Un appello che aiuta la ricerca
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• da Europa del 19 dicembre 2007, pag. 1
Caro direttore, l'appello dell'AsÂsociazione Luca Coscioni al ministro Livia Turco, pubblicato ieri su questo giornale, merita apÂprezzamento. Puntare sulla traÂsparenza e sulla meritocrazia nell'assegnazione dei fondi per la riÂcerca del ministero della salute è ottimo.E la proposta di applicare, anche nel nostro paese, il sistema chiamaÂto del peer review (ovvero la valutazione tra pari) potrebbe davvero contribuire ad una svolta per aiutare il mondo della ricerca. Parliamo infatti di un settore dove oggi le idee migliori vengono bloccate sul nascere, dove gli scienziati brillanti scappano, dove le potenzialità intellettuali arretrano di fronte alla mediocrità . Con conseguenze incalcolabili dal punto di vista della crescita economica e culturale. Oltre 500 scienziati hanno però sottoscritto un appello, dichiaÂrando pubblicamente la loro contrarietà al sistema clientelare che vige all'interno delle università e dei centri di ricerca e manifestanÂdo una volontà di cambiamento. Gli strumenti per assicurare che ì finanziamenti vadano davvero a chi presenta i progetti migliori e più promettenti esistono, non serve inventarli. E la tendenza a rendere l'intero processo trasparente, con la pubblicazione dei doÂcumenti su internet, potrà contribuire molto al cambiamento, o per lo meno creerà serie difficoltà a chi vuole imbrogliare le carte. Sottolineo l'importanza che l'appello rappresenta perché, attraverso un accorgimento tecnico e di metodologia, forse sarà possibile avÂviare anche un processo di cambiamento culturale. L'assunzione di un'etica professionale rappresenta infatti il primo, indispensabiÂle passo se vogliamo ridare un minimo di speranza alla nostra riÂcerca. È proprio in questa direzione che ci siamo impegnati anche al senato dove è stata introdotta nella Finanziaria una nonna che vincola 81 milioni di euro a progetti presentati da ricercatori con meno di 40 anni giudicati alla pari, ovvero da una commissione composta anch'essa da scienziati "under 40", per metà stranieri e con criteri rigorosamente meritocratici.
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