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Meno laicità, più riforme economiche
A Pannella & C. l`effetto V non dispiace. Il bilancio di diciotto mesi con Prodi.

• da Il Riformista del 29 ottobre 2007, pag. 1

di Alessandro De Angelis

Si discuterà in primo luogo della presenza al governo: del "come" starei più che del "se" starci, alla luce di una scelta di campo (quella del centrosinistra) che i radicali non metteranno in discussione. Verrà poi rilanciata neanche a dirlo - la battaglia per l’attribuzione dei senatori eletti nelle file della Rosa nel pugno. Ma, soprattutto, si parlerà della questione delle alleanze. E, dopo la fine dell’esperienza della Rosa, i radicali cercheranno - ci avevano provato con la candidatura di Marco Pannella alla segreteria del Pd - una qualche forma di dialogo col partito di Veltroni. Il sesto congresso dei radicali, che si svolgerà a Padova dal 1° al 4 novembre, sarà dunque all’insegna del dopo Prodi. A cui tutti, però, giurano solenne fedeltà (per ora).

 

Ma andiamo con ordine: che ci sia aria di svolta dalle parti del partito radicale lo si era capito già con la sortita pannelliana (l’ennesima) su un cambiamento di rotta rispetto alla mission laica (anzi laicissima) dei radicali: «Dare priorità assoluta alle riforme economico-sociali, liberali, liberiste piuttosto che alla lotta civile contro potere, prepotere e aggressione vaticana». Si tratta di una «provocazione/proposta» (proprio così viene definita sul sito degli stessi radicali) dello storico leader che però ha una sua logica: se col Pd si deve dialogare, l’anticlericalismo d’antan costituisce una barriera insormontabile (vai alla voce: Margherita). Allora è meglio spostare l’asse su un terreno che potrebbe essere meno scivoloso, come quello economico. E a tal fine i radicali hanno già messo a punto un pacchetto di riforme su economia e welfare (ben 50 proposte), all’insegna della purissima ortodossia liberale: pareggio di bilancio, liberalizzazioni, attuazione della legge Biagi, aumento dell’età pensionabile.

 

Prima di tutto però si discuterà della presenza al governo. «Se stiamo insieme ci sarà un perché e vorremmo riscoprirlo...»: il direttore di Radio radicale Massimo Bordin vede il tema del governo come assolutamente centrale al prossimo congresso di Padova. E spiega: «Dobbiamo fare un bilancio, dopo un anno e mezzo al governo. Soprattutto perché il partito radicale, pur essendo nato più di mezzo secolo fa, quell’esperienza non l’aveva mai fatta». Ma la collocazione nel centrosinistra non sembra essere in discussione. Prosegue infatti Bordin: «Il capitolo centrodestra mi pare chiuso e la stessa dinamica di Capezzone mostra come, se si fosse dato retta alla sua posizione, ora staremmo nella terra di nessuno. Anche la posizione terzaforzista, che pur ha una sua presa nel partito, più sentimentale che politica, non è all’ordine del giorno. Quindi il tema di oggi non è coraggiosi o volenterosi ma dove si finalizza l’azione».

 

Anche Marco Cappato, europarlamentare e segretario dell’Associazione Luca Coscioni, che dei temi etici e della laicità ha sempre fatto una questione irrinunciabile, non teme "cedimenti" con la svolta pannelliana. Anzi - paradossalmente ma non troppo - si mostra soddisfatto di questo primo anno di centrosinistra: «Non abbiamo ottenuto grandi riforme laiche, penso alle coppie di fatto o al testamento biologico, ma la nostra presenza nella maggioranza ha almeno consentito di aprire un dibattito nel  paese, basti pensare al caso Welby». E non ha dubbi su dove si «finalizza l’azione», per usare le parole di Bordin. Afferma Cappato: «C’è un Moloch sindacatocratico che va abbattuto. Dobbiamo spingere sulle liberalizzazioni e su politiche aggressive verso il debito pubblico. Questa sfida è di sinistra e non di destra. E infatti in nome dei più poveri che va alzata l’età pensionabile e attuata la legge Biagi». Ieri sera su Telepadania Pannella non ha usato perifrasi: «I sindacati hanno rappresentato in questi dieci anni una forza conservatrice».

 

Fin qui il governo. E Veltroni? Il ragionamento che si fa dalle parti di Torre Argentina suona più o meno così: il dopo-Prodi si avvicina e, sia pur con tutti i limiti e le ambiguità del caso, il fattore V sta producendo un’accelerazione del quadro politico in senso bipolare, ovvero nella direzione che (da sempre) i radicali hanno auspicato, quella di una semplificazione del sistema politico. Pannella, che ha fiutato l’aria di cambiamento, ha dato un segnale provando a candidarsi alla segreteria del Pd. Tanto più che la prospettiva della Rosa nel pugno sembra ormai chiusa a causa di quello che i radicali vedono come un ripiegamento identitario dei socialisti. Tra l’altro il partito disegnato da Veltroni a Milano - leggero, fatto di luoghi tematici più che di tessere, all’americana per intenderci - piace molto (anzi moltissimo) ai radicali che ne rivendicano quasi il copyright. Così come piace molto (anzi moltissimo) ai radicali il tema dell’autosufficienza del Pd rispetto alla sinistra-sinistra. Certo, se tra le varie aperture fatte, sabato Veltroni avesse dato un segnale a Pannella&Co, per i radicali sarebbe stato tutto più facile.


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