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Un congresso per smuovere la politica

• da Europa del 8 febbraio 2008, pag. 2

di Fabrizia Bagozzi

A due anni dalla morte di Luca Coscioni, l’associazione che porta il suo nome si riunisce a congresso a Salerno fino a dome­nica, per la prima volta senza di lui, prota­gonista e testimone fino alla fine delle bat­taglie sulla libertà scientifica per le quali è nata. E per la prima volta dopo la morte di Piergiorgio Welby, la cui vicenda ha porta­to alla ribalta mediatica i temi dell'eutanasia e del testamento biologico. Una discussio­ne con medici, scienziati, giuristi - ci sarà Stefano Rodotà - ed esponenti del mondo della politica - fra gli altri Ignazio Marino e Luigi Manconi - per rilanciare i suoi caval­li di battaglia: dalla ricerca all'eutanasia, dalla revisione della legge 194 (per rendere più stringente il diritto all'interruzione della gravidanza) ali abrogazione della legge 40 o, almeno, a forme meno punitive di fecon­dazione assistita. E per rilanciare anche un metodo che, come spiega Marco Cap­pato - eurodeputa­to radicale e segretario dell'associa­zione - «punta a essere un motore per la politica a par­tire dal corpo e dal­la storia delle per­sone». Come con Coscioni e Welby.

 

Metodo efficace in una fase in cui, con il parlamento paralizzato sui temi etici, è la giurisprudenza a dir e la parola fine: l'ultimo in ordine di tempo è stato il pronunciamento del Tar del Lazio contro il divieto di dia­gnosi preimpianto, ma ci sono stati anche quelli dei tribunali di Cagliari e Firenze, la Cassazione su Eluana Englaro, il proscioglimento di Mario Riccio che staccò il respi­ratore a Welby. «L'associazione collega la politica con ciò che si muove nella società, è uno stimolo per arrivare a rendere con­creti i cambiamenti nei temi di cui si occupa», sottolinea Cappato.

 

Ma, e il riferimento è l'indisponibilità del Pd a un'intesa elettorale con i Radica­li della cui galassia la “Luca Coscioni” fa parte, «ipotizzare che questo precluda un'alleanza è strumentale». Così come lo è ricondurne le battaglie «a un confronto ideologico, facendo la caricatura della nostra posizione in senso anticlericale: il nostro è un impegno concreto che non preclude il diritto di parola a nessuno». Sui temi etici i Radicali non pretendono di imporre un'impostazione, anche se «sarebbe strano che sul testamento bio­logico o sui Dico il Pd non facesse ciò che aveva detto che avrebbe fatto», semmai l'alleanza programmatica dovrebbe riguardare la giustizia, le riforme economiche e quella maggioritaria: «Se non è possibile un'alleanza politica con il sog­getto radicale, vuol dire che queste cose vengono considerate astratte». E a qua­ranta giorni dalle elezioni, «non si può interloquire con i Radicali senza riconoscere loro dignità di soggetto politi­co», dice Cappato. Che ha sospeso, «per 48 ore», lo sciopero della fame indetto dall'associazione per fare pressing affin­ché il ministro Turco, prima di lasciare il suo posto, faccia alcune cose urgenti fra cui le linee guida della legge 40 e la garanzia del finanziamento delle strumen­tazioni per i disabili. Sulle prime ha detto no, ma sul secondo a garantito. Da qui lo stop temporaneo al "digiuno di dialogo". «Ma riprendiamo fra domani».



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