«Ogni indagine reÂlativa allo stato di salute degli embrioni creati in vitro dovrà essere di tipo osservazionale». Sono le due righe che vietano tutti gli altri tipi di indagine. Basterebbe eliminarle dal testo delle linee guida sulla fecondaÂzione artificiale e la diagnosi geÂnetica preimpianto sarebbe possibile.
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Il ministero della Salute si sta preparando al grande passo introducendo proprio questa piccola, ma sostanziale modifiÂca. Se fosse così tutte le coppie con gravi malattie ereditarie (ad esempio la talassemia) poÂtrebbero richiedere e ottenere di sapere, prima che vengano trasferiti in utero, se i loro emÂbrioni sono sani o malati senza dover presentare ricorso a un giudice, sperando poi in un'ordinanza favorevole. In questo caso, non sarebbe necessario un provvedimento d'urgenza analogo a quello firmato da IsaÂbella Mariani, tribunale civile di Firenze, che ha ordinato al centro Demetra del capoluogo toscano di fare la selezione di embrioni.
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Le linee guida sono una seÂrie di articoli di accompagnaÂmento alla legge sulla procreaÂzione medicalmente assistita. Scritte nel 2004 da una commisÂsione nominata dall'ex miniÂstro Girolamo Sirchia introduÂcono un divieto che la legge 40 non contempla, la diagnosi pre-impianto, che serve a vedere se gli embrioni hanno gli stessi diÂfetti genetici di chi li ha generati. Il divieto è introdotto proÂprio dalla frase che specifica quale è l'unica indagine consentita, quella osservazionale, cioè al microscopio, morfologiÂca, senza nessun test sul Dna.
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La revisione del testo Sirchia sarebbe già pronta. ConterebÂbe un secondo elemento di rotÂtura con la precedente versione, fortemente ispirata dalla Chiesa ai tempi del governo Berlusconi. L'apertura al congeÂlamento di quelli che con termiÂne non ortodosso potremmo chiamare precursori degli emÂbrioni, gli ootidi. Nell'ootide i patrimoni genetici di ovocita e
spermatozoo non si sono ancoÂra fusi, dunque l'embrione non verrebbe violato, perché ancoÂra non c'è, secondo la visione scientifica laica.
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Il ministro Livia Turco aspetÂta, valuta, riflette, tratta per non suscitare la ribellione dei cattolici. Di sicuro l'ordinanza di Firenze costituisce un sosteÂgno all'eventuale apertura alla diagnosi preimpianto. «Va teÂnuta in conto, le linee guida del precedente governo sono più restrittive della legge», ha detto il ministro della Salute, ospite di Lucia Annunziata nelÂla trasmissione «In mezz'ora». E poi: «Su questi temi ci deve essere dialogo, il mio compito è applicare la legge che obbliga ogni tre anni di aggiornare le linee guida il che significa anche fare correzioni dove ci sono staÂte forzature. A fine gennaio avremo completato il lavoro». Il caso fiorentino ha allarmaÂto gli esponenti del centrodeÂstra. Per Gaetano Quagliariello, Fi «i giudici attentano alla soÂvranità popolare», che col refeÂrendum si è espressa a favore della legge». Alfredo Mantovano, An, indica la bioetica come «frontiera dell'invenzione giuÂdiziaria da parte di magistrati progressisti». Gianluca Volontè insiste nel richiedere l'interÂvento del Guardasigilli ClemenÂte Mastella: «Si muova nei diÂversi gradi di giudizio per far riÂspettare la legge italiana». Altre coppie si preparano a ricorrere per ottenere il diritto alla seleÂzionare gli embrioni, dice FiloÂmena Gallo, associazione AmiÂca Cicogna, avvocato: «Ritengo che il ministero a questo punto debba intervenire. Il 31 dicemÂbre scadrà il termine per agÂgiornare le linee guida». SeconÂdo l'associazione Luca Coscioni «la giurisprudenza ha supeÂrato la legge 40».