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Veltroni si sente garantito da Di Pietro

• da Il Riformista del 14 febbraio 2008, pag. 1

di Tommaso Labate

Avendo già preventivato che nel pomeriggio non avrebbe retto all’emozione dell’addio al Campidoglio e si sarebbe commosso, e avendo messo in conto che al tramonto sarebbe stato in apnea per la registrazione di Porta a porta, Walter Veltroni aveva deciso sin dal mattino di farsele con Tonino Di Pietro, le uniche risate della giornata. E così, suggellando l’accordo con l’Italia dei valori che rompe l’utopia solitaria del Pd, il segretario le ha poste scherzando, le ultime condizioni: «Tonino, vedi di non candidarmi personaggi come De Gregorio...». E all’ex pm che di rimando replicava «però anche voi tenetemi alla larga gente come Fsichella e Dini», Veltroni - che aveva istruito la pratica Idv con Bettini e Franceschini - ha posto l’ultima clausola, la più scontata. «Noi stiamo puntando a un rinnovamento radicale della classe dirigente. Per cui, ci saranno moltissimi nostri parlamentari uscenti che non ricandideremo. Sia chiaro, naturalmente, che nemmeno uno di questi può finire nelle tue liste..». Ottenuta la garanzia anche su quest’ultimo aspetto, Veltroni ha lasciato a Di Pietro oneri e onori dell’annuncio ufficiale: quello dell’Italia dei valori sarà l’unico simbolo che comparirà al fianco di quello piddino nell’alleanza a due «per Veltroni presidente». Dopo l’apparentamento elettorale, i dipietristi aderiranno ai gruppi parlamentari del Pd iniziando così il cursus honorum che li porterà dritti dritti nel patto di sindacato del loft.


Dentro il partito, come dimostrato dalla riunione del "caminetto" che ha anticipato di ventiquattr’ore la chiusura dell’accordo con l’Idv, in molti - anche ieri - hanno storto il naso. Pubblicamente («Sono contrario tre volte», ha messo a verbale Antonio Polito) e non (il veltroniano Enrico Morando). A tutti quelli con cui si è confidato ,Veltroni ha spiegato che «nel calcolo costi-benefici, tenuto conto dei sondaggi, quello con la lista di Di Pietro è l’unico gioco a somma positiva». Un gioco dietro il quale si nascondono tre verità, due delle quali argomentate a microfoni spenti da uno stretto collaboratore del segretario. «Primo: la rottura tra Berlusconi e Casini ha convinto Veltroni che la partita elettorale non ha un risultato già scritto. Secondo: l’adesivo di Di Pietro affianco al nostro ci consente di coprirci sul terreno "questione morale", viste le pene che patiamo dopo il caso Napoli e il caos Calabria». La terza verità riguarda il mondo delle imprese, almeno a prender per buona l’autorevole voce secondo cui tra coloro che hanno seguito passo passo le tappe dell’avvicinamento Pd-Idv ci sarebbe stato anche Luca di Montezemolo. Proprio lui, il presidente di Confindustria, che qualche giorno fa avrebbe cercato Di Pietro per suggerirgli «qualche autorevole candidatura confindustriale da sottoporre al vaglio di un’Italia dei valori alleata col Pd».


Il link (conf)industriale spiegherebbe anche perché, soprattutto da qualche giorno a questa parte,Veltroni insista sempre di più per avere nella sua squadra i Radicali, le cui posizioni in materia economica sono sempre state apprezzate dal mondo delle imprese, soprattutto medie e piccole. «Stimo moltissimo Emma Bonino e apprezzo il lavoro fatto dai Radicali», dirà in serata Veltroni ospite di Porta a porta. Incontrandoli di buon mattino a Sant’Anastasia, Walter ha avuto dal poker Pannella-Bonino-Bernardini-Cappato la conferma della proposta di Torre Argentina: «Vogliamo allearci con voi ma con le nostre liste e il nostro simbolo». I quattro, a turno, hanno toccato con Veltroni soprattutto quattro corde comuni: necessità di metter su «un’alleanza affidabile e senza gente rissosa», mai più ricatti «dalla sinistra comunista e dai trasformisti à la Mastella»,consolidamento «di un elettorato d’opinione» (garantito dai radicali), programma ultrariformista. Morale?


Veltroni e compagnia hanno messo in conto il caos tutt’altro che calmo che Pannella può sollevare da qui a lunedì (giorno in cui arriverà la risposta del loft). Ma la notizia è un’altra. Per la precisione nella determinazione con cui il segretario ha esposto l’unica regola d’ingaggio affidata a Bettini e Franceschini, incaricati di preparare la controfferta per i radicali: «Vediamo di chiudere l’accordo con Bonino e soci e di riuscire ad averli nelle nostre liste». Gli uomini del Pd sono già al lavoro. E la stima di «personalità radicali» che potrebbero essere inserite nella controfferta (all’inizio si parlava solo di tre donne, Bernardini, Coscioni e la Bonino, quest’ultima da portare anche al governo) è stata già rivista. Al rialzo, s’intende.


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