La seduta di ieri pomeriggio in Commissione alla Camera non è stata di quelle che fanno ben sperare. C'è stata battaglia, come gli addetti ai lavori presagivano, e stamane si repliÂca, nella speranza che la notte abbia placato gli animi. Certo una risposta sul destino del Cnr dovrà essere data. Ma se sia Luciano Maiani il futuro presidente dell'ente pubblico delegato alla ricerca, o se debba essere un altro scienziato proposto da un governo diÂverso da quello uscente, ancora non è dato sapere.
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Eppure era partita bene la nomina del fisico teorico, noto per le ricerche nel campo delle particelle elementari e con un pedigree da tanto di cappello che comÂprende anche la direÂzione, dal 1999 al 2003, del Centro euÂropeo per le ricerche nucleari (Cern). AnÂche Science, la rivista scientifica internazioÂnale, aveva esternato entusiasmo: «Il meÂrito trionfa sulla poliÂtica nella scelta delÂl'Italia di un nuovo responsabile della ricerca», aveva scritÂto. Ma le belle parole si scontravano già con i primi dissensi: Maiani era stato uno dei 67 firmatari della lettera conÂtro la visita del Papa alla Sapienza, così Lega Nord e An per voce di Davico e Gasparri avevano puntualizzato che, per essere coerente, lo stesso Maiani avrebbe dovuto fare come Benedetto XVI, cioè rinunciare all'invito di preÂsiedere il Cnr. Dalla sua il fisico aveva l'appoggio di Mussi e dell'associazione Luca Coscioni e comunque di tutta la rappresentanza del governo uscente, visto che in commissione al Senato, la sua nomina è passata. Ora tocca alla Camera, ma sono in molti - e Volonté dell'Udc lo dice apertamente - a voler lasciare al prossimo governo la scelta
del capo del Cnr.
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