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La Turco pensa a cambiare la legge sulla fecondazione

• da Corriere della Sera del 24 dicembre 2007, pag. 25

di Margherita De Bac

«Ogni indagine re­lativa allo stato di salute degli embrioni creati in vitro dovrà essere di tipo osservazionale». Sono le due righe che vietano tutti gli altri tipi di indagine. Basterebbe eliminarle dal testo delle linee guida sulla feconda­zione artificiale e la diagnosi ge­netica preimpianto sarebbe possibile.

 

Il ministero della Salute si sta preparando al grande passo introducendo proprio questa piccola, ma sostanziale modifi­ca. Se fosse così tutte le coppie con gravi malattie ereditarie (ad esempio la talassemia) po­trebbero richiedere e ottenere di sapere, prima che vengano trasferiti in utero, se i loro em­brioni sono sani o malati senza dover presentare ricorso a un giudice, sperando poi in un'ordinanza favorevole. In questo caso, non sarebbe necessario un provvedimento d'urgenza analogo a quello firmato da Isa­bella Mariani, tribunale civile di Firenze, che ha ordinato al centro Demetra del capoluogo toscano di fare la selezione di embrioni.

 

Le linee guida sono una se­rie di articoli di accompagna­mento alla legge sulla procrea­zione medicalmente assistita. Scritte nel 2004 da una commis­sione nominata dall'ex mini­stro Girolamo Sirchia introdu­cono un divieto che la legge 40 non contempla, la diagnosi pre-impianto, che serve a vedere se gli embrioni hanno gli stessi di­fetti genetici di chi li ha generati. Il divieto è introdotto pro­prio dalla frase che specifica quale è l'unica indagine consentita, quella osservazionale, cioè al microscopio, morfologi­ca, senza nessun test sul Dna.

 

La revisione del testo Sirchia sarebbe già pronta. Contereb­be un secondo elemento di rot­tura con la precedente versione, fortemente ispirata dalla Chiesa ai tempi del governo Berlusconi. L'apertura al conge­lamento di quelli che con termi­ne non ortodosso potremmo chiamare precursori degli em­brioni, gli ootidi. Nell'ootide i patrimoni genetici di ovocita e

spermatozoo non si sono anco­ra fusi, dunque l'embrione non verrebbe violato, perché anco­ra non c'è, secondo la visione scientifica laica.

 

Il ministro Livia Turco aspet­ta, valuta, riflette, tratta per non suscitare la ribellione dei cattolici. Di sicuro l'ordinanza di Firenze costituisce un soste­gno all'eventuale apertura alla diagnosi preimpianto. «Va te­nuta in conto, le linee guida del precedente governo sono più restrittive della legge», ha detto il ministro della Salute, ospite di Lucia Annunziata nel­la trasmissione «In mezz'ora». E poi: «Su questi temi ci deve essere dialogo, il mio compito è applicare la legge che obbliga ogni tre anni di aggiornare le linee guida il che significa anche fare correzioni dove ci sono sta­te forzature. A fine gennaio avremo completato il lavoro». Il caso fiorentino ha allarma­to gli esponenti del centrode­stra. Per Gaetano Quagliariello, Fi «i giudici attentano alla so­vranità popolare», che col refe­rendum si è espressa a favore della legge». Alfredo Mantovano, An, indica la bioetica come «frontiera dell'invenzione giu­diziaria da parte di magistrati progressisti». Gianluca Volontè insiste nel richiedere l'inter­vento del Guardasigilli Clemen­te Mastella: «Si muova nei di­versi gradi di giudizio per far ri­spettare la legge italiana». Altre coppie si preparano a ricorrere per ottenere il diritto alla sele­zionare gli embrioni, dice Filo­mena Gallo, associazione Ami­ca Cicogna, avvocato: «Ritengo che il ministero a questo punto debba intervenire. Il 31 dicem­bre scadrà il termine per ag­giornare le linee guida». Secon­do l'associazione Luca Coscioni «la giurisprudenza ha supe­rato la legge 40».


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