A due anni dalla morte di Luca Coscioni, l’associazione che porta il suo nome si riunisce a congresso a Salerno fino a domeÂnica, per la prima volta senza di lui, protaÂgonista e testimone fino alla fine delle batÂtaglie sulla libertà scientifica per le quali è nata. E per la prima volta dopo la morte di Piergiorgio Welby, la cui vicenda ha portaÂto alla ribalta mediatica i temi dell'eutanasia e del testamento biologico. Una discussioÂne con medici, scienziati, giuristi - ci sarà Stefano Rodotà - ed esponenti del mondo della politica - fra gli altri Ignazio Marino e Luigi Manconi - per rilanciare i suoi cavalÂli di battaglia: dalla ricerca all'eutanasia, dalla revisione della legge 194 (per rendere più stringente il diritto all'interruzione della gravidanza) ali abrogazione della legge 40 o, almeno, a forme meno punitive di feconÂdazione assistita. E per rilanciare anche un metodo che, come spiega Marco CapÂpato - eurodeputaÂto radicale e segretario dell'associaÂzione - «punta a essere un motore per la politica a parÂtire dal corpo e dalÂla storia delle perÂsone». Come con Coscioni e Welby.
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Metodo efficace in una fase in cui, con il parlamento paralizzato sui temi etici, è la giurisprudenza a dir e la parola fine: l'ultimo in ordine di tempo è stato il pronunciamento del Tar del Lazio contro il divieto di diaÂgnosi preimpianto, ma ci sono stati anche quelli dei tribunali di Cagliari e Firenze, la Cassazione su Eluana Englaro, il proscioglimento di Mario Riccio che staccò il respiÂratore a Welby. «L'associazione collega la politica con ciò che si muove nella società , è uno stimolo per arrivare a rendere conÂcreti i cambiamenti nei temi di cui si occupa», sottolinea Cappato.
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Ma, e il riferimento è l'indisponibilità del Pd a un'intesa elettorale con i RadicaÂli della cui galassia la “Luca Coscioni” fa parte, «ipotizzare che questo precluda un'alleanza è strumentale». Così come lo è ricondurne le battaglie «a un confronto ideologico, facendo la caricatura della nostra posizione in senso anticlericale: il nostro è un impegno concreto che non preclude il diritto di parola a nessuno». Sui temi etici i Radicali non pretendono di imporre un'impostazione, anche se «sarebbe strano che sul testamento bioÂlogico o sui Dico il Pd non facesse ciò che aveva detto che avrebbe fatto», semmai l'alleanza programmatica dovrebbe riguardare la giustizia, le riforme economiche e quella maggioritaria: «Se non è possibile un'alleanza politica con il sogÂgetto radicale, vuol dire che queste cose vengono considerate astratte». E a quaÂranta giorni dalle elezioni, «non si può interloquire con i Radicali senza riconoscere loro dignità di soggetto politiÂco», dice Cappato. Che ha sospeso, «per 48 ore», lo sciopero della fame indetto dall'associazione per fare pressing affinÂché il ministro Turco, prima di lasciare il suo posto, faccia alcune cose urgenti fra cui le linee guida della legge 40 e la garanzia del finanziamento delle strumenÂtazioni per i disabili. Sulle prime ha detto no, ma sul secondo a garantito. Da qui lo stop temporaneo al "digiuno di dialogo". «Ma riprendiamo fra domani».