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Bravo Amato: lanciamo una moratoria contro la strage di mamme e bambini veri

• da Europa del 8 gennaio 2008, pag. 6

di Federico Orlando

Cara Europa, nelle rassegne stampa di domenica ho sentito un articolo di Giuliano Amato che, premessi i salamelecchi d’obbligo all’altro Giuliano (quello sulla moratoria degli aborti), ricorda tuttavia che, in Italia, la 194 ha funzionato benissimo riducendo di ben il 60 per cento il numero degli aborti rispetto al 1983 (anno della sua entrata in vigore). Bene, ma perché Amato perde il suo tempo a discutere con lo scudiero dell’Opus Dei invece di tenere l’ordine pubblico a Napoli, dove l’incapacità della polizia ha costretto l’esercito ad assumerne le funzioni? Alfonso De Vincenti, Napoli

Risponde Federico Orlando: Caro De Vincenti, premettiamo una cosa. L’iniziativa di Ferrara consiste formalmente nel chiedere a partiti e governi di promuovere all’Onu una moratoria mondiale degli aborti, come per la pena di morte (anche se l’Iran ci ha subito offerto un grappolo di 13 impiccati sulle gru, donne e madri comprese). La richiesta ha senso perché ci sono paesi che incoraggiano o impongono l’aborto selettivo (ai cinesi e agli indiani non piacciono le donne, ad altri i disabili, ecc.). E allora, lei mi dirà, dov’è la fraudolenza della proposta? Eccola qua: chi se ne infischia delle carte dell’Onu (libertà di parola, libertà dal bisogno, libertà di religione, diritti civili, pace, ecc.), se ne infischia anche delle moratorie; ma, proponendo di inserire nella carta dell’Onu il principio del “diritto a nascere” (diritto di chi?) e della nascita all’atto stesso del concepimento (subito dopo aver fatto l’amore), si propone all’umanità di riconoscersi in un dogma cattolico, nel quale non si riconosce nemmeno la maggior parte di noi. Ma poiché siamo un paese per bene, che rispetta parecchio le raccomandazioni dell’Onu, ci sentiremmo in obbligo anche di adeguare la legge italiana al dogma internazionalmente proclamato. In altre parole: clericalizzeremmo ancor più i nostri paesi di alta civiltà laica e lasceremmo la barbarie così com’è.
Ma c’ è un altro motivo per ridurre gli aborti non coi dogmi ma coi contraccettivi e la pillola del giorno dopo. Ed è quello invocato da Giuliano Amato, nell’articolo sul Sole 24 ore di domenica. Amato scrive: «È bene amare gli embrioni come i bambini e io ne sono personalmente convinto. Ma non lo è di meno amare i bambini come gli embrioni. Ed occuparsene con lo stesso impegno». Vuol dire – secondo i dati dell’Organizzazione mondiale della sanità ricordati da Luigi De Marchi in una trasmissione dell’associazione Luca Coscioni a Radio Radicale – che negli ultimi anni sono morte di aborto nel mondo 10 milioni di donne uccise dalle mammane (cui si tornerebbe anche in Italia se si rendesse impraticabile la 194); e che sono morti mezzo miliardo di bambini veri, per fame o per malattie da denutrizione o mancanza di medicine. Di queste creature umane vere, né i promotori di moratorie né i bioetici della morale dogmatica si occupano mai, nemmeno per denunciare i furti dei nostri governi sugli aiuti internazionali; così come non si occupano (né se ne occupano ancora le procure della repubblica) dell’effettiva libertà dei medici che praticano l’obiezione di coscienza (in pubblico), e di cui si dice spesso che siano vittime di ricatti di carriera.
Perché, mentre continua il dibattito sulla moratoria, non si inizia quello sulla libertà di ginecologi, anestesisti e infermieri negli ospedali della repubblica? La tranquilla ministra della sanità ha notizie?


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