Nel luglio del 2006 veniva affidato alla senatrice ds - oggi appartenente al Partito democratico - Fiorenza Bassoli l'incarico di relaÂtrice per il disegno di legge sulÂle direttive anticipate di trattamento, meglio note con il noÂme di «testamento biologico». La legge era in discussione nella Commissione Igiene e Sanità del Senato, presieduta dal professor Ignazio Marino. Alla senatrice Bassoli era stato assegnato il compito di presenÂtare una proposta che potesse finalmente consentire alla Commissione Sanità , dopo mesi di dibattiti e audizioni, di iniziare l'esame di un testo legislativo condiviso.
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Nella prima metà del giunÂgo scorso, dopo un lungo e artiÂcolato scontro all'interno della maggioranza, è stato deciso di non presentare un disegno di legge unificato, né di presentaÂre come testo base uno tra gli otto presentati. Arrivare alla discussione generale senza teÂsto unico è stata una scelta cerÂtamente non condivisa da parÂte nostra, ma poco condivisa anche nella maggioranza e persino in parte dell'opposizione. In questo modo, infatti, i tempi dell'iter parlamentare si sarebÂbero inevitabilmente allungati, cosa puntualmente avvenuta. L'opposizione, che si era detta pronta a discutere su un testo unificato, ha puntato l'indice sulla difficoltà della maggioÂranza a raggiungere una posiÂzione condivisa.
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Dopo tutti questi lunghi mesi di discussione (a partire dall'ormai lontana primavera del 2006), le decine di sedute, gli scontri politici e mediatici, il risultato è un vero e proprio stallo. La legge sul testamento biologico, presente anche nel programma di Romano Prodi come strumento legislativo che deriva con naturalezza dal principio del consenso informato e dall'autodeterminazioÂne personale in materia di deciÂsioni sanitarie, è oggi arenata.
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A luglio la senatrice Bassoli, a proposito del non luogo a procedere di Mario Riccio, aveÂva dichiarato: «Sono ottimista, la legge sul testamento biologiÂco si farà ». Già , ma quando? «Si tratta - sono ancora le paroÂle della senatrice Bassoli - di faÂre una legge che tuteli i diritti di soggetti non più in grado di esprimere direttamente le proÂprie volontà ». Ebbene, questi diritti non sono ancora garantiÂti oggi. Le persone che non soÂno più in grado di manifestare il proprio volere devono affiÂdarsi alle decisioni dei medici o dei parenti, senza l'opportunità di essere rispettati in una delle scelte più personali, e più dramÂmatiche, della nostra esistenza. Che cosa ne è stato dei buoni propositi della senatrice Bassoli? Che cosa è successo in questi ultimi cinque mesi di distanÂza? Assolutamente nulla! La senatrice Bassoli non ha mai presentato alcun teÂsto unificato e la questione non è nemmeno più stata messa all'ordine del giorno della Commissione SaÂnità . I testi in discussione sono passati da otto (tre della Casa della Libertà e cinque della maggioranza) a undici (con le ultime aggiunte di RifondazioÂne Comunista, Verdi e Italia dei Valori): forse è impossibile trarre una soluzione «condiviÂsa» tra testi che su molti punti presentano soluzioni opposte. Quello che conta è una soluÂzione liberale, cioè che garantisca la libera scelta individuaÂle, sia di chi decida di avvalersi del testamento biologico sia di chi decida di non farlo, come accade ogni volta che una legÂge offre la possibilità di sceÂgliere tra diverse opzioni. AnÂche la sentenza della CassazioÂne sul caso Englaro sembra andare in questa direzione, riÂconoscendo anche in modo differito nel tempo il diritto costituzionalmente garantito a scegliere sulle proprie terapie. Poco importa a questo punÂto stabilire le singole responsaÂbilità di tale assoluto fallimento. Poco importa anche capire fino a che punto la senatrice sia soltanto l'esecutrice materiale di un disegno politico preciso di affossamento del testamento biologico da parte dei vertici del Partito democratico. Il riÂspetto per i mesi di impegno parlamentare, che ha coinvolto non solo i senatori, ma anche centinaia di esperti e l'opinione pubblica, dovrebbe imporre alla senatriÂce Bassoli di dimetÂtersi  da  relatrice. Continuare a invoÂcare «altre urgenÂze», sia da parte delÂla senatrice Bassoli che di altri rappresentanti politici, al fiÂne di evitare la discussione di un tema che rischia di spaccare gli accordi e di provocare aspre discussioni, è inaccettabile. Sarebbe più onesto rinunciare a un incarico se non si vuole o non si può portarlo a termine.
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Mi auguro che il presidenÂte Marino non si sia ormai rasÂsegnato a veder andare in fuÂmo il lavoro di tutti questi meÂsi, e sia lui stesso a sollecitare la Commissione Sanità affinÂchè sia individuato qualcuno disposto a fare il relatore inveÂce che l'affossatore del provÂvedimento.Â