per quanto riguarda il nostro Paese, sono le posizioÂni ideologiche e antiscientifiche che si sono mobilitate per osteggiare gli ogm. Andando avanti così, l'Italia rischia di fiÂnire sotto una cappa di oscurantismo».
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Ora è stata approvata la commerciaÂlizzazione di quattro ogm. Dobbiamo attenderci anche la produzione diretÂta?
«Sono già molti gli stati in Europa che non si pongono problemi a coltivare ogm. Attualmente, dal punto di vista della legislazione, c'è il caos più totale. Ben vengano delle norme che portino un po' di ordine, anche perché i prodotÂti geneticamente modificati sono quelli più sottoposti a controlli e regolamentaÂzioni. La sicurezza del mais geneticaÂmente modificato è sotto certi aspetti superiore a quella del mais italiano».