«Il problema è del PartiÂto democratico, noi Radicali siaÂmo pronti a cercare di replicare il 2006, a stare di nuovo, con magÂgiore ottimismo dalla parte dei Buoni a niente (il centrosinistra) contro i Capaci di tutto (il centroÂdestra)». Marco Pannella, lo storiÂco leader radicale, non chiude alla trattativa con Veltroni. Incalza, al contrario: «Se la Binetti è costitutiÂva del Pd e noi ne siamo avversari, allora già questo meriterebbe un chiarimento all'interno di quel partito».
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Pannella, e se la porta del Pd resta chiusa all'alleanza con i RadiÂcali?
«Un classico, quello che sta sucÂcedendo nel Pd come è accaduto talvolta nella storia del Pci di cui sono epigoni. Anche se ora sono diventati riformisti democratici, dicono. Beh, avrei qualche osserÂvazione da fare al riguardo. Con il Pci alla fine trovavamo una sintoÂnia perché c'era la base che faceva cambiare rotta ai vertici come accadde per il referendum sul divorÂzio o quello sull'aborto...la base contava nel partito del centraliÂsmo democratico».
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Il Pr potrebbe confluire, scioÂgliersi nei Democratici. Perché no?
«Difficile scioglierci. Non è un caso che almeno 15 volte in trent'anni è stato annunciato che i radicali stavano morendo. Siamo a un livello di tale dozzinalità . Lo dico con doloroso affetto. Cinque anni fa non concessero ospitalità alle regionali alle liste radicali. Ci chiesero di entrare nell'agone elettorale ma ponendo il veto al nome di Luca Coscioni.Questa volgarità è spia di qualcos'altro».
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Il Pd apre le braccia a Emma Bonino e non all'«orco radicale Pannella.
«Il povero Fassino dice cose che non stanno né in cielo né in terra, si proclama laico e noi saremmo i laicisti. Difendiamo una storia che da Gobetti a Ernesto Rossi a Capitini arriva a noi. Il Pd non riuscirà a portare Oltretevere lo scalpo dei Radicali. Che io sarei l'orco è la battuta di Emma a una proposta paradossale. Come se Veltroni ofÂfrisse a Berlusconi di candidarsi nel Pd contro Fi. Significa non comprendere la storia di una miliÂtanza esemplare, cancellare le donne e gli uomini radicali che hanno connotato quarant'anni di progressi civili. Ma perché non si interpella il popolo di centrosiniÂstra per sapere quanto consenso avrebbero liste democratiche e raÂdicali?».
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Lei come spiega la preferenza del Pd per Di Pietro?
«Quando mancano le idealità , le idee, le tensioni storiche, il voto si riempie delle cose più inspiegabiÂli. Ritengo oggettivamente ricattaÂbile l'ammucchiata del vertice del Pd con Di Pietro».
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Con Veltroni ha parlato?
«No, non ho sentito Walter. EpÂpure questa vicenda del veto ai RaÂdicali è centrale per quello che può accadere in Italia nei prossimi anÂni. Passa attraverso questa piccoÂlezza, il futuro del paese».
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Qual è la prospettiva per i RadiÂcali, se non c'è l'accordo con il Pd?
«Qual è la prospettiva per il paeÂse, piuttosto. Noi siamo sopravvisÂsuti fuori dal Parlamento; abbiaÂmo vinto sulla moratoria contro la pena di morte perché abbiamo seÂminato con l'azione politica tranÂsnazionale».
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Andreste da soli alle elezioni con una Lista Bonino candidata premier?
«Sì, si va da soli ma è un suicidio. Neppure un suicidio assistito. È come essere in carcere, perché siaÂmo privi di democrazia».
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Lei è stato «l'ultimo giapponeÂse» di Prodi come l'ha definita Adriano Sofri su Repubblica. Ma Prodi o i prodiani stanno appogÂgiando la vostra trattativa con il Pd?
«La auspicano sì, ma inutilmenÂte. Io mi auguro che in questo paeÂse così sfibrato ci sia un numero sufficiente di gente di sinistra non rassegnata, di intellettuali che ci sostengano».
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Potreste apparentarvi con i soÂcialisti di Boselli?
«Non lo so, ma so che, poveretti, hanno distrutto la Rosa nel pugno inseguendo l'unità dei socialisti che non stanno con Berlusconi».