Sta accadendo quel che da tempo ci aspettavamo, fin dal 2004, anno di entrata in viÂgore della Legge 40 sulla fecondazione assistita. I magistrati inÂtervengono alla luce delle leggi di uno stato laico basato sulla Carta costituÂzionale e nel rispetto delle leggi preesiÂstenti. Applicazione secondo legge, senza influenze di matrice religiosa e senza opinioni di chi tutto è, tranne che un medico che applica tecniche di fecondazione assistita, un embriologo o un malato o un giurista. NaturalÂmente la legge sulla fecondazione assiÂstita va cambiata, perché esclude le coppie sterili che fanno ricorso alle tecniche eterologhe e perché impediÂsce la ricerca scientifica sugli embrioni che non determineranno mai una graÂvidanza. Sulla liceità delle tecniche di diagnosi preimpianto la giurisprudenÂza più recente è concorde, escludendo ogni tipo di reato imputabile all'operaÂtore di fecondazione assistita che apÂplica la tecnica. Senza entrare nei meandri giurisprudenziali il verdetto quindi è unanime: i magistrati ordinaÂno ai centri l'esecuzione della diagnoÂstica preimpianto sull'embrione per coppie portatori di patologie ereditaÂrie. Ma da oggi le coppie non dovranno più ricorrere alle aule dei tribunali per vedere affermati i propri diritti, perché il Tar Lazio, con decisione depositata lo scorso 31 ottobre, e resa nota il 21 gennaio di quest'anno, ha annullato «le linee guida di cui al decreto miniÂsteriale 21.7.2004» nella parte contenuÂta nelle misure di tutela dell'embrione laddove si statuisce che ogni indagine relativa allo stato di salute degli emÂbrioni creati in vitro, ai sensi dell'artiÂcolo 13, comma 5, dovrà essere di tipo osservazionale».
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Basta quindi viaggi all'estera per le copÂpie che non vogliono trasmettere gravi malattie ai propri figli, finalmente si potrà tornare a fare diagnosi preimÂpianto sugli embrioni in Italia. Ma i giudici del Tar Lazio hanno giustaÂmente sollevato «la questione di legitÂtimità costituzionale dell'articolo 14, commi 2 e 3, della legge n. 40 del 19 febbraio 2004 per contrasto con gli articoli 3 e 32 della Costituzione». I giuÂdici ritengono che non sono rispettati gli stessi principi ispiratori della legge che sono riportabili al principio di minor invasività dell'art. 4 comma 2. SeÂguendo la strada tracÂciata dalla recentissima giurisprudenza in mateÂria i giudici del Tar ritengono che i limite dei tre ovociti fecondabili e il relativo limite dei tre embrioni, insieme al diÂvieto di crioconservaÂzione, sono da ritenersi incostituzionali poiché chi non vuole trasmettere gravi malattie ai propri figli non deve più andare all'estero in contrasto con la stessa Legge 40 e con i principi di rango superiore della Costituzione italiana. I giudici del Tar con tale decisione hanno inoltre, mesÂso in evidenza che la fecondazione assiÂstita è una tecnica sanitaria dove il meÂdico deve decidere e non le leggi. Ora aspettiamo fiduciosi la decisione della Consulta, che sia scevra da influenze e in linea con le norme principali del noÂstro Stato. Tutto ciò in attesa di un goÂverno che decida di rappresentare tutti i cittadini: buoni e cattivi, credenti e non, malati e sani, senza alcuna forma di discriminazione come invece oggi avviene in violazione dell'art. 3 e 32 della Costituzione italiana. In attesa di un governo che metta in discussione la riforma di una legge unica in Europa, a danno delle coppie sterili come dimoÂstrato nella relazione del 2007 al ParlaÂmento sull'applicazione delle tecniche di fecondazione assistita. Tutto ciò non dovrebbe costituire una novità per chi lavora con le leggi, i valori costituzioÂnalmente rilevanti si affermano con l'interpretazione di norme nel riÂspetto di questi principi cardine nel nostro ordinamento, come afferÂmato dalle pronunce che arrivano a disappliÂcare norme di rango inferiore per affermare diÂritti legati alle migliori regole della scienza in reÂlazione alla salute della madre. Il giorno che decisi di studiare giurisprudenÂza, per diventare avvocato, mai e poi mai avrei ipotizÂzato che potessero essere emanate norme da cui i cittadini dovessero difenÂdersi, nessun docente ci ha mai insegnato che le leggi e i codici andassero letti in combinato con testi religiosi.
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Ancora oggi mi stupisco, nel sentire che una legge è corretta nella sua interpretazione perché un santo o un papa ne confermano l’interpretazione. Come giurista e come presidente di un'associazione di coppie malate Amica Cicogna, oggi credo che le legÂgi vadano liberate da ideologie e che debba ritornare al centro delle tutele la persona e i suoi diritti inviolabili tra cui rientra anche il diritto non coÂdificato ma insito nel diritto alla saluÂte, nella libertà di ricerca, "il diritto alla speranza". In qualità di legale di "Amica Cicogna" e "L'altra Cicogna", ho agito per l'affermazione della legaÂlità e il riconoscimento della dignità a milioni di persone che desiderano un figlio. Non dimenticherò mai la difeÂsa delle linee guida: avvocati che intervennero durante la prima udienza innanzi ai giudici del Tar esordendo con offese volgari alle donne che si devono sotÂtoporre alla fecondazioÂne assistita, ma non ciÂtando leggi a supporto della tesi di difesa, facenÂdo affermazioni solaÂmente e puramente ideologiche senza riscontro in dottrina e in diritto.
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Ma i giudici del Tar Lazio hanno fatto emergere solo le leggi ed è enorme la soddisfazione per noi tutti e il prevaÂlere della verità e della giustizia su tutto. Anche per questo sono iscritta all'Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica, perché non si smetta di lottare per l'affermaÂzione dei diritti civili, per il futuro e per quei sorrisi di bambini vicini o lontani, che saranno il domani. Noi oggi siamo parte di un presente da cambiare.