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Fini incontra i Radicali: sì al modello francese

• da Secolo d'Italia del 15 gennaio 2008, pag. 3

di Renato Berio

Nel quadro del più generale con­fronto tra le forze politiche sulle riforme necessarie per il Paese il presidente di An Gianfranco Fini ha incon­trato ieri una delegazione dei Radicali italiani e dell'associazione Luca Coscioni composta dai segretari Rita Bernardini e Marco Cappato. Durante l'incontro «si è registrata una convergenza su una riforma istituzionale improntata sull'elezione diretta del presidente e su una legge eletto­rale di tipo maggioritario, tendenzialmente bipartitica». A tal proposito è stata anche espressa «una comune disponibilità per iniziative a favore del modello istituzionale-elettorale francese». Non è solo la "bozza Bianco" quindi a tenere banco, ma anche prospettive di cambiamento più profonde, tese davvero a fornire risposte all'attesa di cambiamento che c'è nel Pae­se. Si è riscontrata, inoltre, «una concreta possibilità di azione parlamentare e politi­ca congiunta sui temi economici, in particolare le grandi liberalizzazioni urgenti per il Paese, la dra­stica riduzione dei costi della politica e sulla legalità e libertà dell'informazione». Spiragli d'intesa? Di certo la presa d'atto che l'anima antipartitocratica propria dei radicali e la vocazione riformista di An possono allearsi in vista di singoli e importanti obiettivi.

 

Questa sarà comunque una settimana cruciale per quanto riguarda la riforma elettorale: o si raggiunge l'intesa per cambiare la legge Calderoli a partire dal­la bozza Bianco - di cui oggi comincia l'esame in commissione Affari costituzionali al Senato - o non resta che il referendum. Altero Matteoli, capogruppo di An a Palazzo Madama, annuncia che la destra si aspetta modifiche sostanziali al canovaccio Bianco e che «se necessario si farà ostruzionismo». Ma la spe­ranza è comunque che prevalga il buon senso, visto che così com'è la bozza piace solo al Pd. In vista del­la discussione in commissione sulla legge elettorale una delegazione di An ha incontrato ieri i rappre­sentanti dell'Udeur, un colloquio dal quale è emersa una posizione comune: la bozza Bianco va «sostan­zialmente modificata». «Noi parliamo con tutti», ha risposto Clemente Mastella a chi gli domandava se era in procinto di passare allo schieramento di cen­trodestra. Il leader Udeur anche precedentemente aveva avvertito che gli scenari sono aperti e che «qualora dovesse passare l'idea di legge elettorale legata al progetto di Veltroni e Berlusconi» nulla è scontato anche per quanto riguarda le alleanze. «Non credo che Berlusconi e Veltroni siano dei killer, però non c'è dubbio che, se il loro progetto passasse, cam­bierebbero non solo gli scenari politici, ma la stabilità del governo verrebbe meno».

 

«Le delegazioni - si legge nel comunicato che rias­sume i temi dell'incontro tra An e Udeur - hanno pienamente concordato sull'inaccettabilità della boz­za Bianco così come illustrata nella commissione Affari costituzionali e ritengono che essa vada sostanzialmente modificata e che non possa, in ogni caso, essere adottata senza un approfondito e ulte­riore confronto. L'incontro ha registrato significati­vi punti di convergenza in ordine all'obbligo di indi­care prima del voto le alleanze e il candidato premier, al voto disgiunto e all'assegnazione dei seggi in un collegio nazionale». Sulle soglie di sbarramento per­mangono, invece, valutazioni differenti. Su questo punto, ha spiegato il capogruppo di An alla Camera Ignazio La Russa, «siamo per sbarramenti che impe­discano l'iper-frammentazione». L'Udeur sostiene invece una soglia di sbarramento al 10%, per arriva­re ad «aggregazioni politiche vere». Su questo punto potrebbero svolgersi ulteriori incontri nei prossimi giorni tra i due partiti per verificare, ha spiegato il capogruppo al Senato Altero Matteoli, «se riusciamo a trovare sintonia anche su questo». Infine tanto in An che nell'Udeur si è convenuto che, ove non si rag­giungesse in Parlamento una seria e larga intesa sul­la riforma della legge elettorale, «il referendum sarebbe l'unico sbocco positivo». «La dichiarazione preventiva per quanto riguarda le alleanze - ha sot­tolineato Fabris - è qualcosa che noi condividiamo, così come il referendum, che farà chiarezza rispetto ad un'intesa confusa e stiracchiata». Da parte nostra «nessun diktat», ha aggiunto Ignazio La Russa, capo­gruppo di An alla Camera, ma occorre una riflessio­ne matura secondo «i tempi della politica».


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