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Se la nazione è infetta, la cura comincia dal Sud

• da Il Riformista del 16 gennaio 2008, pag. 3

di Marco Cappato

Ad annunciare la convocazione del VI Congresso dell'Associazio­ne Luca Coscioni per la libertà di ricerca dal 15 al 17 febbraio a Salerno, proprio nei giorni della Campania sommersa dai rifiuti e dell'iniziativa per l'ambigua "mo­ratoria sull'aborto", sembra pro­prio che il caso faccia bene le cose. O quantomeno ne faccia di utili, almeno per chi ritenesse urgente porre la legalità al centro della riforma della politica, e conside­rasse il corpo come luogo privile­giato per affermare, attraverso il diritto, libertà fondamentali.

 

L'ultimo congresso di un sog­getto radicale nel Sud Italia si ten­ne nel 1978 a Bari. Le condizioni di illegalità sistematica, che hanno re­so impraticabile il campo del gioco (anti)democratico nel nostro Pae­se, sono state a Sud ancora più soffocanti, non tanto o solo per i radicali, quanto per tutti i cittadini. L'emergenza rifiuti porta in super­ficie le conseguenze di quel degra­do istituzionale.

 

Oggi l'Associazione Luca Coscioni riparte proprio dal Sud e dalla Campania per proporre un'alternativa alla malapolitica della partitocrazia. Il Congresso di Salerno sarà l'occasione per pre­sentare dal Sud una riforma possi­bile della politica, intesa non come gestione di affari e potere, ma co­me strumento per affermare esi­genze profonde di libertà indivi­duale, per i nuovi diritti civili. E lo faremo, insieme a scienziati, perso­ne malate e disabili, parlamentari di entrambi gli schieramenti, anche a partire dalle recenti sentenze - su eutanasia e fecondazione assistita -che richiamano la necessità di declinare su singoli casi concreti ogni discorso che parta dai massimi si­stemi e dai principi astratti, ogni il­lusione di nascondere dietro crea­tive definizioni di laicità "sana" e "buona" l'incapacità di esprimersi sulle riforme necessarie in materia di ricerca scientifica, di unioni civi­li, di testamento biologico, di abor­to. Perché è sui singoli casi che si può dipanare la confusione, spesso voluta, tra preferenze morali au­spicate e leggi dello Stato valide per tutti. È alla singola donna che vuole accedere all'analisi prei-mpianto, o all'aborto farmacologico, o alla "pillola del giorno dopo" che dobbiamo rispondere se lo può fare legalmente o se - magari con il trucco di una "moratoria" non criminalizzante, o la prevaricazione di farmacisti che esercitano l'«impo-sizione di coscienza» e ospedali che applicano il sabotaggio a base di «obiettori» della 194 - si dovrà comunque rivolgere all'estero o al­la clandestinità.

 

Uno slogan radicale degli anni '60 diceva, parlando di Roma, «ca­pitale corrotta nazione infetta». Oggi, è certamente la «nazione», le istituzioni ad ogni livello, a essere corrotte là dove si dovrebbe fonda­re la civiltà democratica: cioè il rispetto delle regole. Il perimetro del corpo, della salute e della malattia, è l'ultimo che ci rassegniamo a ve­der saccheggiato, è il primo dal qua­le la rivolta individuale si può tra­sformare in rivoluzione civile e non violenta, come fu per Coscioni e Welby. Proprio dai corpi di cittadini malati e disabili assediati dalla malapolitica (che questo è il vero nome di ogni malasanità) possono ve­nire le nuove energie e risorse per la riforma laica e liberale del nostro Paese. Per curare la «nazione cor­rotta» possiamo iniziare da Sud.  

NOTE


deputato europeo radicale e segretario Associazione Luca Coscioni
marco.cappato@associazionecoscioni.org


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