Sarà politicamente scorretÂto, ma si fa fatica a fidarsi di Marco Pannella nella versione «più riforme econoÂmiche e meno battaglie per la laicità ».
Nel sognare un nuovo Partito radicale sulle orme del Partito Laburista inglese, nel quale possano trovare spazio anche i sindacati e le associazioni poÂlitiche e culturali, il guru radiÂcale detta la sua personalissiÂma nuova agenda: «Dare prioÂrità assoluta alle riforme ecoÂnomico- sociali, liberali, libeÂriste piuttosto che alle queÂstioni laiche che da sempre ci vedono in prima fila». Addio vecchie battaglie? Addio alla lotta per l’eutanasia, per le coppie di fatto soprattutto oÂmosessuali, per la revisione permissiva della legge 40 sulÂla fecondazione medicalmenÂte assistita? Davvero difficile da credersi, soprattutto perÂché ne andrebbe del Dna del Partito radicale.
Ma allora, perché questa enÂnesima giravolta? Intanto vanÂno letti attentamente gli indiÂzi. Partiamo proprio dalla sorÂte della legislatura e dalla forÂmazione di nuove maggioranÂze che stanno tanto a cuore a Pannella e Bonino. Di sicuro, la sortita del leader maximo vuoÂle puntellare il governo Prodi nel momento in cui si fa serio il rischio di uno scossone all’eÂsecutivo. Proprio in questa luÂce va letto il messaggio inviato da Walter Veltroni al congresso radicale. Il segretario del PartiÂto democratico, infatti, coeÂrentemente con la sua linea di sostegno al governo e di affiÂnamento della fisionomia del Pd, manda due segnali precisi. Da un lato riafferma come i raÂdicali «siano una componente essenziale per il profilo riforÂmista dell’azione di governo» e dall’altro esprime la «conÂvinzione che la novità della poÂlitica italiana rappresentata dalla nascita del Partito demoÂcratico possa favorire la conÂvergenza ideale e programmaÂtica delle forze laiche e riforÂmiste di cui i radicali rappreÂsentano una parte importanÂte ». Si dirà : il solito Veltroni che tiene insieme tutto. Il bianco e il rosso, il passato e il futuro, i laici e i riformisti. E la tradizioÂne cattolica? Guai a citarla in questo contesto. Meglio incasÂsare una piccola promessa di mollare la presa sulla laicità e poi si vedrà .
Ma forse c’è anche dell’altro nella strategia pannelliana. Forse c’è un calcolo preciso che punta a rafforzare la posiÂzione di Emma Bonino, l’uniÂco vero erede del fondatore e da sempre al suo fianco. Oggi la Bonino è ministro del goÂverno Prodi e sugli scudi per la campagna internazionale conÂtro la pena di morte. Meglio dunque sostenerla nelle sue battaglie per le libertà econoÂmiche e lanciare al tempo stesÂso un segnale di attenzione al nascente Pd. Che poi, per le battaglie di sempre, può baÂstare una banale divisione dei ruoli. Chi mai fermerà Marco Cappato e la sua Associazione Luca Coscioni nella loro ofÂfensiva sull’eutanasia? InsomÂma un’edizione riveduta e corÂretta della politica dei due forÂni. Naturalmente in chiave raÂdicale. Insomma, un partito di governo (liberista) e di lotta (antropologica).
Ma basta pazientare solo un atÂtimo e il vero Pannella, l’irriÂducibile, l’anticlericale di semÂpre, si manifesta puntuale. EcÂcolo infatti concludere il conÂgresso radicale con l’ennesima aggressione verbale al cardiÂnale Camillo Ruini, reo di aver segnalato una maggiore vitaÂlità del Cristianesimo in Italia e ridicolmente accusato di siÂmonia. Giusto per non smenÂtirsi e per contraddire gli imÂpegni assunti 72 ore prima: più liberal e addio slogan del tipo «no Vatican, no taleban».
A proposito: complimenti a Prodi per cotanto alleato e a Veltroni per questo amabile compagno di dialoghi riformiÂsti. E chissà che soddisfazione per i «cattolici adulti». Ma queÂsto è pensar male e dunque riÂschiamo di fare peccato. Per uÂna volta, pazienza.