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“Era ora, l'Italia punta i piedi il resto del mondo va avanti"

• da La Repubblica del 25 ottobre 2007, pag. 23

di Elena Dusi

«Per fortuna c'è l'Europa. Que­sta decisione dimostra che mentre l'Ita­lia punta i piedi, il resto del mondo va avanti». Gilberto Corbellini, che insegna storia della scienza all'università La Sapienza, fa parte del Comitato nazionale di bioetica ed è copresidente dell'associazione Luca Coscioni per la libertà della ricerca scientifica, plaude al via libera di Bruxelles.

 

Da dove nasce la sua soddisfazione?

«L'Europa ha più buon senso di noi. Ha speso 70 milioni di euro delle nostre tasse e negli scorsi 15 anni ha fatto tutte le ricerche possibili per dimostrare la si­curezza degli ogm. Alla fine, come era logico, li ha autorizzati».

 

La sicurezza di questi prodotti è sta­ta quindi dimostrata?

Sì, è stato osservato che i rischi di queste coltivazioni sono trascurabili sia per l'uomo che per l'ambiente. Parlia­mo di pericoli insignificanti se parago­nati alla maggior parte delle attività che compiamo quotidianamente, dall'an­dare in macchina al respirare l'aria in­quinata delle nostre città».

 

L'Italia però non è sola nella sua pro­testa. Anche la Francia si è detta contra­ria alla decisione dell'Unione Europea.

«La Francia è un Paese produttore di semi e ha interessi economici da difen­dere. A preoccuparmi di più, per quanto riguarda il nostro Paese, sono le posizio­ni ideologiche e antiscientifiche che si sono mobilitate per osteggiare gli ogm. Andando avanti così, l'Italia rischia di fi­nire sotto una cappa di oscurantismo».

 

Ora è stata approvata la commercia­lizzazione di quattro ogm. Dobbiamo attenderci anche la produzione diret­ta?

«Sono già molti gli stati in Europa che non si pongono problemi a coltivare ogm. Attualmente, dal punto di vista della legislazione, c'è il caos più totale. Ben vengano delle norme che portino un po' di ordine, anche perché i prodot­ti geneticamente modificati sono quelli più sottoposti a controlli e regolamenta­zioni. La sicurezza del mais genetica­mente modificato è sotto certi aspetti superiore a quella del mais italiano».


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