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Fecondazione, e ora che fare?

• da Il Riformista del 1 febbraio 2008, pag. 2

Vi invito inoltre, carissimi, a seguire con particolare at­tenzione i problemi difficili e complessi della bioetica». L'invito è rivolto ai partecipanti alla sessione plenaria della Congregazione per la dottrina della fede e arriva da papa Benedetto XVI che proprio ieri li ha ricevuti in udienza. All'e­sortazione hanno fatto naturalmente seguito alcune considera­zioni che sembrano guardare in particolare alla legge 40 sulla fe­condazione assistita e che, certamente, alimenteranno un nuovo dibattito in un momento di grande confusione. Tra la sentenza del Tar che, facendo seguito a quelle dei tribunali di Firenze e Cagliari, ha travolto in gran parte le linee guida della stessa leg­ge, e la caduta del governo, che ha reso più complicato il varo delle nuove linee guida che da tempo si attende, sembrano dav­vero essere venuti meno anche quei pochi punti fermi attorno ai quali il confronto sinora si era svolto. A proposito della caduta del governo, va detto che il rilascio delle nuove linee guida è un decreto amministrativo previsto in una legge, e quindi non do­vrebbero esserci dubbi sul fatto che rientri nella ordinaria am­ministrazione. Considerato il tema oggetto del decreto e la si­tuazione politica, è anche possibile che ci si chieda se sia oppor­tuno o meno andare avanti proprio adesso.

 

Se le nuove linee guida sono ferme in attesa che si chiarisca il quadro politico, c'è chi una risposta la continua a chiedere. È il caso dell'associazione Luca Coscioni che proprio questa mat­tina con una conferenza stampa annuncerà iniziative non vio­lente su questa materia. Sono di ieri, invece, le parole del Papa che ribadiscono alcuni concetti chiave tra i quali «il rispetto del­l'originalità della trasmissione della vita umana attraverso gli at­ti propri dei coniugi». È facile immaginare come queste parole finiranno, oggi più che mai, per costituire uno spartiacque per i cattolici impegnati in politica e, soprattutto, per quelli che mili­tano nel centrosinistra e in particolare nel partito democratico che proprio domani potrebbe licenziare il proprio Manifesto dei valori. Una sorta di Carta costituzionale per un partito che si presenta, e da solo, per la prima volta alle elezioni. 



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