Ad annunciare la convocazione del VI Congresso dell'AssociazioÂne Luca Coscioni per la libertà di ricerca dal 15 al 17 febbraio a Salerno, proprio nei giorni della Campania sommersa dai rifiuti e dell'iniziativa per l'ambigua "moÂratoria sull'aborto", sembra proÂprio che il caso faccia bene le cose. O quantomeno ne faccia di utili, almeno per chi ritenesse urgente porre la legalità al centro della riforma della politica, e consideÂrasse il corpo come luogo privileÂgiato per affermare, attraverso il diritto, libertà fondamentali.
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L'ultimo congresso di un sogÂgetto radicale nel Sud Italia si tenÂne nel 1978 a Bari. Le condizioni di illegalità sistematica, che hanno reÂso impraticabile il campo del gioco (anti)democratico nel nostro PaeÂse, sono state a Sud ancora più soffocanti, non tanto o solo per i radicali, quanto per tutti i cittadini. L'emergenza rifiuti porta in superÂficie le conseguenze di quel degraÂdo istituzionale.
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Oggi l'Associazione Luca Coscioni riparte proprio dal Sud e dalla Campania per proporre un'alternativa alla malapolitica della partitocrazia. Il Congresso di Salerno sarà l'occasione per preÂsentare dal Sud una riforma possiÂbile della politica, intesa non come gestione di affari e potere, ma coÂme strumento per affermare esiÂgenze profonde di libertà indiviÂduale, per i nuovi diritti civili. E lo faremo, insieme a scienziati, persoÂne malate e disabili, parlamentari di entrambi gli schieramenti, anche a partire dalle recenti sentenze - su eutanasia e fecondazione assistita -che richiamano la necessità di declinare su singoli casi concreti ogni discorso che parta dai massimi siÂstemi e dai principi astratti, ogni ilÂlusione di nascondere dietro creaÂtive definizioni di laicità "sana" e "buona" l'incapacità di esprimersi sulle riforme necessarie in materia di ricerca scientifica, di unioni civiÂli, di testamento biologico, di aborÂto. Perché è sui singoli casi che si può dipanare la confusione, spesso voluta, tra preferenze morali auÂspicate e leggi dello Stato valide per tutti. È alla singola donna che vuole accedere all'analisi prei-mpianto, o all'aborto farmacologico, o alla "pillola del giorno dopo" che dobbiamo rispondere se lo può fare legalmente o se - magari con il trucco di una "moratoria" non criminalizzante, o la prevaricazione di farmacisti che esercitano l'«impo-sizione di coscienza» e ospedali che applicano il sabotaggio a base di «obiettori» della 194 - si dovrà comunque rivolgere all'estero o alÂla clandestinità .
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Uno slogan radicale degli anni '60 diceva, parlando di Roma, «caÂpitale corrotta nazione infetta». Oggi, è certamente la «nazione», le istituzioni ad ogni livello, a essere corrotte là dove si dovrebbe fondaÂre la civiltà democratica: cioè il rispetto delle regole. Il perimetro del corpo, della salute e della malattia, è l'ultimo che ci rassegniamo a veÂder saccheggiato, è il primo dal quaÂle la rivolta individuale si può traÂsformare in rivoluzione civile e non violenta, come fu per Coscioni e Welby. Proprio dai corpi di cittadini malati e disabili assediati dalla malapolitica (che questo è il vero nome di ogni malasanità ) possono veÂnire le nuove energie e risorse per la riforma laica e liberale del nostro Paese. Per curare la «nazione corÂrotta» possiamo iniziare da Sud. Â