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Pd-radicali, porte quasi chiuse D'Alema: ora stop ai partitini

• da Corriere della Sera del 15 febbraio 2008, pag. 12

di M. Gu.

Si sono incontrati di nascosto come gli amanti clandestini, da una parte del tavolo Rita Bernardini e Marco Cappato e dall’altra Goffredo Bettini, capo della diplomazia veltroniana. Visto l’appello a pagamento pubblicato a tutta pagina dal Riformista e la minaccia di una lista Bonino zeppa di personaggi da copertina, il coordinatore ha convocato i Radicali italiani e ha offerto loro «una delegazione dentro le liste del Pd». La segretaria dei Radicali e il segretario dell’associazione Luca Coscioni (che oggi a Salerno apre il congresso) sono tornati a Torre Argentina con un nulla di fatto. «Che vuol dire una delegazione? E di quanti? E con quale posizione nelle liste? Ma vi pare una proposta, questa?» si è sfogata con i suoi Emma Bonino.
Se un’offerta più definita ancora non è arrivata è perché dentro il Pd i contrari al matrimonio con Marco Pannella sono troppi e troppo influenti. Massimo D’Alema, quando gli chiedono se un accordo coi radicali sia ancora possibile, risponde che lui vuol costruire «un grande partito riformista, capace di governare il Paese senza i partitini». E Beppe Fioroni chiude il portone del loft a doppia mandata: «Il Pd non è un tram né un autobus, per entrare in lista bisogna condividere il programma, i valori, l’impostazione». Dove i valori, per gli ex Popolari, sono quelli cari alle alte gerarchie del Vaticano. Quindi l’ipotesi di un apparentamento è accantonata, l’unica possibilità di una intesa con i radicali riguarda qualche posto in lista, non più di quattro, dove l’ostacolo è il nome di Pannella. Nel Pd sono in tanti a non volerlo e la Bernardini dice che se il leader non entra non se ne fa niente: «Non esiste proprio». C’è chi dice che in Toscana, Umbria ed Emilia Romagna la Sinistra sarebbe disposta a desistenze per favorire il Pd, ma Giovanni Russo Spena smentisce: « È una partita chiusa, perché dovremmo fare un regalo a Veltroni?». Ed è ancora polemica dopo l’accordo con Antonio Di Pietro. L’Idv non si mostra del tutto convinto di volersi sciogliere nel Pd («Per il momento questa ipotesi non c’è» assicura Massimo Donadi), i socialisti fanno gli offesi e Fausto Bertinotti attacca: «Ora è meno limpida la scelta del Pd di correre da solo». E se Giuliano Amato invita Enrico Boselli ad «avere più coraggio» sciogliendo le proprie truppe nel Pd, D’Alema fa suo il rimprovero di Veltroni, che a Porta a Porta aveva trattato il leader socialista un po’ come una signora dai facili costumi che fa la ritrosa con il bello del villaggio. «Che proprio con noi Boselli senta il bisogno di insopprimibile del simbolo socialista - sferza dunque il ministro degli Esteri - io lo trovo un atteggiamento chiuso, mi permetterei di dire... settario». E Boselli: «Non accetto lezioni di coerenza da D’Alema».


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